Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Fondi per disabili «di nuovo fermi» Le famiglie contro il Comune
Calbi (Vita Attiva): solo pochi progetti finanziati dopo la campagna del Corriere
Rassicurazioni
L’assessorato al Welfare fa sapere che verifiche saranno effettuate in due giorni
Grazie al vostro lavoro alcuni di noi avevano ricevuto i soldi, poi si è bloccato tutto
Sembrava fosse tutto risolto, invece no. È ancora aperta la vicenda sul «Dopo di noi» e sui fondi che 36 famiglie avrebbero dovuto ricevere attraverso il Comune di Napoli per portare a termine il progetto personalizzato per i propri figli disabili.
Dopo la campagna del Corriere del Mezzogiorno che aveva raccontato gli sviluppi della vicenda, evidenziato i ritardi e il rimpallo di responsabilità, da Palazzo san Giacomo erano partiti i primi bonifici che avevano rappresentato una boccata d’ossigeno per le famiglie e fatto credere che la situazione si fosse sbloccata. Dopo un mese, però, più della metà dei progetti non sono stati ancora liquidati e circa 20 famiglie non conoscono il motivo per cui sul loro conto non siano stati accreditati i soldi previsti dal bando. «Ci eravamo illusi fosse tutto risolto – spiega Roberta Calbi, referente dell’associazione Vita Attiva - ma non è stato così. Grazie all’impegno del vostro giornale la situazione si era sbloccata e alcuni di noi avevano ricevuto i fondi per realizzare i percorsi previsti, poi a un certo punto tutto si è fermato». Sarà per l’ennesimo cambio del dirigente del servizio politiche di inclusione sociale, sarà per cavilli burocratici, sarà per qualche intoppo amministrativo, fatto sta che si è tornati punto e a capo. Ricostruendo la vicenda possiamo dire che un milione e 200 mila euro sono nelle case del Comune di Napoli già da questa estate e che i soldi erano destinati alle famiglie che avevano partecipato all’Avviso su «Dopo di Noi», iniziativa nata per promuovere l’attivazione di progetti personalizzati per persone disabili grazie alla legge 112 del 2016. «Per tante esigenze dei disabili o altro, si dice che non ci sono soldi - prosegue Calbi -, in questo caso ci sono e non possiamo utilizzarli. Non vogliamo prendercela con nessuno in particolare, ma non sappiamo più a chi riferirci. Ci mandano da un ufficio all’altro e non riusciamo a ottenere risposte. Anche le assistenti sociali che ci seguono non sanno più cosa dirci, loro cercano di aiutarci in tutti i modi. La domanda da porre a chi di dovere è semplice: cosa sta succedendo?».
Dall’assessorato al Welfare, competente sul caso, fanno sapere che «nel giro di due giorni saranno effettuati dei controlli con i responsabili del servizio. Magari non sono stati controfirmati i mandati di pagamento – spiegano - o manca qualche documento per procedere con la liquidazione». Intanto restano sospesi progetti più della metà approvati e firmati, che in teoria sono già partiti da luglio, ovvero alla firma del contratto tra i vincitori del bando e il Comune, ma che in praticano non possono essere messi in atto da chi non ha materialmente ricevuto i soldi.
«Noi siamo fermi con un bel progetto di housing sociale per i nostri figli - conclude Calbi - in cui si sperimenta un vita in comunità per quando noi non ci saremo più. Siamo molto amareggiati, questo progetto dovrebbe essere uno dei fiori all’occhiello anche per questa Amministrazione, perché unica nella nostra regione. Invece non riceviamo risposte e non sappiamo nemmeno più a chi porre domande. Siamo stanchi di dover combattere per vedere affermato ogni nostro diritto, anche quello di pensare a una vita tranquilla per i nostri figli quando dopo di noi non ci sarà nessuno che si prenderà cura di loro».