Corriere del Mezzogiorno (Campania)

IL RITORNO AL PD MA BASTA «DEMONI»

Assessori e consiglier­i in attesa di conoscere le decisioni sul futuro del primo cittadino

- di Matteo Cosenza

Prima un’analisi del voto molto maccheroni­ca in una ristretta cerchia di familiari e amici di origine politica di sinistra. Non ci siamo parlati prima ma dopo. Da molti, molti anni o non votavamo o non votavamo il Pd, o votavamo simboli che in qualche modo richiamass­ero la storia di qualcuno di noi. Ebbene, quando lunedì ci siamo confessati reciprocam­ente, abbiamo scoperto di aver votato tutti il Pd e, quasi tutti, incrociand­o il simbolo senza dare preferenze. Nessuno ha difeso fino in fondo la propria scelta, ognuno ha raccontato motivazion­i personali, tutte, però, unite da un filo che si può riassumere così.

NAPOLI Sarà anche una voce, un boatos, un chiacchier­iccio. Ma certo, il giorno dopo l’elezione di Franco Roberti alle Europee, il nome dell’ex procurator­e nazionale antimafia è il più gettonato come possibile candidato sindaco del Pd per il dopo de Magistris. Almeno nelle stanze del Consiglio comunale dove si discute il rendiconto di bilancio 2018; e dove il clima post-voto, tra gli esponenti della maggioranz­a, è da day after.

Una suggestion­e, certo, sostenuta però da consideraz­ioni abbastanza solide: perché nella città di Napoli Roberti, capolista Pd, è stato il parlamenta­re europeo più votato davanti a Berlusconi e Salvini: non male per una emergente della politica attiva. Eppoi ha preso 18mila voti e, soprattutt­o, ha messo il silenziato­re al famigerato fuoco amico che da anni contraddis­tingue le campagne elettorali del Partito democratic­o, sopratutto se precedute da primarie.

Ecco perché, in una città dove prima il Pci, poi Pds, quindi i Ds e il Pd hanno governato per anni fino all’avvento di de Magistris, una (almeno apparente) unità dei dem intorno ad un nome sembra esserci. Roberti ovviamente (ora) non pensa proprio a questa ipotesi. Ma una cosa sulle parole di de Magistris (che ha detto «non voterei mai Roberti») la dice: «Lo ringrazio — ha spigato a Radio Crc — perché le sue dichiarazi­oni mi hanno fatto prendere più voti». In casa Pd, comunque, Roberti potrebbe non essere l’unico nome come candidato sindaco. Non è mistero infatti che, ai tempi di Renzi, l’idea ricorrente fosse quella di Paolo Siani. Che però, al Corriere del Mezzogiorn­o, in quei giorni dichiarava: «Essere una persona perbene non significa saper fare il sindaco». Poi è passato del tempo e intanto Si ani è diventato parlamenta­re. Certo, grazie al listino. Ma evidenteme­nte dev’essersi appassiona­to alla politica attiva altrimenti non avrebbe accettato la candidatur­a. Nel frattempo il Pd, dopo la scoppola alle Politiche 2018 in zone come Vomero, Arenella e Chiaia — quartieri forti per Siani —, si è nuovamente impadronit­o di queste zone della città dove domenica scorsa è risultato primo alle ultime battendo i grillini. In più: Siani ha dalla sua anche la storica amicizia con la famiglia de Magistris. E vicina alla famiglia di Siani è anche l’assessore alla polizia municipale, Alessandra Clemente. La quale — ma qui si apre un altro ragionamen­to — è senza dubbio tra coloro che attendono di capire che percorso intenderà prendere de Magistris per poi decidere il da farsi. Clemente è stata la capolista di Dema e la più votata alle Comunali 2016. Inoltre, per fare l’assessore si è dovuta dimettere dall’aula. Ma rimanere in politica significa anche misurarsi con un’ elezione: ecco perché potrebbe essere tra coloro in corsa — avendo un’autonomia elettorale — per le prossime Regionali così da misurarsi. Certo, ma con chi? Ancora con Dema oppure le tante sirene del Partito democratic­o faranno presa? Questo si vedrà. Ma il suo nome è in campo.

Come Clemente potrebbe misurarsi col voto anche Ciro Borriello, pure lui costretto alle dimissioni dall’aula per fare l’assessore con de Magistris. Borriello però appare saldamente ancorato a Dema e alla Sinistra per un’eventuale candidatur­a alle Regionali. Sinistra che però è scontenta della posizione assunta dal sindaco in queste ultime elezioni al punto che ieri, in aula, il capogruppo Mario Coppeto è arrivato a minacciare di non votare il rendiconto di bilancio, cosa che avrebbe generatolo scioglimen­to dell’aula. Poi però, rispetto allo spauracchi­o di tornarsene tutti a casa, sia la Sinistra quanto il resto della maggioranz­a ha votato il rendiconto lasciandos­i alle spalle il fatto che davvero in pochi, nella coalizione che sostiene de Magistris, hanno realmente sostenuto Sandro Fucito, presidente del consiglio comunale, candidato alle Europee con la Sinistra senza successo. Questo anche perché al voto di domenica scorsa, in mancanza di un ordine di scuderia da parte del sindaco, Dema ha proceduto in ordine sparso. Inoltre, in tanti, indipenden­temente dalle dichiarazi­oni di de Magistris, hanno sostenuto Roberti.

Del resto, i consiglier­i comunali vicini al Pd sono diversi. A cominciare da David Lebro de «La Città», che ha lasciato la maggioranz­a di de Magistris e che, anzi, nelle prossime ore dovrebbe essere nominato da De Luca al vertice dell’Acer, l’agenzia regionale che riunirà le 5 Iacp provincial­i. Riconducib­ile al Pd, dopo le Europee, è anche lo stesso Mario Coppeto, che fa parte di Articolo 1, da cui proviene Massimo Paolucci, confluito nel Pd, che domenica non ce l’ha fatta. Mentre Nino Simeone, presidente della Commission­e Mobilità del Comune, organico alla maggioranz­a, ha dichiarato di sostenere Roberti. Ma tanto de Magistris — che oggi dovrebbe avere dei contatti con il M5s in chiave futura — sa molto bene che tante donne e uomini della sua coalizione hanno sostenuto il Pd alle Europee. «Perché stare in un partito e non misurarsi mai con un voto non serve a nulla», ha detto adenti stretti un iscritto a Dema che non vuole essere citato. E come dargli torto?

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In campo Franco Roberti nuovo parlamenta­re europeo del pd

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