Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Grande Magia, Pasqual sceglie la terza via e primi attori
La grande magia diretta da Lluìs Pasqual (San Ferdinando fino a domenica) sceglie la terza via, collocandosi a metà fra le versioni offerte da Eduardo e poi dal figlio Luca. La prima più cupa, analitica, pirandelliana (testimoniata fra l’altro dall’adattamento in tv con Giancarlo Sbragia del ‘64), la seconda più farsesca, erede diretta di Sik Sik e ispirata a una sorta di espressionismo caricaturale e antinaturalista. Atteggiamento che il catalano asseconda eleggendo la dimensione ambientale a cifra simbolica, quella di una ribalta di provincia, insieme festaiola e decadente, con lampadine accese, pareti di specchi, il celebre sarcofago egiziano e i costumi colorati in stile déco. Cui aggiunge anche un clownesco duo di fisarmonica e mandolino (Dolores Melodia e Raffaele Giglio) messo in sala a rompere le rigidità della quarta parete. Segni forti che accompagnano la vicenda illusionistica del mago Marvuglia, alle prese con l’inesausto gioco dell’essere e dell’apparire e della realtà che si confonde con la finzione. Ovvero la «magia» della sparizione-fuga di Marta Di Spelta col suo amante, e la scelta del marito Calogero di conservarne un’immaginaria fedeltà in una propria scatola dei desideri. Ma è proprio il taglio regalato a questo personaggio da Claudio Di Palma a riavvicinare la messinscena verso l’idea eduardiana di un uomo consapevole del ruolo di tradito, che per rivalsa non riaccoglie infine la moglie pentita. Un Di Spelta complementare al Marvuglia di Nando Paone che qui esibisce invece una convincente e stralunata vaghezza cervantiana. Bene assortita la compagnia in cui ciascuno trova la misura giusta, da Alessandra Borgia (Zaira) a Angela de Matteo (Marta), passando poi per Gino De Luca, Gennaro Di Colandrea, Luca Iervolino, Ivana Maione, Francesco Procopio, Antonella Romano, Luciano Saltarelli e Giampiero Schiano.