Corriere del Mezzogiorno (Campania)
IL CONSENSO SULLA PELLE DEI DEBOLI
Quella dei 471 navigator campani si sta trasformando in un’odissea che si trascina da quando il governo giallo verde decise il loro reclutamento per traghettare coloro che percepiscono il reddito di cittadinanza verso un’occupazione. Nuove figure professionali che dovrebbero collaborare con i centri per l’impiego nell’individuare un’offerta di lavoro congrua per i beneficiari della misura. Anzi, addirittura tre, si disse entusiasticamente in un primo momento. In Campania il governatore De Luca si schierò dal primo momento in modo netto contro i navigator, tacciandola di operazione inutile e clientelare, temendo che la patata bollente sarebbe rotolata nelle mani delle Regioni, potenziali precari che avrebbe rivendicato l’assunzione nei ruoli dell’ente. Ieri si è giunti all’epilogo di una vicenda surreale. Anpal servizi attacca frontalmente la Campania accusando la giunta regionale di non aver approvato la convenzione tra i due enti per definire le modalità di assistenza tecnica dei navigator. Cosa che invece è già avvenuta da tempo in tutte le altre: il 17 luglio scorso 14 Regioni, poi diventate 19 nel giro di qualche settimana, firmano le convenzioni bilaterali con Anpal Servizi sui compiti dei navigator, la Campania è l’unica a restare fuori. Il 17 ottobre De Luca sottoscrive l’impegno, dopo mesi durante i quali i vincitori della selezione per navigator avevano protestato sotto la sede della Regione.
La risposta della Campania non si fa attendere: il governatore preferisce restarne fuori almeno formalmente e fa scendere in campo il suo vice e uomo di assoluta fiducia, Fulvio Bonavitacola, che definisce sconcertante e scorretto il comunicato di Anpal Servizi.
Il quesito è: chi ha ragione? Chi ha torto? Il braccio destro di De Luca sostiene che la Regione non deve regolare con alcuna convenzione con Anpal l’utilizzo di personale selezionato e convenzionato dall’Agenzia per il lavoro in assoluta autonomia. Il motivo dello scaricabarile è lapalissiano: la Campania non vuole avere niente a che fare con le scelte fatte dal governo nazionale e dal suo braccio operativo guidato da Domenico Parisi, proprio per il timore di contribuire essa stessa a creare l’ennesima sacca di precariato che, dopo la scadenza del contratto a termine, andrà a chiedere conto e ragione a via Santa Lucia.
Anpal servizi, dal canto suo, dice che la Campania mente, perché in tutte le altre Regioni si è seguita questa strada e non si vede per quale motivo in Campania si debba seguire un’altra procedura. L’opposizione di
Forza Italia in consiglio regionale coglie al balzo l’occasione per criticare la giunta di centro sinistra, arrampicandosi sugli specchi perché la motivazione in base alla quale i navigator campani non dovranno essere assunti dall’ente campano, se è giuridicamente corretta, non tiene conto della realtà sociale, in un territorio con elevata disoccupazione.
Queste sono purtroppo le conseguenze di scelte sbagliate fatte dai governi per catturare un po’ di consenso. L’interrogativo di fondo resta quello di qualche mese fa: cosa potranno fare concretamente questi giovani volenterosi e in qualche caso anche capaci, per risolvere
un problema, quello delle politiche attive del lavoro, che non funzionano? Non è certo una misura, giusta ma assistenziale, come il Reddito di Cittadinanza, a poter incidere su questa carenza strutturale. Tanto è vero che finora neppure un percettore è stato convocato per essere «navigato» verso fantomatici posti di lavoro che non si creano certo per decreto. Resta un’amara conclusione Per noi è un incubo infinito, commentava ieri sera, tra la delusione e lo scoramento, un portavoce dei 471. Finiti tra l’incudine e il martello, sono loro, giovani e meno giovani campani privi di un lavoro, che avevano toccato il cielo con un dito quando erano stati selezionati, a sentirsi oggi letteralmente presi in giro. E non si può che solidarizzare con loro.