Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«Le Regioni attuino i piani ministeriali»
Sileri: «Dalla diagnosi fino ai controlli tutti vanno trattati allo stesso modo»
«Da medico mi viene spontaneo definire fragile chiunque stia male, per qualunque tipo di patologia. Credo che la nostra attenzione debba essere concentrata sullo spronare tutte le Regioni ad attuare i piani che sono portati avanti dal Ministero, monitorando i risultati e ottimizzando quanto più è possibile il sistema. Migliorando ciò che deve essere migliorato e focalizzandoci sullo scopo ultimo: aiutare i pazienti». Così il senatore Pierpaolo Sileri, che dallo scorso 16 settembre è viceministro della Salute dell’attuale Governo Conte, classe 1972, laureato lui stesso in Medicina e Chirurgia e specialista in Chirurgia dell’Apparato digerente parla del ruolo del welfare per «stare dalla parte dei fragili».
Quali sono a suo avviso le priorità? Le prime cose che è necessario migliorare?
«Prima di ogni altra cosa c’è il piano per la cronicità perché si tratta di un numero di cittadini molto alto. Oggi sono tantissime infatti le persone che diventano sempre più anziane e quindi portatrici di un numero sempre più alto di patologie ed è proprio lì che vanno convogliate tutte le nostre energie. Ma sono tante anche le questioni sul tavolo che nella giornata organizzata dal network PreSa, prevenzione e Salute, sono state al centro del dibattito. Giustamente penso alle malattie rare, a patologie benigne e maligne. Ecco a questo proposito il Servizio Sanitario Nazionale funziona, perché offre comunque assistenza a tutti. Ma in maniera disomogenea. Ed è questo che deve essere il nostro goal, l’obiettivo da centrare senza frapporre alcun indugio.
Togliere quelle disomogeneità e far sì che il Nord e il Sud del Paese siano davvero uniti».
Senza fare più differenze tra aree più o meno ricche dunque?
«La sfida da cogliere è proprio questa: fare in modo che tutti i pazienti, in tutte le città, quelle più grandi e servite e quelle più piccole, in tutti i quartieri dei nostri comuni, in ogni angolo d’Italia, abbiano a disposizione un medesimo percorso diagnostico terapeutico eccellente. Dalla diagnosi al trattamento, fino ai controlli successivi. Tutto deve essere coeso e il paziente deve trovare la giusta risposta alle proprie necessità. Non possiamo pensare a un futuro servizio sanitario se si pensa solo alla cura della malattia».
In che senso?
«Si deve pensare alla cura della persona, ampliando l’assistenza nel cosiddetto senso socio-sanitario. Dobbiamo assistere il cittadino, e non necessariamente solo l’ammalato ma anche la famiglia che va sostenuta, sia economicamente che psicologicamente, e aiutata nell’intero percorso assistenziale. C’è chi è esperto perché ha studiato medicina e chi purtroppo perché è stato costretto a vivere sulla sua pelle o di quella di una persona amata la malattia. Ecco questo ultimo tipo di esperti devono stare allo stesso tavolo degli studiosi e spingere il decisore a fare la scelta giusta. Una scelta che deve essere sempre dettata dal buon senso e dalla capacità di risolvere in tempi brevi i problemi».