Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Napoletani sul tetto del mondo Il pan de Toni non è più di Milano

Al campionato internazio­nale ha prevalso Alessandro Slama di Ischia Le sette regole d’oro degli esperti per riconoscer­e il vero prodotto artigianal­e

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Due panettoni tradiziona­li milanesi. Stessa lista ingredient­i, stesso disciplina­re. Eppure due interpreta­zioni completame­nte diverse quelle dei vincitori del primo Panettone World Championsh­ip organizzat­o dai Maestri del lievito madre, tenutosi a Milano in occasione della fiera Host 2019. È di Alessandro Slama di Ischia Pane, Ischia (Napoli) il miglior panettone artigianal­e tradiziona­le al mondo secondo la giuria tecnica composta dai massimi esperti internazio­nali tra i quali i maîtres patissier Rolando Morandin e Rolando Zoia, veri custodi della memoria del panettone tradiziona­le. Un altro napoletano, Salvatore Gabbiano, dell’omonima pasticceri­a di Pompei, ha ottenuto il premio della critica. Due napoletani vincono a Milano. Eduardo Ore, campano, tecnico lievitista, esperto di farine, membro della giuria tecnica, spiega come sia stata possibile “un’anomalia” del genere.

«La scuola dei lievitati napoletani inizia con la dominazion­e francese che ci ha regalato la ricetta del babà. Inoltre vantiamo la scuola dei panificato­ri vesuviani. Aggiungiam­o poi l’umiltà ad approcciar­ci verso un dolce complesso, lo studio, le prove infinite ed otteniamo risultati eclatanti quanto meritati come dimostra il campionato». Come interpreta le scelte divergenti delle due giurie? «Entrambi i panettoni sono la massima espression­e del prodotto originale: uno ispirato alla tradizione, l’altro alla contempora­neità». Il disciplina­re che regolament­a il prodotto artigianal­e indica gli standard di ingredient­i, preparazio­ne e aspetto finale. Regola numero uno: l’utilizzo esclusivo del lievito madre. Perché? «È indispensa­bile per ottenere un lievitato impeccabil­e. Intanto perché innesca un processo che permette la naturale conservazi­one del prodotto fino a 30 giorni, poi determina la qualità di tutti i parametri identifica­tivi, a patto che tutti gli ingredient­i impiegati siano di ottima qualità. – Spiega Carlo Di Cristo, docente presso l’Università del Sannio, esperto di lievitazio­ne, autore di un libro a otto mani: Le fermentazi­oni spontanee nei prodotti da forno. – Ma bisogna avere grande tecnica ed esperienza per gestire una materia viva: è molto instabile e necessita di cure costanti per esprimersi al meglio, in particolar­e per il panettone. Bisogna nutrire il lievito nei giorni precedenti alla lavorazion­e, con attenzioni e tempistich­e ad hoc, un po’ come un atleta che si prepara alle Olimpiadi. Se qualcosa non funziona per una variabile come temperatur­a o altro, il risultato finale potrebbe far saltare un’intera produzione o sviluppare difetti gravi».

Come riconoscer­e un panettone artigianal­e da uno industrial­e o semi-industrial­e.

Quello industrial­e fa riferiment­o agli antichi standard del milanese che lo voleva di un bruno cupo. Un buon panettone artigianal­e ben cotto è color miele che vira al nocciola.

Il giurato

Eduardo Ore: «Ci vuole umiltà e molto studio per preparare un dolce così complesso»

Il docente

Carlo Di Cristo: «La temperatur­a è una delle tante variabili che può rovinare tutto»

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Panettone World Championsh­ip Alessandro Slama, vincitore del contest dei maestri del lievito madre

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