Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Dimora Massa, alle falde di Sant’Elmo
La costruzione certamente non esiste nel 1566, data della veduta di Antonio Lafrery, quando via del Formale ancora non giungeva fino a via Pasquale Scura; la strada venne definitivamente aperta agli inizi del ‘600 contemporaneamente all’edificazione del monastero di Santa Maria dello Splendore, ed a quegli anni può datarsi il palazzo.
Notizie relative sono state ritrovate nella «Platea di S. Maria Maddalena dei Pazzi», monastero costruito su due palazzi di proprietà Serra; ivi il palazzo è descritto posseduto nel 1669 da Don Domenico Massa, «situato nella falda del
Monte di S.Elmo e proprio vicino il venerabile monastero del Splendore confinante con li beni del sig.r Barone di Favicchio, e tre strade pubbliche … tutto mattonato, e regiolato consistente in un intrado pipernato con supportico coverto, et cortile grande … et a sinistro … vi è una gradiata di fabbrica, dalla quale s’ascende alle logge … a destro d’esso segue la grada maggiore posta in più abbalatori ornati di piperno, et di balaustri …».
In sostanza la descrizione coincide con la situazione attuale anche nel particolare di «… un altro braccio a faccia il detto cortile di cinque altre camere per comodità di creati …»; vi era pure in un locale al piano nobile «… una cappella con cupula di fabbrica, dove è un altare ornato di marmo con colonne e icona della madonna della SS.ma Ann.ta …».
Il giardino, dal lato del vico Pallonetto S. Liborio, era «… circondato da mura piantato d’agrume diviso in quadri … con quattro fontane ornate di marmo … con due venere, e puttini di marmo …»; vi si affacciava con una loggia a due ordini «… discoperta posante sopra della suddetta loggia coverta … godendo la vista gran parte della città fonte di mare e di montagne da vicino, e di lontano in un istesso tempo…». Vi sono poi accurate descrizioni di balconi, balaustre, camere, cucina …, naturalmente in gran parte modificate nel tempo, specialmente nelle facciate.
L’edificio conserva comunque l’impostazione tipologica originaria in una struttura ovviamente molto cresciuta in numero di piani; la scala segue la geometria di via Pasquale Scura, sicché l’inclinazione di via del Formale è assorbita nelle murature e con piccoli ambienti sotto il primo ballatoio: non si può rilevare una particolare qualità architettonica quanto piuttosto la permanenza dell’organizzazione edilizia con spazi aperti piuttosto ampi in una situazione urbana tanto al centro della città.
La contigua proprietà Favicchio, posta in basso verso la Pignasecca, aveva il vestibolo su via Pasquale Scura, come si vede ancora nella carta di Luigi Marchese del 1813, trasferito in seguito in via S. Liborio 33, come si rileva nella carta del Real Officio Topografico del 1830 e dalla ricostruzione in forme dell’epoca.