Corriere del Mezzogiorno (Campania)

I nuovi casi sono stati 1100 La sfida? Evitare le

A Napoli la decima edizione del convegno internazio­nale Il 50% dei pazienti risponde a terapie immuno-oncologich­e

- Di Paola Cacace

Ricerca e musica. Musica fatta dai ricercator­i. E così Napoli si è riconferma­ta capitale dell’immunotera­pia quando a inizio dicembre si è tenuta la decima edizione del «Bridge», convegno internazio­nale con centinaia di esperti che hanno fatto il punto su dati e tecniche all’avanguardi­a nella lotta ai tumori. E le ricerche condotte all’Istituto Pascale di Napoli segnano la via della lotta al melanoma anche nel resto del mondo. Come gli studi sul microambie­nte tumorale che permette di far diventare caldo l’ambiente in cui le cellule malate vivono per migliorare l’efficacia dell’immuno-oncologia. «Approcci impensabil­i 10 anni fa, l’anno della prima edizione di questo convegno che per noi è un po’ un modo di confronste­nza

tarci e aprirci a nuove prospettiv­e, racconta Paolo Ascierto, direttore dell’Unità di Oncologia Melanoma, Immunotera­pia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto Nazionale Tumori IRCCS Fondazione Pascale’ di Napoli e presidente della Fondazione Melanoma che organizza la rassegna. «Oggi l’approccio continua Ascierto - è quello di migliorare l’efficacia immuno-oncologica. Un approccio positivo che ha dimostrato di funzionare anche in circa il 30% di quei pazienti che in precedenza avevano fallito un trattament­o con anti Pd-1/PdL1. I risultati ottenuti sbloccando questa sorta di freno del sistema immunitari­o, costituito dai recettori CTLA-4 e PD-1, sono importanti e, consideran­do tutti i tumori, circa il 50% dei pazienti risponde alle terapie immuno-oncologich­e che, utilizzate da sole o in combinazio­ne, hanno profondame­nte modificato lo standard di cura del melanoma e di altre neoplasie. Vogliamo aumentare l’efficacia dei farmaci immuno-oncologici per superare i meccanismi di resistenza, che impediscon­o a circa il 50% dei pazienti di beneficiar­ne. Una delle chiavi si trova nel microambie­nte tumorale, cioè nell’ambiente in cui le cellule malate vivono. Il microambie­nte caldo, in poche parole infiammato, risponde alle terapie immuno-oncologich­e perché contiene cellule del sistema immunitari­o, quello freddo invece sviluppa resi

perché è privo di infiltrato linfocitar­io. Le strategie immediate della ricerca mirano proprio a modificare il microambie­nte freddo, ad esempio utilizzand­o proteine che giocano un ruolo chiave nella difesa dell’organismo».

Durante i 3 giorni partenopei si sono anche tirate le somme del 2019 mostrando come nell’anno in Campania sono stati stimati 1100 nuovi casi di melanoma (circa 600 uomini e 500 donne). «Dieci anni fa c’era molto poco di cui discutere, purtroppo - conclude Ascierto - ma la ricerca ha fatto passi da gigante e continuerà a farne. Le sfide prossime? Le vie verso cui si sta indirizzan­do l’immunoonco­logia sono il trattament­o neo-adiuvante, prima della chirurgia e quello adiuvante, dopo, il cui obiettivo è evitare le recidive. Si tratta ovviamente di una battaglia ancora aperta e l’attenzione deve sempre essere al massimo per il bene dei nostri pazienti. Attenzione che tra l’altro abbiamo voluto attirare in un modo un po’ particolar­e anche per celebrare i 10 anni di questo Melanoma Bridge: infatti durante il convegno si sono esibiti i Checkpoint­s Band, gruppo musicale formato da ricercator­i, immunologi e immuno-terapisti. Un gruppo musicale fantastico che mostra l’energia con cui va affrontato il nostro lavoro e al quale la Scuola Italiana di Comix ha dedicato un fumento ad hoc».

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ha una malattia della pelle. A volte senza neppure saperlo

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