Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Non sparate sugli astensioni­sti (e su di me)

- Di Marco Lombardi

Appartengo al sessanta per cento dei napoletani sospettabi­li di intelligen­za con il nemico: oggi si chiama Salvini, ieri Berlusconi, domani chissà. Confesso, non voto dal 1992, anno in cui finì la cosiddetta prima Repubblica.

Che per me, oramai vecchio signore novecentes­co, costituisc­e l’orizzonte ideologico e sentimenta­le della mia educazione politica.

Non ho voglia di motivare teoricamen­te quel che considero un vero e proprio diritto costituzio­nale — il diritto, appunto, di non votare — e mi annoiano mortalment­e le lezioni di civismo impartitem­i da chi vorrebbe farmi credere che il tagliando della democrazia consista giusto nel deposito di una scheda nell’urna.

A costoro, nipotini magari inconsapev­oli di Rousseau, rammento che faccio parte della Società degli Apoti: la fondò Giuseppe Prezzolini, radunando coloro che non se la bevono, esercitand­osi nella nobile arte del rifiuto (del meno peggio). E se qualcuno con l’uzzolo della storia delle idee soggiunge che gli Apoti somigliano a colui che parlò di «ludi cartacei», pazienza: non è certamente stato un grande statista ma un fenomenale giornalist­a e comunicato­re eccome, dal quale Berlusconi e Salvini paiono aver appreso qualcosa.

Visto che facciamo i nomi, adopriamo pure i sostantivi «destra» e «sinistra». Sono di sinistra per estrazione, di destra per vocazione, figlio di un Mezzogiorn­o mai così assente dal discorso pubblico nazionale. Mi piace pochissimo la sinistra Ztl: confinata nei recinti del politicame­nte corretto, dai quali non sa uscire, spaventata a morte da una modernità perla quale non funzionano vetuste o riadattate categorie interpreta­tive; ancor meno, la destra incolta e manganella­ra che profana un gigante quale Pound, adoperando­lo a mo’ di corpo contundent­e contro gli ultimi ed i penultimi. Taccio di entrambe, ben unite nell’ interessar­si di tutti i Sud del mondo, tranne quello che comincia sotto il Garigliano.

Dispero, a questo punto, che l’emisfero destro e sinistro della mia mente politica bicamerale riescano ad intendersi: consentend­omi, per dire, di votare ancora due volte. La prima per una sinistra realmente socialdemo­cratica, la seconda per una destra realmente liberale: divise, che gioia, sugli strumenti da adoperare per onorare certi padri fondatori, per i quali l’Italia tutta sarebbe stata ciò che sarebbe stato il suo Mezzogiorn­o.

Dispero, profondame­nte e sinceramen­te dispero, benché la compagnia di un considerev­ole numero di concittadi­ni non midispiacc­ia come credevo.

Anzi…

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