Corriere del Mezzogiorno (Campania)
DANZARE VIVIANI CON I CORPI DI KÖRPER
Gennaro Cimmino ripropone la sua rilettura dell’opera del drammaturgo stabiese Con Lalla Esposito stasera al Politeama, poi al Gesualdo, Caserta e Salerno E si regala un cameo finale: «Sono Mimì di Montemuro e critico la “feccia”»
«Èuno spettacolo figlio della mia formazione, in cui ho attraversato danza contemporanea, teatro di ricerca grotowskiano, ma anche recitazione e canto. E poi del ritorno a Napoli per il progetto Körper, dopo 20 anni trascorsi lontano dalla mia città, che non è cambiata e che continua ad aspettare che qualcuno intervenga per risolvere i suoi problemi». Gennaro Cimmino introduce così il suo Vivianesque, che dopo lo studio al San Ferdinando nel 2017 e l’allestimento al Bellini lo scorso anno torna in scena da stasera alle 21 e fino a domenica al Politeama e in replica il 13 al Gesualdo di Avellino, il 15 al Comunale di Caserta e infine il 20 al Teatro Ateneo dell’Università di Salerno.
Un lavoro che porta avanti il progetto Abballamm’ nato al Festival di Ravello tre anni fa. «Un’idea elaborata con Laura Valente — continua Cimmino — che ha visto giovani danzatori campani interagire con maestri internazionali come Dimitris Papaioannou, Marie Chouinard e Bill T. Jones. E che stavolta guarda dentro casa proseguendo la sua esperienza anche in una sede diversa». Ma perché proprio Viviani? «L’ho studiato a fondo, riscontrando sempre la sua sorprendente attualità, che ben si sposa con la naturale fisicità dei napoletani». Un’operazione quindi, che fonde la drammaturgia plastica e musicale dell’autore stabiese con il movimento dei corpi dei danzatori, sorretti dalle canzoni interpretate da Lalla Esposito (e in registrata da Massimo Masiello) e nel caso della poesia Campanilismo, dal rap di Sha One. «È una delle sorprese del lavoro. Per esempio la Zucconas diventa un flamenco andaluso, Comm’ ‘a fronna una ballata per archi o Bammenella un brano alla Laurie Anderson». Punteggiature di una struttura per quadri: L’attesa, Il teatro nel teatro, Il lavoro, La prostituzione e La festa. «La prima – spiega ancora Cimmino – fa riferimento alla speranza che qualcuno arrivi e metta le cose a posto. Ho immaginato infatti i corpi dei danzatori come panni appesi ad asciugare al sole, in attesa che il caldo porti via l’umidità. Poi nel secondo ho fatto riferimento al Circo Sgueglia e a Eden Teatro, mentre per la prostituzione, paragonabile a una “macelleria sociale”, proietto alcune immagini di Aleessandro Papa con carcasse animali, mentre in scena un ragazzo nudo viene portato a spalla come un quarto di bue. E parlando di violenza uso un brano non di Viviani, Curtiello cu curtiello di Esposito e Di Domenico, con un duello fra un uomo e una donna, a sottolineare il nuovo peso femminile nella camorra di oggi». Poi un breve ruolo ritagliato per sé. «Sì, quello di Mimì di Montemuro da Festa di Piedigrotta in cui il maltrattato forestiero accusa i suoi “sfottitori” di non essere veri napoletani e di rappresentare “la feccia mondiale che è senza nome e nazionalità”».
E su tutto l’apparizione una bocca che ripete «E mò vedimmo si se ‘mbarca ‘sta varca!». «Lo diceva sempre mia madre – conclude il coreografo - alle prese ogni mattina con l’avviata di sette figli».