Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Blocco stradale ai cancelli della «Q8» Gli attivisti: qui il combustibile uccide
Gli ambientalisti di «FridaysForFuture» sono arrivati da tutta Italia per manifestare
Hanno occupato la sede Q8 a via Brecce per protestare contro la devastazione ambientale e i cambiamenti climatici. Gli attivisti di #FridaysForFutureNapoli sono tornati in piazza per proseguire la battaglia a favore dell’ambiente e per tenere alta l’attenzione del futuro del nostro pianeta.
Dopo una settimana di incontri, workshop e tavole rotonde organizzati nella sala del Capitolo del Complesso di San domenico Maggiore per discutere di sostenibilità, economia e futuro i ragazzi e le ragazze che combattono per il verde planetario hanno pensato di passare all’azione e insieme ad altri attivisti provenienti da diverse parti d’Italia, hanno inscenato il blocco all’ingresso della sede dell’azienda petrolifera a San Giovanni a Teduccio.
Le ragioni
«L’azione di ieri mattinaspiega Raniero Madonna rappresentante del movimento Stop Biocidio- è stato un passaggio intermedio tra la scuola per attivisti contro i cambiamenti climatici e l’assemblea nazionale di tutti i movimenti #fridaysforfuture iniziata a Castel dell’Ovo. È un segnale che abbiamo voluto dare tutti insieme e che ha visto partecipare attivisti da Milano Venezia Roma Bologna e Padova. Abbiamo voluto accedere nuovamente i riflettori sull’urgenza di intervenire sui cambiamenti climatici».
L’impegno
C’è una generazione di studenti e giovani, che combatte contro i cambiamenti climatici e che è disposta a bloccare direttamente le aziende che inquinano e producono alterazione. Se non avremo risposte dalla politica decideremo di bloccare in prima persona coloro che stanno facendo in modo che il pianeta bruci. Abbiamo scelto la Q8 di Napoli perché, dal nostro punto di vista, rappresenta il modello economico sviluppo in cui viviamo e che condanniamo vivamente». Un’azione politica, spiegano i manifestanti, che cammina di pari passo con incontri di formazione e tavoli tematici per conoscere di più sul tema dei cambiamenti climatici. Una generazione che fa del futuro del pianeta la propria missione, mettendosi in gioco in prima persona.
Invertire la rotta
«Il motivo per cui siamo entrati nello stabilimento della Q8 è molto semplice- racconta Davide Dioguardi, giovane attivista di #FridayForFutureNapoliquesta azienda si è appropriata di un pezzo di città e di litorale. In questa zona, c’è una percentuale altissima di casi di tumori. Questa mia affermazione è testimoniata da studi scientifici e medici molto chiari. San Giovanni è una zona altamente inquinata, dove si muore di più delle altre parti della città. Entrare nello stabilimento per noi ha avuto un forte valore simbolico e politico, perché è arrivato il momento di dire basta ai combustibili fossili e a qualsiasi altro tipo di emissione inquinate e di veleno che viene usato per produrre energia a discapito dei territori, di chi li abita. Questa cosa non è più possibile, non è più tollerabile. In questo senso la scienza ha parlato chiaroprosegue Dioguardi - non c’è più tempo per invertire la rotta, bisogna farlo adesso. La nostra azione è stato un successo per noi, ma ha avuto anche un grande valore politico: non è più possibile affidare il modello energetico ai combustibili fossili e a questo tipo di sostanze, perché bisogna cambiare registro ora, altrimenti a pagare non saranno i ricchi o i poveri del pianeta terra, ma sarà l’intera umanità perché probabilmente il pianeta terra non sarà più visibile».
Futuro a rischio
«Detto questo per noi — continuano gli attivisti — non è più eludibile il particolare per il quale i responsabili di questa devastazione e dei cambiamenti climatici, hanno nomi e cognomi, sono i potenti della terra, le grandi multinazionali, le classi politiche che restano a guardare o che peggio ancora si girano dall’altra parte. Il futuro non è solo di noi giovani, il futuro è anche di quelli che verranno e noi abbiamo il dovere di fargli trovare un mondo che sia vivibile».
Workshop
L’azione è stata concordata durante un incontro a San Domenico Maggiore