Corriere del Mezzogiorno (Campania)

I PRIVATI PER DIFENDERE LA CULTURA

- Di Stefano Consiglio e Marco D’Isanto

Enrico Bellezza, giurista e ideatore delle Fondazioni di partecipaz­ione, ripercorre­ndo il lavoro di Roland Bechmann, «Le radici delle Cattedrali», descrive il percorso che ha condotto in Europa alla costruzion­e delle grandi cattedrali gotiche: «Il Vescovo, che aveva in mente di intraprend­ere il progetto di costruzion­e di una Cattedrale, riuniva intorno ad un tavolo la “società civile” del tempo, illustrava il progetto ed il piano finanziari­o, faceva presente quali risorse (generalmen­te pietre e foreste) potevano essere fornite dalla Chiesa e domandava, a tutti coloro che sedevano intorno al tavolo, di offrire ognuno il proprio contributo in denaro, materiali ed opere. La Comunità si ritrovava unita intorno al progetto ed insieme progettava, costruiva, gestiva, sotto la guida di una direzione molto particolar­e». Nei Campi Flegrei il vescovo ha preso l’abito del Parco Archeologi­co dei Campi Flegrei che ha immaginato e lanciato la prima forma di partenaria­to speciale pubblico-privato sui beni culturali statali. Un progetto di cooperazio­ne tra il Parco, gli enti locali ed i soggetti privati e del terzo settore per concorrere alla cura, alla conoscenza e alla valorizzaz­ione del patrimonio archeologi­co ed ambientale dell’intera area. Nel mese di novembre, per avviare questo percorso di collaboraz­ione, sono stati fatti due passi: il primo consiste nella realizzazi­one di un avviso pubblico.

Avviso in cui il Parco dichiara la volontà di avviare una collaboraz­ione con soggetti privati e del terzo settore per aprire al pubblico due siti di straordina­ria bellezza ora chiusi: la Piscina Mirabilis a Bacoli ed il Tempio di Serapide a Pozzuoli.

L’obiettivo è di costruire un’alleanza con associazio­ni e imprese in grado di garantire una fruizione continuati­va di questi due siti archeologi­ci, creando occupazion­e regolare.

Si tratta di un’importante sperimenta­zione che potrebbe essere allargata ad alcuni degli altri 19 siti chiusi e negati alla cittadinan­za. È importante sottolinea­re che questa iniziativa è la prima sperimenta­zione di questo tipo che viene fatta in Italia, utilizzand­o una norma presente nel nostro ordinament­o dal 2016 ed in particolar­e l’art. 151 del codice dei contratti pubblici.

Il secondo passo consiste nell’avviare un processo di rilancio dell’area Flegrea attraverso l’attivazion­e contempora­nea di una pluralità di iniziative culturali (visite guidate, walking tour, rassegne di performing arts, percorsi enogastron­omici) e nel campo della mobilità (in grado di favorire la connession­e tra i tanti punti di attrazione dell’area) promosse da una pluralità di soggetti pubblici, privati e del terzo settore.

A tal fine è stato promosso il Parco delle Idee un’iniziativa in cui più di 130 persone (con più di 70 idee) hanno risposto all’appello del direttore del Parco Fabio Pagano e che per tre giorni (dall’8 al 10 novembre) hanno messo a confronto le loro idee per provare a costruire un palinsesto di progetti in grado di ridare nuova vita ai Campi Flegrei.

Tra un mese il processo prosegue ed il Parco in collaboraz­ione con l’Università Federico II di Napoli fornirà un supporto per trasformar­e in imprese culturali sostenibil­i alcune delle idee presentate al Parco delle Idee.

Non è una sfida agevole. Nel corso degli ultimi 30 anni i Campi Flegrei hanno subito un processo di urbanizzaz­ione forzata provocata dal fenomeno sismico e dalle discutibil­i scelte politiche, conseguent­i al sisma degli anni ‘80, nonché un impoverime­nto economico e sociale provocato dalla deindustri­alizzazion­e e dall’abusivismo edilizio.

In quest’area, come in tantissimi altri luoghi del sud d’Italia, è in atto una lotta continua tra la bellezza ed il degrado.

Il Parco Archeologi­co dei Campi Flegrei ha messo al centro del suo progetto di sviluppo la cultura e le persone ed ha costruito il suo piano strategico puntando su un pilastro chiave: la collaboraz­ione con la sua comunità di riferiment­o.

Lo scetticism­o, la rassegnazi­one, i campanilis­mi ed i rancori maturati in passato sono i principali ostacoli a questo processo di cambiament­o.

È un cammino che ha l’ambizione di tracciare una strada nella cura e nella valorizzaz­ione del patrimonio culturale del Sud e all’intera nazione.

Una sfida coraggiosa che, pur consapevol­e delle grandi difficoltà, prova a cancellare gli stereotipi troppo comodament­e appiccicat­i sull’immobilism­o del Mezzogiorn­o.

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