Corriere del Mezzogiorno (Campania)
MARSULLO E LO SGUARDO SULL’INFANZIA
Leggere Marco Marsullo ha un effetto refrigerante per chi tiene sott’occhio l’editoria italiana dei nostri giorni, come un bicchiere d’acqua fresca in una giornata torrida. Un effetto amplificato dalla circolazione di tanti pseudo drammi socio-psico-esistenziali che non sempre raggiungono l’effetto sperato e restano invece ai margini della letteratura, in un territorio in cui spesso l’ambizione supera il talento. Marsullo invece sembra giocare al ribasso, non perché non esibisca una scrittura curata, veloce, duttile alle proprie esigenze di narratore, ma semplicemente perché il suo intento esibito e dichiarato è quello di raccontare una storia, senza fronzoli e orpelli intellettualistici. Per la precisione, una storia di cui l’autore sentiva la necessità. Marsullo, ragazzo scanzonato della letteratura napoletana, comunica con i suoi lettori in modo empatico e mostra il proprio piacere nel tessere i fili della trama de L’anno in cui imparai a leggere (edizioni Einaudi; oggi la presentazione al Mondadori Bookstore di piazza Vanvitelli con Luca Trapanese e Gianni Simioli). Il punto di partenza è una storia d’amore un po’ sgangherata tra due giovani: Simona, seducente aspirante attrice, e Niccolò, scrittore alle prese con l’incognita del secondo romanzo. Tra i due però spunta un terzo personaggio:
Lorenzo, 4 anni di determinazione e simpatia, che senza volerlo colpisce al cuore il fidanzato di mamma. Per una serie di eventi, il ragazzo di 25 anni e il bimbo si troveranno ad affrontare una convivenza forzata e non priva di sorprese. Quello che colpisce è lo sguardo incantato di Marsullo sull’infanzia: l’autore napoletano è capace di cogliere la prospettiva del bambino su di un piano orizzontale, senza paternalismi. È evidente che anche Marsullo si sente un po’ bambino, adatto quindi a riportare i suoi lettori in quella magica zona franca che tutti noi abbiamo attraversato.