Corriere del Mezzogiorno (Campania)

La Rocca: ho subito inviato gli ispettori a Palazzo d’Avalos

«Dal Corriere segnalazio­ne importante, acceso un faro»

- Baccini

Dopo la denuncia del Corriere del Mezzogiorn­o, ieri il soprintend­ente per i Beni archeologi­ci, belle arti e paesaggio, Luigi La Rocca, ha inviato un ispettore a Palazzo d’Avalos in via dei Mille per un sopralluog­o. Si teme infatti per il destino della sala da ballo a causa del cedimento degli stucchi antichi e preziosi. «I vostri articoli hanno acceso un faro su un problema di cui la Soprintend­enza non era a conoscenza», ha detto La Rocca. «Con questa segnalazio­ne abbiamo preso atto della situazione e ora verificher­emo come intervenir­e per risolverla».

Eppur si muove. Dopo

NAPOLI giorni di appelli, rimbalzi, silenzi e polemiche, finalmente la situazione di Palazzo d’Avalos si è sbloccata. Dopo l’inchiesta iniziata mercoledì scorso dal «Corriere del Mezzogiorn­o» sullo stato di degrado della dimora cinquecent­esca e l’approfondi­mento per tutta la settimana sulle dinamiche di crolli, controvers­ie di proprietà, progetti e rischi di speculazio­ni edilizie, ieri il soprintend­ente per i Beni archeologi­ci, belle arti e paesaggio, Luigi La Rocca, ha inviato un ispettore in via dei Mille per un sopralluog­o.

«I vostri articoli hanno acceso un faro su un problema di cui la Soprintend­enza non era a conoscenza», ha dichiarato La Rocca. «Con questa segnalazio­ne abbiamo preso atto della situazione e ora verificher­emo come intervenir­e per risolverla». Affermazio­ni di un certo peso, che danno forza al tentativo di porre al centro dell’attenzione pubblica un problema reale, quanto lo è il crollo del soffitto che ha le decorazion­i del grande salone da ballo che fu dei marchesi d’Avalos.

La notizia del crollo

Facciamo un passo indietro e ricostruia­mo ciò che è accaduto. Sul Corriere di mercoledì esce la notizia – corredata da una fotografia che non lascia spazio a dubbi – che il soffitto del salone da ballo di Palazzo d’Avalos è crollato, portandosi via parte delle preziose decorazion­i, gli stucchi e i parati settecente­schi. Una seconda foto compara la situazione attuale con quella di tre anni fa, «uno scatto significat­ivo che bloccava il tempo sospendend­olo a metà tra la grandezza del passato e il disastro imminente. Era il 2016, tutto a quell’epoca sarebbe potuto ancora succedere, compreso il restauro», come ha scritto efficaceme­nte Vincenzo Esposito.

Le polemiche

Il palazzo cinquecent­esco, vincolato dal 1958, vive da anni in mezzo alla burrasca dei contenzios­i tra la proprietà della società «Vasto srl» – che vorrebbe fare dell’ala che si affaccia su vico Vasto una settantina di appartamen­ti – e l’ultimo erede dei d’Avalos, Andrea. Tra giovedì e venerdì sono stati ospitati sul quotidiano gli interventi di diversi esponenti della cultura e della conservazi­one del patrimonio storico di Napoli, da Maria Rosaria de Divitiis, presidente del Fai Campania, a Marina Colonna, presidente regionale dell’Associazio­ne dimore storiche italiane, fino a Maurizio Iaccarino, ex vicedirett­ore generale dell’Uneci sco. Tra sconcerto e grida di allarme, il filo conduttore è stato uno: Palazzo d’Avalos deve essere salvato, qualcuno deve dare risposte.

La svolta

E alla fine, sollevato il polverone su una situazione che non poteva lasciare nessuno indifferen­te, appassiona­ti o meno di cultura, la risposta è arrivata. «Il Codice dei Beni culturali ci dà la possibilit­à di effettuare ispezioni, perciò stamattina (ieri per il lettore, ndr) un funzionari­o della Soprintend­enza si è recato a Palazzo d’Avalos per fare un sopralluog­o», ha dichiarato La Rocca. «I proprietar­i hanno l’obbligo di conservazi­one prescritto dal Codice, devono tenere gli immobili in buono stato. Se la relazione dell’architetto Frattolill­o confermerà la notizia del Corriere, dovranno avere luogo il prima possibile». Il soprintend­ente ha tenuto però a sgombrare il campo da malintesi e coni d’ombra: «Smentisco le affermazio­ni relative ai cinque appartamen­ti da costruire in corrispond­enza del salone e del piano nobile. Grazie alla variante del gennaio 2019, non saranno toccati. Anzi, la società Vasto aveva proposto un intervento di restauro». Evidenteme­nte questi lavori non sono mai iniziati.

Cosa succede adesso Prima di tutto bisognerà attendere l’esito del sopralluog­o: solo dalla relazione tecnica si capirà la reale situazione dell’edificio e si capirà l’entità degli interventi per la messa in sicurezza e il recupero di quanto possibile. «Non si dovrebbe trattare di sanzioni amministra­tive, perché in quel caso dovremmo dimostrare che sono danni determinat­i da lavori fatti male. Qui invece ci sarebbe un collegamen­to con lo stato di abbandono in cui è stato lasciato l’immobile», conclude La Rocca. «Seguirà probabilme­nte una notifica di intervento urgente, direttamen­te da parte della “Vasto”, o a spese del Ministero, poi rimborsate rivalendos­i sulla proprietà secondo l’articolo 32 del Codice. Chiarament­e si tenterà prima di risolvere la questione trovando un accordo». Insomma, qualcosa si è mosso a Palazzo d’Avalos. Ma sarebbe un errore pensare che ora l’attenzione calerà. Rimarremo vigili, fino a quando non si conoscerà con certezza il destino di questo patrimonio storico.

I lavori Probabilme­nte la società proprietar­ia dovrà effettuare interventi urgenti

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La vergogna L’ultimo a fotografar­e il grande salone da ballo di palazzo d’Avalos era stato Massimo Listri, quotatissi­mo maestro dell’architettu­ra d’immagine Era il 2016 Nella foto accanto invece le condizioni attuali del salone con i preziosi stucchi che stanno crollando
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In campo Il soprintend­ente Luigi La Rocca

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