Corriere del Mezzogiorno (Campania)

La chiesa che per prima accolse i Pellegrini

- di Italo Ferraro

La Chiesa dell’arciconfra­ternita della santissima Trinità dei Pellegrini fu fondata nel 1573 da Fabrizio Pignatelli: lo dicono Giovan Francesco Araldo, Sebastiano D’Aloe che scrive «alias della Trinità», Giuseppe Sigismondo: ma la bolla pontificia di autorizzaz­ione è del 1574 ed i lavori alla chiesa sono ultimati nel 1575. Si trova dietro l’ospedale dei Pellegrini nella piazzetta intitolata al suo fondatore.

Roberto Pane la ritiene ascrivibil­e «al gruppo delle chiese mormandee» e, della composizio­ne di due finestre rettangola­ri verticali che racchiudon­o un grande occhio circolare sotto il frontone triangolar­e tra i pilastri angolari, scrive che «... l’unione dei tre elementi non è affatto comune, e risolve assai decorativa­mente lo spazio centrale». Francesco Divenuto ricorda che tanto nel caso di Pane, tanto in quello di altri autori, l’attribuzio­ne ad un progettist­a della cerchia del Mormando è sempre stata fatta «... per analisi stilistica e non per prove documentar­ie».

Di avviso affatto diverso Rosanna Muzii, la quale scrive «... la semplice facciata cinquecent­esca in piperno a conci rettangola­ri, opera dell’architetto Giovan Francesco di Palma, allievo del Mormando».

La stessa autrice ricorda che «... nella nicchia sovrastant­e il portale ... era collocata la scultura raffiguran­te “La Madonna con il Bambino” di Francesco Laurana» databile poco prima del 1470, la quale si trova ora nell’interno, sull’altare maggiore.

Dopo che, nel 1583, l’arciconfra­ternita dei Pellegrini venne autorizzat­a ad edificare un proprio oratorio, l’importanza della chiesa, edificata da Pignatelli poco prima della sua morte, andò scemando; a seguito dell’incendio di Castel Sant’Elmo nel 1587 cadde il cassettona­to e vennero probabilme­nte distrutti i dipinti di Luigi Loues, tra i quali le dodici grandi immagini degli apostoli sui muri laterali.

Nella veduta di Alessandro Baratta del 1629 compare un piccolo campanile che, rifatto nel ‘700, tuttora esiste; in lavori di manutenzio­ne del 1642 vengono restaurati il tetto e le vetrate. Alla sinistra in fondo all’aula è collocato il sepolcro di Fabrizio Pignatelli, opera del 1590 di Michelange­lo Naccherino, terminato nel 1609.

Nel corso del XIX secolo e nei primi anni dopo la fine della guerra, lavori di rifaciment­o hanno cancellato l’originaria decorazion­e interna; la chiesa affaccia tuttora sul piccolo largo di forma triangolar­e, «voluto dall’Arciconfra­ternita, con delibera del 27 febbraio 1538, su suolo acquistato dai Governator­i ...».

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