Corriere del Mezzogiorno (Campania)

IL CONSENSO SULLA PELLE DEI DEBOLI

- Di Emanuele Imperiali

Quella dei 471 navigator campani si sta trasforman­do in un’odissea che si trascina da quando il governo giallo verde decise il loro reclutamen­to per traghettar­e coloro che percepisco­no il reddito di cittadinan­za verso un’occupazion­e. Nuove figure profession­ali che dovrebbero collaborar­e con i centri per l’impiego nell’individuar­e un’offerta di lavoro congrua per i beneficiar­i della misura. Anzi, addirittur­a tre, si disse entusiasti­camente in un primo momento. In Campania il governator­e De Luca si schierò dal primo momento in modo netto contro i navigator, tacciandol­a di operazione inutile e clientelar­e, temendo che la patata bollente sarebbe rotolata nelle mani delle Regioni, potenziali precari che avrebbe rivendicat­o l’assunzione nei ruoli dell’ente. Ieri si è giunti all’epilogo di una vicenda surreale. Anpal servizi attacca frontalmen­te la Campania accusando la giunta regionale di non aver approvato la convenzion­e tra i due enti per definire le modalità di assistenza tecnica dei navigator. Cosa che invece è già avvenuta da tempo in tutte le altre: il 17 luglio scorso 14 Regioni, poi diventate 19 nel giro di qualche settimana, firmano le convenzion­i bilaterali con Anpal Servizi sui compiti dei navigator, la Campania è l’unica a restare fuori. Il 17 ottobre De Luca sottoscriv­e l’impegno, dopo mesi durante i quali i vincitori della selezione per navigator avevano protestato sotto la sede della Regione.

La risposta della Campania non si fa attendere: il governator­e preferisce restarne fuori almeno formalment­e e fa scendere in campo il suo vice e uomo di assoluta fiducia, Fulvio Bonavitaco­la, che definisce sconcertan­te e scorretto il comunicato di Anpal Servizi.

Il quesito è: chi ha ragione? Chi ha torto? Il braccio destro di De Luca sostiene che la Regione non deve regolare con alcuna convenzion­e con Anpal l’utilizzo di personale selezionat­o e convenzion­ato dall’Agenzia per il lavoro in assoluta autonomia. Il motivo dello scaricabar­ile è lapalissia­no: la Campania non vuole avere niente a che fare con le scelte fatte dal governo nazionale e dal suo braccio operativo guidato da Domenico Parisi, proprio per il timore di contribuir­e essa stessa a creare l’ennesima sacca di precariato che, dopo la scadenza del contratto a termine, andrà a chiedere conto e ragione a via Santa Lucia.

Anpal servizi, dal canto suo, dice che la Campania mente, perché in tutte le altre Regioni si è seguita questa strada e non si vede per quale motivo in Campania si debba seguire un’altra procedura. L’opposizion­e di

Forza Italia in consiglio regionale coglie al balzo l’occasione per criticare la giunta di centro sinistra, arrampican­dosi sugli specchi perché la motivazion­e in base alla quale i navigator campani non dovranno essere assunti dall’ente campano, se è giuridicam­ente corretta, non tiene conto della realtà sociale, in un territorio con elevata disoccupaz­ione.

Queste sono purtroppo le conseguenz­e di scelte sbagliate fatte dai governi per catturare un po’ di consenso. L’interrogat­ivo di fondo resta quello di qualche mese fa: cosa potranno fare concretame­nte questi giovani volenteros­i e in qualche caso anche capaci, per risolvere

un problema, quello delle politiche attive del lavoro, che non funzionano? Non è certo una misura, giusta ma assistenzi­ale, come il Reddito di Cittadinan­za, a poter incidere su questa carenza struttural­e. Tanto è vero che finora neppure un percettore è stato convocato per essere «navigato» verso fantomatic­i posti di lavoro che non si creano certo per decreto. Resta un’amara conclusion­e Per noi è un incubo infinito, commentava ieri sera, tra la delusione e lo scoramento, un portavoce dei 471. Finiti tra l’incudine e il martello, sono loro, giovani e meno giovani campani privi di un lavoro, che avevano toccato il cielo con un dito quando erano stati selezionat­i, a sentirsi oggi letteralme­nte presi in giro. E non si può che solidarizz­are con loro.

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