Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«Demoni»
Non tanto un voto utile per evitare, non raggiungendo la soglia del quattro per cento, il rischio di disperderlo bensì la consapevolezza che a scrutinio concluso avrebbe pesato la percentuale del Pd, se avesse tenuto, se fosse cresciuto, se avesse confermato la cocente sconfitta di un anno fa. Questo, per quanto può valere e tenuto conto dell’ orientamento dei soggetti, un campione di quello che è accaduto in una parte dell’elettorato domenica scorsa.
Domanda: basta questo ritorno a indicare che si è sulla strada giusta e che si può esultare per quel 22 per cento, quasi il 23, che appena alla vigilia sembrava irraggiungibile? No, fuori da sentimenti, nostalgie e retoriche: no. Ed è un no che vale per la riserva indiana, a cui, volenti o nolenti, appartengono i componenti del mio campione, ma vale anche per quelli che da anni non votano e che ancora questa volta, specie a Napoli e nel Sud, hanno continuato a disertare le urne. Lo dico, anche a malincuore, ai miei compagni: ci vuole altro, vada per la fede e la coerenza, serve un salutare, ineludibile, profondo bagno di politica. Sì, politica, quella non dei compromessi al ribasso, degli opportunismi, delle fedeltà di comodo e delle collegate cooptazioni, delle carriere personali.
Dunque? Dunque, il Pd, perché al momento altro non si vede da queste parti, può coltivare e far crescere il fragile rametto che ha piantato domenica scorsa aprendosi, navigando in mare aperto, fornendo cime e mezzi marinai ai deboli e agli impauriti, scegliendo rotte certe e non assecondando le onde della tempesta anche quando c’è la necessità vitale di attraversarle.
Navigare contro, per, con chi? Intanto, è chiaro che la demonizzazione dell’avversario non paga. L’ultimissima fase della campagna elettorale contro il male assoluto identificato in Salvini non ha pagato. Perfino al Sud lo hanno votato in tanti, addirittura a Riace lo hanno preferito a Mimmo Lucano. Allo stesso tempo dice qualcosa il voto in tanti comuni importanti dove, in controtendenza con l’andamento generale, sono stati eletti sindaci non leghisti o pentastellati: lì i cittadini hanno giudicato e premiato amministratori affidabili, perché hanno votato per qualcosa e non contro qualcosa. Poi ci sono le alleanze, ma queste, pur nella logica del compromesso che è a fondamento della politica, possono valere se sono virtuose, se sono fondate su scelte per costruire, per risolvere, per migliorare. E tra le alleanze più urgenti e impervie come le scalate più pericolose ci sono quelle con chi ormai vota sui sociale non nelle cabine elettorali. Per concludere, un consiglio spassionato, quasi cinico, al Pd: guardi pure alla riserva indiana ritrovata in parte, nella quale sta anche chi scrive, ma pensi soprattutto al resto, alle città e alle periferie, impedisca ai suoi dirigenti, soprattutto in terre martoriate e umiliate come le nostre, di non specchiarsi narcisisticamente dimenticandole persone che bisognerebbe ascoltare e tutelare. Mi direte: ma stai proponendo di guardare verso il centro o, come si diceva e si dice ancora, a destra? No, solo di guardare in basso, nel sottosuolo, per risalire in alto puntando al cielo.