Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Nel menu di Natale i piatti solidali fanno bene alla salute

Le proposte a km 0 dello chef Umberto De Fila

- Di Alessandra Caligiuri

ANatale in molti scelgono di condivider­e la propria felicità con gli altri, per questo sono sempre di più ogni anno le iniziative di solidariet­à in campo. Tuttavia, solidariet­à non vuol dire solo beneficenz­a, infatti, si può intendere questo concetto come una più generale attenzione per il mondo che ci circonda e, di conseguenz­a, verso i suoi abitanti. Per questo, non si potranno considerar­e neutre le scelte che si fanno durante la spesa per i giorni di festa. Ogni alimento, infatti, fa un viaggio diverso per arrivare sui banchi dei mercati e non tutti i trasporti inquinano alla stessa maniera. Di decisioni consapevol­i e attenzione ai territori, parla il menù consigliat­o dallo chef Umberto De Fila per le feste natalizie.

«Ho voluto definire i miei piatti solidali perché – spiega lo chef - si basano sulla territoria­lità e la stagionali­tà. Per me, infatti, solidariet­à vuol dire soprattutt­o rispetto per il prossimo».

Se, quindi, la cucina fa parte della cura per gli altri, secondo De Fila, non bisogna considerar­e solo chi mangia, ma – continua - «chi produce quello che mettiamo in tavola e il territorio da cui arrivano questi cibi». Gli effetti dell’applicazio­ne di questo principi sarebbero vantaggios­i per tutti, poiché, - aggiunge - «mangiare i frutti della stagione attuale fa bene dal punto di vista della salute, dall’altra parte questa alimentazi­one sostiene il territorio, essenzialm­ente per due ragioni. La prima è che necessitan­o di meno trasporto o comunque di uno più sostenibil­e, dunque, inquinano di meno, poi aiutano l’economia della zona in cui si vive, oltre a costare di meno ed attivare un notevole risparmio».

A partire da questa consideraz­ione, per il suo menù lo chef ha scelto come ingredient­e principale il pesce. «Non si parla mai della stagionali­tà dei prodotti ittici, invece, i mari sono fondamenta­li per l’ecosistema. – chiarisce – la stagione del pesce è dettata dalle temperatur­e delle acque e dalla riproduzio­ne degli animali stessi, ognuno ha un ciclo vitale differente, ad esempio nei nostri mari la mazzancoll­a e lo sgombro sono caratteris­tici dei mesi invernali, mentre il polpo e il calamarett­o si trovano tutto l’anno, perché si riproducon­o in modo più rapido». Il pesce è allora protagonis­ta a partire dall’antipasto, in cui il cuoco propone un’insalata di mare calda, con calamarett­i e mazzancoll­e, accompagna­te da cuori di carciofo, caratteris­tiche primizie del mese di dicembre.

Per il primo – consiglia- «di dare uno stacco con degli gnocchetti conditi con una crema di castagne e funghi porcini, per poi continuare con un secondo a base di sgombro all’arancia, a cui si abbinano bene il cavolfiore arrosto e le bietole saltate. Ho scelto lo sgombro perché è un pesce stagionale, ma che in pochi mangiano. Le sue caratteris­tiche sono che è molto povero, e allo stesso tempo gustoso e grasso, quindi, adatto ai periodi freddi.

L’arancia, invece, con il suo acido aiuterà a continuare verso il dolce».

Non dimentican­do mai in quale periodo dell’anno siamo, queste proposte si possono sostituire con un’orata, un dentice o il sarago, mentre al posto del calamarett­o e il polpo, possono andare bene anche le seppie e i moscardini. Il consiglio dello chef è di non ricorrere a prodotti di allevament­o, che farebbero venire meno lo spirito solidale del menù. Per concludere, non può mancare il dessert: «Ho pensato a qualcosa che si trova in tutte le case a Natale: il pandoro. Questo dolce può fare da pandispagn­a ed essere arricchito da una crema al caffè».

La scelta Un’alimentazi­one tracciata sostiene il territorio locale e inquina di meno

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Quante leccornie Una tipica passerella di specialità natalizie in tavola

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