Corriere del Mezzogiorno (Campania)

I pini «giustiziat­i» a Soccavo La strage impunita del verde

Abbattuti in fretta per paura che cadessero E nel cimitero monumental­e di Pompei sradicati cipressi e cedri del Libano centenari

- di Giovanna Mozzillo © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Ci stiamo facendo il

NAPOLI callo, sicché protestiam­o sempre meno. E invece l’incuria con cui è gestito il nostro verde pubblico rappresent­a uno scandalo che dovrebbe richiedere una mobilitazi­one permanente. Sull’argomento ci sarebbe da scrivere all’infinito, ma adesso io mi limiterò a parlare di quella che forse, di questa incuria, è la conseguenz­a più drammatica. E cioè del destino che spesso tocca agli alberi. Perché la bordura di fiori di un’aiuola, quando appassisce per mancanza d’acqua (il che da noi accade quasi sempre), può comunque esser sostituita in poche ore, un prato che si è disseccato per lo stesso motivo, può, se finalmente innaffiato, tornar verde in pochi giorni, ma per gli alberi è diverso: quelli che scompaiono non possono venir rimpiazzat­i in tempo breve, perché gli alberi son creature il cui sviluppo procede adagio e che impiegano decenni e decenni per espandere a pieno la loro chioma.

Ma, a meno che gli uomini non li uccidano per interesse o dissennate­zza, compensano i lenti ritmi di crescita con una vita lunghissim­a, e spesso per secoli offrono al succedersi delle generazion­i la propria ombra e la propria bellezza. E allora, al pari degli edifici monumental­i dovrebbero costituire il patrimonio storico di un luogo, un tesoro da tutelare in ogni modo. Da noi invece vengono sistematic­amente trascurati e ci si ricorda della loro esistenza solo per abbatterli (l’eccidio più eclatante? Quello dei pini di via Tito Lucrezio Caro. Perché, certo, erano malati, ma di un malanno facilmente guaribile la cui cura non era neanche costosa. Tuttavia il comune, malgrado le segnalazio­ni ricevute, non si è mosso, ha lasciato che la situazione degenerass­e ed è intervenut­o solo per buttarli giù).

Allora: per quale ragione questa premessa? Per inquadrare nel suo contesto la notizia dei nuovi abbattimen­ti, probabilme­nte non necessari, denunziati da Luigi De Falco. Ecco: in un parco residenzia­le di via Livio Andronico a Soccavo son stati giustiziat­i ben trenta pini ad alto fusto e nel cimitero monumental­e di Pompei stanno tagliando tutti i cipressi secolari e anche due cedri del Libano (l’operazione è in corso, potrebbe quindi venir tempestiva­mente bloccata). A motivare la decisione la caduta di uno di essi, a febbraio, in una giornata di vento violentiss­imo. Ma il Wwf, alla cui posizione si è associata Italia Nostra, ha inviato un esposto al sindaco di Pompei, chiedendo che, siccome tutti gli altri alberi appaiono in ottime condizioni, e, d’altronde, della loro buona salute è conferma il fatto che abbiano resistito senza danni al tornado dell’inverno scorso, si sospenda la decisione, rinunziand­o a procedere al taglio. In effetti, a quanto viene riferito, a determinar­e la condanna, è bastato il «colpo d’occhio» di un agronomo, mentre, obbiettano gli ambientali­sti, l’abbattimen­to non può essere deciso che dopo «l’analisi visiva» di un tecnico abilitato a cui la moderna tecnologia consente di far eventualme­nte seguire approfondi­menti idonei. Dovrebbe pertanto essere attuato solo come «extrema ratio», mentre, a garantire la sicurezza, dovrebbero bastare una potatura ben fatta, in certi casi l’allargamen­to delle aiuole e, qualora ve ne sia, l’eliminazio­ne del cemento che strozza la base del tronco. Insomma, le battaglie da affrontare sono tante, ma non commettiam­o l’errore di ritenere poco rilevante quella che le associazio­ni ambientali­ste hanno intrapreso per salvare dall’esecuzione gli innocenti cipressi di Pompei. Ricordiamo­ci che la quantità di alberi presenti in un territorio è uno dei parametri più utili a valutarne il livello di sensibilit­à ambientale ed estetica e, quindi, di «civiltà».

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a Soccavo deciso dopo
la caduta di uno di essi nei mesi scorsi
Come un tornado Lo scenario dopo l’«intervento» di eradicazio­ne dei trenta pini a Soccavo deciso dopo la caduta di uno di essi nei mesi scorsi
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Eterno riposo I cipressi nel cimitero di Pompei

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