Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Dalla tenuta Sant’Agostino un Trebbiano di rispetto
Fino al 2013 la vita lavorativa di Carlo Ceparano si divideva tra la professione di commercialista, per il 90 per cento, e di vignaiolo, per il 10. Quest’ultima attività, che si è limitata per anni alla supervisione delle vigne di famiglia e al conferimento dell’uva a produttori della zona, ha finito, sulla spinta della passione, per prendere il sopravvento, tanto che ora i testi unici sui tributi e le dichiarazioni dei redditi sono quasi sparite dalla sua vita. Con i fratelli Domenico, Raffaela e Gennaro, Carlo ha deciso di fare da sè, fondando l’azienda vitivinicola Sant’Agostino, dal nome del padre e in ricordo delle riunioni familiari che periodicamente nel giorno onomastico del genitore avvenivano tra le vigne di Solopaca. Per gestire al meglio la vinificazione delle uve autoctone (malvasia, trebbiano e aglianico) ha chiamato un winemaker di vaglia: Vincenzo Mercurio. Il processo produttivo prevede l’impiego delle anfore, parzialmente utilizzate per le fermentazioni e successivamente per l’affinamento. Questa tecnica è spesso al centro di feroci polemiche. E devo riconoscere di essere stato io stesso molto critico a riguardo. Poi, con l’età, l’impeto delle passioni non si attenua, ma viene, per così dire, razionalizzato. E ho capito che tutto dipende dalle modalità di utilizzo, esattamente come accade per le barrique. Non c’è una soluzione ideologica. In questo caso, mi riferisco almeno al Trebbiano Venti Venti 2017, mi sembra che l’obiettivo di realizzare un prodotto originale e di qualità allo stesso tempo sia stato centrato in pieno. Di colore paglierino carico, limpido e consistente, offre al naso fragranze eleganti, non sempre riscontrabili nel “vile” Trebbiano. A sentori erbacei e vegetali si affiancano aromi di nespola, di pera, note agrumate. In bocca è vivo, sorretto da una forte acidità che ne garantirà l’evoluzione. Sorso lungo, finale pulito. Da provare sul salmone alla griglia, su una ricca frittura di mare.