Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Dirige Vessicchio, e la musica fa bene al vino
Lui ne sa di un campo di grano. E ne capisce anche di tralci di vite e di coltivazione di pomodori e zucchine. Al punto tale da averne fatto la sua nuova attività senza però trascurare l’altra che, al netto di qualche amarezza subìta da mamma Rai, l’ha reso noto al grande pubblico. Peppe Vessicchio continua ad essere il simpatico compositore e direttore d’orchestra dalla barba folta e bianca che lo rende somigliante a Giuseppe Verdi non più (e non solo) nel chiuso di una sala d’incisione ma nello spazio sconfinato della natura.
Freeman è il nome del marchio nato dalle sue sperimentazioni sonore, sta per Frequenze e Musica Armonico-Naturale e indica i prodotti derivati dalle colture che usufruiscono degli innovativi «non trattamenti convenzionali». La musica, insomma, come insolito fertilizzante diffuso nell’aria che fa crescere meglio frutta e ortaggi. «Esiste una vasta letteratura scientifica — spiega il maestro — che testimonia gli effetti benefici di specifiche forme sonore, dalle ormai famigerate vacche monitorate dall’Università del Wisconsin, che producevano più latte con la musica di Mozart (qualcosa del genere avviene anche alla Tenuta Vannulo di Paestum, ndr) anziché altri autori e che oggi sappiamo essere anche un latte migliore in quanto più ricco di calcio, cosa che accade quando i mammiferi vivono un reale benessere, fino alle piante studiate nel Missouri, le Arabidopsis Thaliana, alle quali i ricercatori universitari attribuiscono una vera e propria capacità di udito».
Così, nell’arco di cinque anni, da quando l’imprenditore agricolo Gianluca Rosafio ha per primo assecondato la teoria di Vessicchio, diffondendo musica nelle sue serre, a pochi chilometri da Lecce, il direttore d’orchestra con più festival di Sanremo in curriculum ha messo su una vera e propria produzione «griffata» sulle note del pentagramma.
«Oggi — riprende — con il marchio Freeman sono commercializzati il pomodoro prodotto a Sarno, capitale del San Marzano, e varie qualità di vino. Un Negramaro, passione del mio socio Michele Carone, in Puglia, un Grecanico sulle coste marsalesi, una barbera d’Asti e due vini da tavola senza identità territoriale per racimolare fondi da destinare ad un’accademia con annessa orchestra giovanile. Se la musica migliora il vino sarebbe bene che il vino desse una mano ai giovani musicisti che non vivono un buon momento». Sesto Armonico è il nome di questo vino, per ora nelle due versioni bianco fermo e rosso. Com’è? «Chiedetelo a Mario Biondi che l’ha assaggiato più volte — riprende orgoglioso l’arrangiatore napoletano — oppure a Davide Rampello di Striscia la notizia che ha presenziato a vari test comparativi. Mentre Ron ha visto con i suoi occhi la modifica in breve tempo di una salsa di pomodoro messa in vibrazione su un piezo elettrico sollecitato da specifiche forme musicali».
Vessicchio non è tipo però da fermarsi: «Ora mi piacerebbe contribuire alla rivalutazione di un vitigno più volte celebrato da Mario Soldati e Pier Paolo Pasolini, l’Asprinio di Aversa, città di Cimarosa». Lo spartito è pronto, ora c’è solo da dirigere. «Se il grande distributore che ci affianca — conclude Vessicchio — continuerà anche in futuro a sostenere l’idea che con la musica e non con i trattamenti chimici o i fitofarmaci cresce meglio qualunque cosa, ne vedremo delle belle. Ho in atto una sperimentazione anche sul latte».
” Con le note cresce bene qualunque cosa Pomodori, vigne, anche le zucchine