Corriere del Mezzogiorno (Campania)
I PRIVATI PER DIFENDERE LA CULTURA
Enrico Bellezza, giurista e ideatore delle Fondazioni di partecipazione, ripercorrendo il lavoro di Roland Bechmann, «Le radici delle Cattedrali», descrive il percorso che ha condotto in Europa alla costruzione delle grandi cattedrali gotiche: «Il Vescovo, che aveva in mente di intraprendere il progetto di costruzione di una Cattedrale, riuniva intorno ad un tavolo la “società civile” del tempo, illustrava il progetto ed il piano finanziario, faceva presente quali risorse (generalmente pietre e foreste) potevano essere fornite dalla Chiesa e domandava, a tutti coloro che sedevano intorno al tavolo, di offrire ognuno il proprio contributo in denaro, materiali ed opere. La Comunità si ritrovava unita intorno al progetto ed insieme progettava, costruiva, gestiva, sotto la guida di una direzione molto particolare». Nei Campi Flegrei il vescovo ha preso l’abito del Parco Archeologico dei Campi Flegrei che ha immaginato e lanciato la prima forma di partenariato speciale pubblico-privato sui beni culturali statali. Un progetto di cooperazione tra il Parco, gli enti locali ed i soggetti privati e del terzo settore per concorrere alla cura, alla conoscenza e alla valorizzazione del patrimonio archeologico ed ambientale dell’intera area. Nel mese di novembre, per avviare questo percorso di collaborazione, sono stati fatti due passi: il primo consiste nella realizzazione di un avviso pubblico.
Avviso in cui il Parco dichiara la volontà di avviare una collaborazione con soggetti privati e del terzo settore per aprire al pubblico due siti di straordinaria bellezza ora chiusi: la Piscina Mirabilis a Bacoli ed il Tempio di Serapide a Pozzuoli.
L’obiettivo è di costruire un’alleanza con associazioni e imprese in grado di garantire una fruizione continuativa di questi due siti archeologici, creando occupazione regolare.
Si tratta di un’importante sperimentazione che potrebbe essere allargata ad alcuni degli altri 19 siti chiusi e negati alla cittadinanza. È importante sottolineare che questa iniziativa è la prima sperimentazione di questo tipo che viene fatta in Italia, utilizzando una norma presente nel nostro ordinamento dal 2016 ed in particolare l’art. 151 del codice dei contratti pubblici.
Il secondo passo consiste nell’avviare un processo di rilancio dell’area Flegrea attraverso l’attivazione contemporanea di una pluralità di iniziative culturali (visite guidate, walking tour, rassegne di performing arts, percorsi enogastronomici) e nel campo della mobilità (in grado di favorire la connessione tra i tanti punti di attrazione dell’area) promosse da una pluralità di soggetti pubblici, privati e del terzo settore.
A tal fine è stato promosso il Parco delle Idee un’iniziativa in cui più di 130 persone (con più di 70 idee) hanno risposto all’appello del direttore del Parco Fabio Pagano e che per tre giorni (dall’8 al 10 novembre) hanno messo a confronto le loro idee per provare a costruire un palinsesto di progetti in grado di ridare nuova vita ai Campi Flegrei.
Tra un mese il processo prosegue ed il Parco in collaborazione con l’Università Federico II di Napoli fornirà un supporto per trasformare in imprese culturali sostenibili alcune delle idee presentate al Parco delle Idee.
Non è una sfida agevole. Nel corso degli ultimi 30 anni i Campi Flegrei hanno subito un processo di urbanizzazione forzata provocata dal fenomeno sismico e dalle discutibili scelte politiche, conseguenti al sisma degli anni ‘80, nonché un impoverimento economico e sociale provocato dalla deindustrializzazione e dall’abusivismo edilizio.
In quest’area, come in tantissimi altri luoghi del sud d’Italia, è in atto una lotta continua tra la bellezza ed il degrado.
Il Parco Archeologico dei Campi Flegrei ha messo al centro del suo progetto di sviluppo la cultura e le persone ed ha costruito il suo piano strategico puntando su un pilastro chiave: la collaborazione con la sua comunità di riferimento.
Lo scetticismo, la rassegnazione, i campanilismi ed i rancori maturati in passato sono i principali ostacoli a questo processo di cambiamento.
È un cammino che ha l’ambizione di tracciare una strada nella cura e nella valorizzazione del patrimonio culturale del Sud e all’intera nazione.
Una sfida coraggiosa che, pur consapevole delle grandi difficoltà, prova a cancellare gli stereotipi troppo comodamente appiccicati sull’immobilismo del Mezzogiorno.