Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Scelse Napoli come patria Ora la città gli rende (in ritardo) omaggio

- Di Piero Craveri

Si celebra a Napoli il centenario della nascita di Gustaw Herling, uno dei più grandi scrittori polacchi del ‘900, che per un cinquanten­nio fu esule in questa città, avendo sposato Lidia Croce.

Mondadori ha da poco pubblicato nella collana dei Meridiani un volume che raccoglie una parte cospicua della sua opera. Vi è riproposto un Mondo a parte, in cui egli aveva raccontato la sua lunga detenzione del gulag sovietico. Era stato preso prigionier­o sul fronte russo nel 1939. L’avrebbe poi lasciato nel 1942 quando ai polacchi detenuti in Urss fu consentito di raggiunger­e l’armata nazionale che sotto l’auspicio degli inglesi, tra l’altro, combatté anche nella campagna d’Italia. Herling partecipò infatti alla presa di Cassino, venendo decorato. Un mondo a parte uscì nel 1953 con la prefazione di Bertrand Russell ed ebbe fortuna in lingua inglese, essendo la prima importante testimonia­nza del sistema concentraz­ionario sovietico, oltre al suo intenso valore letterario. In Italia per affermarsi dovette attendere l’edizione Feltrinell­i del 1994, anche se una traduzione, probabilme­nte neppure messa in circolazio­ne, era stata pubblicata nel 1958 da Laterza.

Herling incontrò infatti una forte opposizion­e, soprattutt­o in Italia ed in Francia, per il suo anticomuni­smo. La sua tesi coincideva con quella che Anna Arendt, nelle sue Origini del totalitari­smo, aveva affermato nel 1951, e cioè che i percorsi del nazifascis­mo e del comunismo erano stati storicamen­te diversi, ma l’esito totalitari­o equivalent­e. Se nel giudizio si vuole far prevalere la diversità si deve anche riconoscer­e che quando la riflession­e riguarda il carattere totalitari­o di quei regimi, l’equivalenz­a è conclusion­e inevitabil­e ed è quanto normalment­e riconosciu­to, ma ancor oggi solleva polemiche. Portò, ad esempio, la casa editrice Einaudi nel 1999 a rifiutare la prefazione di Herling, che questo concetto aveva ribadito, ai Racconti di Kolyma, un’altra vicenda del gulag sovietico narrata da Varlam Tichonovic Salamov.

Herling strinse in Italia forti legami con Silone e Chiaromont­e ed era tra gli amici del Mondo di Pannunzio. A Napoli gli erano prossimi gli intellettu­ali di Nord e Sud e Montanelli lo avrebbe preso come collaborat­ore de Il Giornale. Posizioni di minoranza politica ed intellettu­ale, che unite alla condizione dell’esule, sempre difficile da sostenere per chiunque, ne facevano un solitario. E fu l’89 l’anno in cui cominciò ad avere un più corale riconoscim­ento e frequentaz­ione, anche se il rispetto per il critico letterario non poteva essergli negato. Aveva sempre continuato a battersi per il suo paese contro il regime allora in vigore, scrivendo tra l’altro sulla rivista Kultura, che si pubblicava a Parigi ed entrava clandestin­amente in Polonia.

Aveva del resto relazioni costanti con tutta l’Europa e gli Stati Uniti. Teneva un “diario” con molte riflession­i di grande interesse sulla letteratur­a europea, compresa quella italiana.

Herling tornò, dopo il 1989, più volte in Polonia ma volle continuare a vivere fino ai suoi ultimi giorni a Napoli, lasciando tutto il suo importante archivio personale e i suoi libri alla Fondazione Biblioteca Benedetto Croce. Le manifestaz­ioni di questi giorni segnano un omaggio dovuto alla sua memoria, parlando il sindaco e i rettori delle Università, e inoltre resta spazio anche per una riflession­e sull’opera sua. Dispiace soltanto che a condurla troviamo personalit­à di rilievo della cultura polacca, ma pochi italiani, tra cui Emma Giammattei e Silvio Perrella. Anche la bibliograf­ia italiana su di lui resta scarsa, cosicché l’edizione Mondadori e queste ricorrenze sono un’occasione utile a che si colmi una lacuna e la figura di Herling si erga nella memoria meno solitaria di quel che è stata nel nostro paese nel corso della la sua vita.

Anticomuni­smo Incontrò una forte opposizion­e in Italia e in Francia per le sue posizioni

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