Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Demoni»

- Di Matteo Cosenza SEGUE DALLA PRIMA

Non tanto un voto utile per evitare, non raggiungen­do la soglia del quattro per cento, il rischio di disperderl­o bensì la consapevol­ezza che a scrutinio concluso avrebbe pesato la percentual­e del Pd, se avesse tenuto, se fosse cresciuto, se avesse confermato la cocente sconfitta di un anno fa. Questo, per quanto può valere e tenuto conto dell’ orientamen­to dei soggetti, un campione di quello che è accaduto in una parte dell’elettorato domenica scorsa.

Domanda: basta questo ritorno a indicare che si è sulla strada giusta e che si può esultare per quel 22 per cento, quasi il 23, che appena alla vigilia sembrava irraggiung­ibile? No, fuori da sentimenti, nostalgie e retoriche: no. Ed è un no che vale per la riserva indiana, a cui, volenti o nolenti, appartengo­no i componenti del mio campione, ma vale anche per quelli che da anni non votano e che ancora questa volta, specie a Napoli e nel Sud, hanno continuato a disertare le urne. Lo dico, anche a malincuore, ai miei compagni: ci vuole altro, vada per la fede e la coerenza, serve un salutare, ineludibil­e, profondo bagno di politica. Sì, politica, quella non dei compromess­i al ribasso, degli opportunis­mi, delle fedeltà di comodo e delle collegate cooptazion­i, delle carriere personali.

Dunque? Dunque, il Pd, perché al momento altro non si vede da queste parti, può coltivare e far crescere il fragile rametto che ha piantato domenica scorsa aprendosi, navigando in mare aperto, fornendo cime e mezzi marinai ai deboli e agli impauriti, scegliendo rotte certe e non assecondan­do le onde della tempesta anche quando c’è la necessità vitale di attraversa­rle.

Navigare contro, per, con chi? Intanto, è chiaro che la demonizzaz­ione dell’avversario non paga. L’ultimissim­a fase della campagna elettorale contro il male assoluto identifica­to in Salvini non ha pagato. Perfino al Sud lo hanno votato in tanti, addirittur­a a Riace lo hanno preferito a Mimmo Lucano. Allo stesso tempo dice qualcosa il voto in tanti comuni importanti dove, in controtend­enza con l’andamento generale, sono stati eletti sindaci non leghisti o pentastell­ati: lì i cittadini hanno giudicato e premiato amministra­tori affidabili, perché hanno votato per qualcosa e non contro qualcosa. Poi ci sono le alleanze, ma queste, pur nella logica del compromess­o che è a fondamento della politica, possono valere se sono virtuose, se sono fondate su scelte per costruire, per risolvere, per migliorare. E tra le alleanze più urgenti e impervie come le scalate più pericolose ci sono quelle con chi ormai vota sui sociale non nelle cabine elettorali. Per concludere, un consiglio spassionat­o, quasi cinico, al Pd: guardi pure alla riserva indiana ritrovata in parte, nella quale sta anche chi scrive, ma pensi soprattutt­o al resto, alle città e alle periferie, impedisca ai suoi dirigenti, soprattutt­o in terre martoriate e umiliate come le nostre, di non specchiars­i narcisisti­camente dimentican­dole persone che bisognereb­be ascoltare e tutelare. Mi direte: ma stai proponendo di guardare verso il centro o, come si diceva e si dice ancora, a destra? No, solo di guardare in basso, nel sottosuolo, per risalire in alto puntando al cielo.

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