Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«Nel ’76 volevo comprare lì due appartamenti»
I ricordi del giornalista Lombardi d’Aquino. «Scoprimmo che erano del Colosimo»
NAPOLI Frazionamenti, compravendite, continui passaggi di proprietà: nel complicato puzzle di Palazzo d’Avalos è ora possibile inserire un’altra tessera. Tra i tanti lettori che hanno contattato il Corriere del Mezzogiorno per raccontare i loro ricordi c’è infatti Luciano Lombardi d’Aquino, giornalista con una lunga carriera alle spalle (assieme a Biagio Agnes fondò il primo programma di medicina della Rai, Check-up) nonché parente della famiglia d’Avalos per parte di madre, donna Maria Luisa d’Aquino, poetessa, scrittrice, giornalista. Il padre era il tenente colonnello dei bersaglieri Umberto Lombardi, trucidato dai nazisti dopo l’8 settembre 1943. Il giornalista, che oggi ha 80 anni, nel 1976 fu sul punto di acquistare un appartamento all’ultimo piano dello storico edificio di via dei Mille ed ebbe contatti con l’ente che all’epoca ne era proprietario: l’istituto «Paolo Colosimo», che in quegli anni si occupava solo di ragazzi ciechi; dal 1998, per promuovere l’integrazione scolastica, ha aperto l’iscrizione ai suoi corsi anche agli studenti vedenti e oggi è un Isis, Istituto statale di istruzione superiore.
«L’inchiesta su palazzo d’Avalos — spiega Luciano Lombardi d’Aquino — mi sta appassionando molto. Leggendola mi è tornato alla mente un vecchio episodio: nel 1976 mia moglie, Marcella Rubinacci, e una sua sorella si innamorarono di due appartamenti attigui all’ultimo piano di Palazzo d’Avalos. Decidemmo di acquistarli e di trasferirci lì, per cui ci informammo sui proprietari. Gli appartamenti, scoprimmo, appartenevano all’istituto per ciechi “Paolo Colosimo”, con cui prendemmo contatti».
Marcella Rubinacci era figlia di Gino e nipote di Gennaro chiamato Bebè, i cui figli Amina e Mariano, notissimi stilisti, hanno reso famoso il cognome nel mondo. Dovette tuttavia rinunziare al suo sogno: il marito, infatti, divenne inviato Rai e dopo pochi mesi la coppia lasciò Napoli. «L’anno successivo — ricorda il giornalista — andò in onda la prima puntata di Check-up; ne sarebbero seguite altre 399, fino al 1987. Il mio lavoro e la mia vita familiare si svolgevano ormai lontano da Napoli: comprare quegli appartamenti in via dei Mille ormai non aveva più senso. Questa vecchia storia mi è tornata alla mente leggendo come sia caduto in basso quel palazzo magnifico».
Dopo Check-up, Luciano Lombardi d’Aquino è stato direttore del Gr1 Scienze fino al 1994, quindi ha lavorato per AdnKronos Salute ed è stato segretario nazionale dell’Associazione stampa medica italiana (Asmi). Oggi trascorre buona parte del suo tempo nel palazzo di famiglia di San Lorenzello, in provincia di Benevento: «Ma continuo a seguire con grande interesse le vicende del Palazzo d’Avalos, con la speranza che possa tornare allo splendore di una volta».