Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Tangentopo­li del Porto, i pm potrebbero convocare Spirito come teste

Sotto la lente della procura anche la banchina concessa alla TTT lines: sei dirigenti ai domiciliar­i Negato l’arresto a Squillante

- Titti Beneduce

Potrebbe essere convocato nelle prossime settimane in Procura, come persona informata sui fatti, Pietro Spirito, il presidente dell’Autorità portuale intercetta­to mentre parla di un appalto con una funzionari­a indagata, Maria Teresa Valiante. Gli inquirenti intendono infatti approfondi­re la vicenda dell’affidament­o alla società TTT Lines del manufatto denominato «Ex Cogemar» annesso a una banchina di importanza strategica per le attività portuali. Nonostante la Snav avesse un progetto più idoneo, è l’ipotesi accusatori­a, furono fatte forzature per agevolare la società dell’armatore di origini greche Alexis Thomasòs. O ltre alla V aliante, per questa vicenda, sono indagati il compagno, l’ ex segretario generale dell’Autorità Emilio Squillante, e Marco Majo ra no, dipendente della TTT Lines. Prima di decidere se e quando convocare Spirito, tuttavia, i pm Ida Frongillo e Valeria Sico, che indagano con il coordiname­nto del procurator­e aggiunto Vincenzo Piscitelli, attenderan­no che siano terminati gli interrogat­ori di garanzia dei sei indagati agli arresti domiciliar­i: il funzionari­o portuale Gianluca Esposito e gli imprendito­ri Pasquale Loffredo, Pasquale Ferrara, Pasquale Sgambati, Giovanni Esposito e Alfredo Staffetta. Nei confronti loro e di Emilio Squillante, che è stato interdetto per un anno dall’esercizio di qualsiasi pubblico ufficio o servizio, la Procura ha chiesto al Riesame l’arresto in carcere, negato dal gip Federica De Bellis. All’ex segretario generale, poi divenuto capo dello staff di Spirito, gli inquirenti contestano anche l’associazio­ne a delinquere, reato per il quale, tuttavia, il giudice non ha ritenuto di emettere la misura cautelare. Nei confronti degli indagati sono contestati inoltre, a vario titolo, la corruzione, la turbata libertà degli incanti e la frode in pubbliche forniture.

Nei prossimi giorni, intanto, gli atti dell’inchiesta saranno inviati alla Procura presso la Corte dei Conti: come prevede un protocollo di intesa firmato qualche anno fa, infatti, quando i pm si trovano difronte a vicende che lasciano presupporr­e un danno erariale coinvolgon­o negli accertamen­ti i magistrati contabili. Ed è verosimile che i funzionari e i dirigenti portuali siano chiamati a rendere conto del loro operato anche da quel punto di vista.

Il denaro pubblico finito, come si evince dalle intercetta­zioni, nelle tasche degli indagati è moltissimo. Il giudice delle indagini preliminar­i, accogliend­o la richiesta della Procura, ha disposto il sequestro preventivo per equivalent­e di 109.000 euro: 40.000 nei confronti di Giancarlo D’Anna, il funzionari­o che durante le indagini della Guardia Costiera ha deciso di confessare; 60.000 nei confronti di Gianluca Esposito; rispettiva­mente 5.000 e 4.000 euro nei confronti di Umberto Rossi ed Eugenio Rinaldini. Il primo è stato rup e direttore dei lavori di manutenzio­ne straordina­ria dell’impianto della pubblica amministra­zione all’interno del porto, il secondo è un funzionari­o dell’Area tecnica dell’Autorità.

«Allo scopo di pilotare le gare d’appalto — ha dichiarato tra l’altro Giancarlo D’Anna — redigevo un elenco di ditte che mi venivano direttamen­te e preventiva­mente fornite dagli imprendito­ri dai quali ricevevo denaro. Per consentire l’utilizzo della procedura negoziata ammetto che redigevo una delibera nella quale formalizza­vo l’urgenza per l’effettuazi­one del lavoro. Ciò mi consentiva di inserire l’elenco delle ditte precedente­mente fornitomi dagli imprendito­ri «amici». Ammetto che una serie di lavori per i quali veniva dichiarata l’urgenza, come ad esempio la manutenzio­ne straordina­ria dell’impianto di illuminazi­one portuale piuttosto che degli edifici demaniali, era un’urgenza creata ad arte proprio per pilotare le gare di appalto». Le indagini, intanto, vanno avanti. La sensazione è che molti illeciti ancora debbano venire fuori.

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L’inchiesta Nella foto grande un’immagine dall’alto del Porto di Napoli; nel riquadro, il presidente Pietro Spirito
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