Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Non sparate sugli astensionisti (e su di me)
Appartengo al sessanta per cento dei napoletani sospettabili di intelligenza con il nemico: oggi si chiama Salvini, ieri Berlusconi, domani chissà. Confesso, non voto dal 1992, anno in cui finì la cosiddetta prima Repubblica.
Che per me, oramai vecchio signore novecentesco, costituisce l’orizzonte ideologico e sentimentale della mia educazione politica.
Non ho voglia di motivare teoricamente quel che considero un vero e proprio diritto costituzionale — il diritto, appunto, di non votare — e mi annoiano mortalmente le lezioni di civismo impartitemi da chi vorrebbe farmi credere che il tagliando della democrazia consista giusto nel deposito di una scheda nell’urna.
A costoro, nipotini magari inconsapevoli di Rousseau, rammento che faccio parte della Società degli Apoti: la fondò Giuseppe Prezzolini, radunando coloro che non se la bevono, esercitandosi nella nobile arte del rifiuto (del meno peggio). E se qualcuno con l’uzzolo della storia delle idee soggiunge che gli Apoti somigliano a colui che parlò di «ludi cartacei», pazienza: non è certamente stato un grande statista ma un fenomenale giornalista e comunicatore eccome, dal quale Berlusconi e Salvini paiono aver appreso qualcosa.
Visto che facciamo i nomi, adopriamo pure i sostantivi «destra» e «sinistra». Sono di sinistra per estrazione, di destra per vocazione, figlio di un Mezzogiorno mai così assente dal discorso pubblico nazionale. Mi piace pochissimo la sinistra Ztl: confinata nei recinti del politicamente corretto, dai quali non sa uscire, spaventata a morte da una modernità perla quale non funzionano vetuste o riadattate categorie interpretative; ancor meno, la destra incolta e manganellara che profana un gigante quale Pound, adoperandolo a mo’ di corpo contundente contro gli ultimi ed i penultimi. Taccio di entrambe, ben unite nell’ interessarsi di tutti i Sud del mondo, tranne quello che comincia sotto il Garigliano.
Dispero, a questo punto, che l’emisfero destro e sinistro della mia mente politica bicamerale riescano ad intendersi: consentendomi, per dire, di votare ancora due volte. La prima per una sinistra realmente socialdemocratica, la seconda per una destra realmente liberale: divise, che gioia, sugli strumenti da adoperare per onorare certi padri fondatori, per i quali l’Italia tutta sarebbe stata ciò che sarebbe stato il suo Mezzogiorno.
Dispero, profondamente e sinceramente dispero, benché la compagnia di un considerevole numero di concittadini non midispiaccia come credevo.
Anzi…