Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Un anno dopo la tempesta Che fine hanno fatto i tronchi
Poco meno di un anno fa, tra sabato 27 e martedì 30 ottobre, piogge fortissime e impetuose raffiche di vento oltre i 150 chilometri orari hanno devastato le foreste del Triveneto. In particolare le foreste alpine delle Dolomiti. Migliaia di ettari di boschi distrutti dalla tempesta Vaia. In poche ore sono finiti a terra tanti alberi quanti ne vengono tagliati normalmente in 5-7 anni di lavoro: 8,5 milioni di metri cubi di legname in 42.800 ettari. Oltre 22mila ettari la superficie forestale danneggiata in Trentino Alto Adige, 12mila in Veneto e 8 mila tra Friuli Venezia Giulia e Lombardia. E se da un lato c’è un territorio da risanare, perché le foreste svolgono un ruolo chiave nel proteggere le comunità montane dai pericoli idrogeologici, contribuendo a rallentare o trattenere frane, valanghe, massi o colate di fango dall’altro c’è un’economia da risollevare, perché gli alberi e il legno che se ne ricava sono una risorsa preziosa ma improvvisamente, con tutto quel legno schiantato da mettere sul mercato, i prezzi sono crollati.
Organizzare quindi il recupero delle piante danneggiate e la loro valorizzazione produttiva è diventato prioritario. Anche se ci potrebbero volere anni per togliere dai boschi tutto il legname abbattuto. Che fine hanno fatto finora gli alberi della tempesta?
Dai boschi della Carnia, la scorsa primavera centinaia di tronchi schiantati sono stati trasferiti al Teatro Greco di Siracusa. Con i fusti di abeti bianchi e rossi distrutti dal vento è stata realizzata la scenografia di Le Troiane di Euripide. «Un Bosco Morto. Un bosco di alberi uccisi da una tempesta». A far resuscitare i boschi di Sappada e dintorni è stato l’architetto Stefano Boeri, grazie alla collaborazione con
” Boeri: quello sciame di alberi schiantati è diventato sul palco un bosco senza vita di colonne lignee
Innova Fvg e Filiera Legno Fvg. «Quando mi è stato chiesto da Antonio Calbi (sovrintendente dell’Istituto Nazionale del Dramma Antico,
ndr) di immaginare la scenografie per Le Troiane di Euripide al Teatro di Siracusa dirette da Muriel Mayette-Holz, ho subito pensato a un paesaggio piuttosto che una scenografia teatrale. E così, camminando sugli spalti di pietra del teatro e guardando il bosco di cipressi e pini mediterranei che fa da sfondo, ho subito pensato all’immagine spettacolare e terribile delle migliaia di alberi deposti dalla furia del vento sui monti della Carnia nello scorso ottobre. Migliaia di abeti sradicati e accatastati al suolo a formare una scia dispersa di desolazione tra l’ordine potente delle foreste secolari» racconta l’archistar. «E così, quello sciame di alberi schiantati, una volta trasportato a Siracusa e poi sul palcoscenico, percorso dai corpi e dalle voci delle donne troiane disperate e furiose, è diventato un bosco senza vita di colonne lignee: eretto, seppur impietosamente decimato. Nobile e ordinato, destinato poi a una nuova vita nelle falegnamerie siciliane».
Se con Boeri il legname friulano è rinato a teatro, il legno delle foreste della Val di Fiemme è pronto a rinascere grazie alla musica e grazie a un accordo tra Federforeste, Provincia autonoma di Trento, Comune di Salò e la Scuola internazionale di liuteria «Antonio Stradivari» di Cremona: 2,5 le tonnellate di tavole di pregiato legno di risonanza affidate ai liutai della scuola per creare violini, viole, violoncelli e contrabbassi sulla scia di una tradizione secolare conosciuta in tutto il modo. Oscar Farinetti, invece, il papà di Eataly, ha annunciato che userà gli alberi abbattuti nel bellunese per realizzare il suo nuovo progetto eco-friendly: il Green Pea a Torino. Michele De Lucchi nell’Orto Botanico di Padova ha fatto un albero vero con alberti morti.
Il «ciclone» che si è abbattuto sull’arco alpino ha causato «un danno enorme per l’economia di tutto il settore» dice Maria Cristina D’Orlando, presidente di Pefc Italia, ente nazionale che garantisce la gestione sostenibile delle foreste e della filiera dei prodotti forestali. E c’è effettivamente bisogno di un gran bel gioco di squadra per favorire l’utilizzo del legno a terra e il ripristino delle aree danneggiate. «In una corsa contro il tempo per scongiurare il pericolo in agguato del bostrico, un parassita che colpisce gli alberi malati, col rischio che poi possa infettare anche quelli in piedi» puntualizza Francesco Dellagiacoma, vice presidente di Pefc Italia.
E così, per attivare una catena di solidarietà nei confronti delle montagne ferite, contribuendo al recupero del materiale schiantato e alla sua valorizzazione, Pefc Italia ha lanciato il progetto Filiera Solidale (filierasolidalepefc.it) che promuove l’acquisto, a un prezzo “equo”, del legname proveniente dalle piante abbattute da Vaia. Questo legname è tracciato attraverso la filiera produttiva fino al consumatore finale ed è contraddistinto da un logo. «L’Italia infatti – prosegue D’Orlando — ha un settore di trasformazione del legno importante, ma importa l’80% della materia prima: Pefc chiede allora alle imprese di utilizzare il legno proveniente da Vaia, sostituendo in parte le importazioni, e propone ai consumatori di scegliere i prodotti fatti con questo legno». Ecco allora che il legname delle foreste vittime della tempesta, certificato e tracciato tramite la filiera solidale Pefc, è stato usato per la scenografia teatrale in Sicilia, ma anche per realizzare oggetti di design, recinzioni per esterni, fioriere, mobili, tutti riconoscibili dal logo Vaia 2018 grazie al quale si è certi di effettuare un acquisto che aiuta il recupero degli alberi abbattuti.
Ma non solo. Fda strutture, per esempio, ha aderito alla filiera solidale e ha utilizzato «il legno schiantato certificato Vaia per il restauro di Villa Grimani, villa veneta cinquecentesca» racconta Francesco Spigolon, direttore di produzione dell’azienda veneta. Bellissime le tavole di legno massiccio usate per la pavimentazione dei due vecchi granai: «2000 metri quadri». «E sempre con legno Pfec Vaia abbia
mo realizzato i pallets per gli arredi di FestAmbiente: il festival nazionale di Legambiente a Rispescia (GR), in Maremma». I tronchi di abete abbattuti nel Friuli Venezia Giulia, invece, sono stati usati per realizzare le pedane di partenza, i podi e le infrastrutture necessarie per i Mondiali di deltaplano di Tolmezzo. Grazie a una collaborazione tra comune di Ampezzo, Legno Servizi e Pefc Italia, gli organizzatori del Campionato hanno infatti aderito alla «Filiera Solidale Pefc». Ma la cooperativa Legno Servizi ha portato gli alberi abbattuti anche in tavola con il tagliere solidale. Realizzato dalla segheria Domini Legnami di San Pier d’Isonzo: il ricavato è destinato proprio al ripopolamento delle foreste regionali.
Ma il legno recuperato dalle foreste abbattute è arrivato anche in spiaggia, in primis in quelle del Nord Adiatico: Legnolandia ha realizzato strutture d’arredo per le località turistiche. «In particolare nella green oasi del litorale di Caorle si trovano le nostre passerelle in legno arrotolabili, mentre a Bibione, prima spiaggia italiana smoke-free, abbiamo realizzato con il legno solidale le aree dedicate ai fumatori e a Lignano trovate i nostri giochi in legno schiantato» racconta Marino De Santa, soddisfatto della sensibilità e solidarietà dimostrata. E aggiunge: «Ora con altre imprese stiamo collaborando con il Comune di Firenze per la realizzare le strutture in legno del mercato coperto di Piazza delle Cure». In Veneto si stimano fra i 3 e i 4 milioni di metri cubi di tronchi. Di questi il 25% resterà dov’ è, nei canaloni, non raggiungibili. Del «vendibile» pari a 2,6 milioni di metri cubi, il 90% è stato effettivamente venduto. Enego è uno dei Comuni più colpiti. Ma il legno caduto è stato quasi tutto venduto. A vincere le aste sono state due aziende italiane (Barbieri e Massoni) e soprattutto il colosso DuFerco: ha preso il 70 % del legname e lo porterà in Cina.
Naturalmente, poi, «c’è il legno, direi la grossa parte, che è diventato tavole per imballaggio, travi e altro materiale per l’edilizia, legno destinato alla produzione di energia come biomassa e legno finito all’estero: in Austria, Cina…» aggiunge Giovanni Talotti, direttore del Consorzio Boschi Carnici. «Ci auguriamo – conclude Dellagiacoma – che il legname abbattuto da Vaia sia scelto anche per la realizzazione di opere pubbliche. Penso per esempio alle prossime Olimpiadi invernali. Se le strutture e le infrastrutture necessarie venissero fatte con il nostro legno sarebbe un segnale importante e consentirebbe di recuperarne grosse quantità». Un grande aiuto per tutti.