Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Asìa ed Eav si affidano a detective privati Tre assenteisti licenziati, altri nel mirino
Il giudice dà torto a due spazzini: dopo aver timbrato uno era andato in banca, l’altro a correre
NAPOLI Si assentavano dal lavoro per fare la spesa, praticare la corsa, andare in banca od a fare rifornimento di benzina per la propria automobile. Sono stati smascherati sulla base degli appostamenti effettuati dal personale di un’agenzia di investigazioni private che era stata contattata da Asia ed ora hanno perso i ricorsi in Tribunale.
Protagonisti della vicenda due operatori ecologici. Il primo caso riguarda Salvatore D. licenziato con una raccomandata il 14 settembre 2018, dopo 18 anni di contratto con la società di igiene urbana partenopea. Le prove a suo carico, che hanno orientato in maniera decisiva la sentenza del giudice del lavoro Rosa Molè, sono state raccolte da Kobra investigazioni. I detective privati lo hanno fotografato e filmato mentre, dopo avere timbrato il cartellino presso la sede di Asia in via Hugo Pratt, si allontanava per andare in banca, per acquistare il pane, per effettuare il rifornimento di carburante alla sua auto. Salvatore D. si è difeso sostenendo, tra l’altro, che le sue erano state assenze per periodi piuttosto brevi, ma non ha convinto il magistrato. Potrà ricorrere in secondo grado di giudizio.
La seconda sentenza riguarda Gennaro M, 63 anni, anch’egli addetto allo spazzamento. Foto e filmati dell’agenzia di investigazione privata hanno documentato che nei giorni 20, 21,26 e 29 novembre 2018 l’uomo aveva timbrato il cartellino nel deposito di via Virgina Woolf, ma era poi salito in auto ed aveva fatto rotta verso la sua abitazione dove aveva indossato tuta e scarpe da ginnastiun ca. Ritornato in auto, si era diretto verso il parco Fratelli De Filippo nel quale avrebbe dovuto tenere puliti i vialetti ed i cestini. Era stato invece immortalato mentre correva e si allenava.
Terminato l’allenamento era rimontato in auto, aveva fatto un passaggio a casa per indossare di nuovo gli abiti da lavoro e si era infine diretto nella sede di Asia in via Woolf.
Anche Gennaro M. potrà ricorrere in appello contro la decisione del giudice del lavoro che ha confermato il licenziamento. Una terza sentenza è attesa tra qualche settimana e riguarda Antonio F., altro operatore che la società di igiene urbana ha licenziato per assenteismo. Asìa in questo giudizio, come nei due che sono andati già a sentenza, è patrocinata da Marcello D’Aponte, professore di Diritto del lavoro.
«Si sta diffondendo – commenta quest’ultimo – l’ utilizzo di sistemi di videosorveglianza dei lavoratori. La Corte di Cassazione ha individuato opportunamente alcuni limiti L’utilizzo delle strumentazioni di controllo a distanza è illegittimo salvo che il datore di lavoro abbia il fondato sospetto che il dipendente abbia commesso o stia commettendo un reato nella propria attività. Nei casi in questione la truffa all’azienda. Foto e filmati, inoltre, possono essere effettuati in spazi aperti. Non può essere violata la privacy». Aggiunge: «Recentemente la Corte europea dei diritti dell’uomo ha ribadito a sua volta la legittimità dei controlli a distanza da parte del datore di lavoro per accertare la sussistenza di ipotesi di reato. In nessun caso possono essere impiegati, però, per controllare che la prestazione sia ben eseguita. Non è possibile, insomma, chiedere ad un’agenzia investigativa di filmare il netturbino per contestargli che non abbia ben spazzato».
I controlli di Asìa a carico dei lavoratori sospettati di assenteismo, dunque, proseguiranno, nonostante siano diventati anche oggetto di scontro politico. Nel corso dell’ultima seduta della commissione Trasparenza del Comune, infatti, il vicepresidente del consiglio comunale Salvatore Guangi, esponente di Forza Italia, ha attaccato duramente i vertici dell’azienda.
L’azienda di trasporto
Qualche giorno fa, sempre grazie ai pedinamenti, è stato scoperto un dipendente che giocava a calcio
«Sono state adottate – denuncia - procedure sommarie e si è data carta bianca a queste agenzie investigative». Difende in particolare Antonio F., licenziato a giugno ed in attesa di sentenza: «Asia ha fatto pedinare per cinque volte un uomo che in venti anni di servizio ha accumulato encomi e pochissimi giorni di assenza e lo ha cacciato senza alcuna forma di gradualità. Sarebbe bastato sospenderlo per qualche mese. Non è solo in Asia, peraltro, che sempre più si ricorre a pedinamenti, filmati e fotografie per smascherare i dipendenti assenteisti. Giorni fa è arrivata a sentenza la vicenda di un dipendente Eav licenziato perché il 27 ed il 28 ottobre 2017, dopo aver timbrato il cartellino, si era dedicato a faccende personali a chilometri di distanza dalla sede di lavoro, compresa una partita di calcio del torneo di Prima categoria.