Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Butto il cellulare Mio figlio non chiamerà più»

Il dolore dell’ex poliziotto che ha perso il figlio a Trieste

- Di Fabio Postiglion­e

«Sentite? Continua a squillare, squillare. Ma io che me ne faccio di questo cellulare adesso? Era solo Pierluigi che mi chiamava, a lui mandavo le foto e i video della nostra città, del mare. Ora lo butto».

Con un filo voce e il viso rigato dalle lacrime ha guardato il suo telefonino e con sdegno lo ha gettato a terra. Si è aggrappato ad un oggetto per poter sfogare la sua rabbia, l’infinito e profondo dolore. Davanti ai suoi colleghi che due sere fa in divisa hanno bussato alla porta di casa sua, ha provato a mostrarsi forte. Ci ha provato anche davanti alla moglie e alla figlia, ma poi l’ex poliziotto Pasquale Rotta è crollato e ha guardato quel suo cellulare impietrito, perché fino a poche ore prima squillava solo quando Pierluigi lo cercava per chiedergli notizie sul suo stato di salute. Sta poco bene Pasquale e suo figlio non faceva passare un solo giorno senza farsi sentire, anche soltanto con un messaggio.

Una storia impossibil­e finanche da immaginare. Un padre poliziotto che inculca nel figlio maschio la passione per la divisa e che lo vede morire ucciso in Questura, il luogo che dovrebbe essere il più sicuro per un agente. E invece il destino ha voluto così. Pasquale si è chiuso nel silenzio. Non ha detto una parola durante i 200 chilometri che due sere fa ha percorso con la moglie, la figlia e il cognato in un’auto della polizia che lo ha portato all’aeroporto di Roma. Non ha detto una parola durante il volo durato un’ora e 10 minuti che lo ha portato a Trieste ed è rimasto muto anche davanti al corpo del figlio, ucciso da un uomo che è riuscito a sfilargli la pistola dalla fondina e gli ha esploso contro due proiettili. Pasquale era andato in pensione da due anni dopo oltre trenta di servizio. Aveva deciso di lasciare Pozzuoli per una villetta a Lago Patria così da poter coltivare la sua seconda grande passione: la pesca.

Quando poteva andava in barca sul lago e tirava su di tutto. Poi mandava video a suo figlio che era distante migliaia di chilometri dai suoi affetti, nel freddo di Trieste. Pierluigi però fino a fine gennaio era stato a Pozzuoli, nello stesso commissari­ato dove il padre, da Sovrintend­ente, era stato trasferito tra il 1992 e il 1993 all’ufficio denunce e passaporti. Pierluigi era stato «aggregato» temporanea­mente nella città Flegrea perché aveva chiesto di stare accanto a suo padre, che fino all’anno scorso lottava contro un male difficile. Ma la famiglia Rotta è una famiglia di leoni. Lo dicono tutti in commissari­ato che si sente profondame­nte colpito dal dramma di Pasquale. Era il suo sogno quello di vedere un figlio in divisa e quando Pierluigi è diventato poliziotto non ha trattenuto le lacrime per la felicità. Lo diceva a chiunque: «Che soddisfazi­one vederlo con la divisa, lo sognavo da sempre». E quel bimbo vispo e curioso se lo ricordano in tanti a Pozzuoli, ma anche a Napoli. Pasquale portava spesso Pierluigi in commissari­ato e alla questura di Napoli, perché n città era stato caposcorta di politici e magistrati. Alla fine degli anni Ottanta ha trasportan­do in auto blindate tra gli altri il «viceré» della Dc, Antonio Gava, il suo braccio destro Vincenzo Scotti e anche il pubblico ministero della Dda, da poco in pensione, Luigi Gay. Affidabile, concreto e onesto. Le stesse caratteris­tiche di Pierluigi che ha avuto il padre come maestro. Molto probabilme­nte tra qualche mese avrebbe chiesto nuovamente di essere «aggregato» a Pozzuoli perché anche sua mamma aveva necessità di averlo accanto per motivi di salute. Dramma nel dramma: Pierluigi da poco si era fidanzato con una collega di Trieste. Diceva di aver trovato finalmente l’amore della sua vita.

” La disperazio­ne Sentite? Continua a suonare. Ma non potrà essere Pierluigi: a lui mandavo le foto e i video della nostra città del mare

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Nella foto a destra in alto il
papà di Pierluigi Rotti con in braccio la nipotina;
sotto, la manifestaz­ione di solidariet­à a Pozzuoli degli
amici del povero agente di polizia ucciso
venerdì pomeriggio a
Trieste
Famiglia Nella foto a destra in alto il papà di Pierluigi Rotti con in braccio la nipotina; sotto, la manifestaz­ione di solidariet­à a Pozzuoli degli amici del povero agente di polizia ucciso venerdì pomeriggio a Trieste
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