Corriere del Mezzogiorno (Campania)
IL MINISTRO E GLI «ULISSIDI»
Firmando un documento dinanzi alla telecamera — come da antico modello berlusconiano –— il ministro per l’Ambiente e la Tutela del Territorio e del Mare Sergio Costa ha offerto agli utenti di Facebook — veicolo ben frequentato di comunicazione politica e, nel caso, istituzionale — certificazione dell’avvio della pratica ministeriale per l’istituzione dell’Area Marina protetta dell’Isola di Capri. Penna in mano e firma, con due bandiere al fianco e insegna del Ministero alle spalle, nulla di più certo e ufficiale. Nel successivo comunicato che a beneficio delle agenzie di stampa riassume il «viva voce» offerto sui social, il ministro tocca tre punti:
1) L’emendamento che non ha trovato posto nella Legge di stabilità e che ha scatenato le proteste che questo giornale ha registrato, era una iniziativa estemporanea nella quale il suo Ministero non c’entrava un bel nulla.
I soldi che occorrono si troveranno, come previsto, nel bilancio ordinario del Dicastero. In uno degli interventi accolti su queste pagine, avevo indicato come segnale di speranza una mappa presente sul sito del Ministero che indica le 17 Aree Marine in via di istituzione «qualunque sia lo stato di avanzamento del previsto iter amministrativo». Fra queste c’era Capri sin da prima che arrivasse in Commissione Senato l’emendamento che, una volta cestinato, ha fatto temere che avessero vinto i barracuda, da tempo comparsi nelle acque depresse dell’Isola.
2) Lo stato dell’avanzamento non sta più ai nastri di partenza, ma è in corsa con un primo tracciato dell’Area, lo studio e la mappatura dei fondali disastrati dagli scarichi. Pertanto il Ministro convocherà i due sindaci dell’Isola entro gennaio per una prima valutazione del progetto. Nella scorsa primavera aveva promesso di farlo entro fine d’anno, il ritardo non è poi così tanto. Resta da chiedersi come l’iter avesse preso il via senza il relativo provvedimento, visto che l’ha pubblicamente firmato soltanto oggi. Forse certi interventi di stampa, benché molesti, servono al destinatario per recuperare il tempo perduto.
3) Dopo che i due Sindaci avranno di comune accordo condiviso il progetto ministeriale, si passerà al terzo step, la consultazione degli stakeholders, anglicismo preferito dal ministro alla nostrana definizione di persone e categorie interessate al problema. Dando per accertato che il bello della diretta abbia fatto da bollo notarile al documento esibito e che di mese in mese non si aggiunga altro rinvio, un possibile ostacolo è rappresentato dalla cronica litigiosità fra i due Comuni dell’Isola, arrivata di recente al punto di rottura sullo sciagurato progetto della Metro sotterranea dal Porto alle pendici del Solaro. C’è addirittura un atto formale del Sindaco di Anacapri di «cessazione dei rapporti istituzionali» con quello di Capri. L’accordo richiesto dalla legge e ribadito da Costa non si presenta facile, aggiungendosi a tale cronica conflittualità quei molti interessi presenti nella specie e che per buona parte hanno frenato dal 1994 ad oggi la nascita dell’Area Marina.
Il Ministro, che ha concluso la performance assicurando di ritenere Capri «patrimonio dell’umanità», bisogna che consideri stakeholder non solo i nativi dell’Isola, da soli o associati, ma anche quei cittadini del mondo che Alberto Savinio definì «Ulissidi» perché affascinati dall’Isola azzurra, ove sono rimasti una volta sbarcati, oppure ne sono ripartiti, ma portando l’immagine nel cuore e conservandone lo spirito ovunque si trovino. E il numero cresce, se si aggiungono quanti l’amano da lontano solo per averne sentito parlare, viste le immagini, letto i racconti, appresa la storia. E che si rendano conto per primi i Sindaci che la comunità che rappresentano comprende anche costoro, che pur in minoranza nelle liste elettorali, sono i veri alfieri del mito su cui poggia l’economia dell’Isola, e che non hanno altro interesse che Capri torni ad essere il gioiello della natura che era. Il Corriere del Mezzogiorno che ha nella sua vocazione quella di analizzare i problemi del territorio evidenziandone le implicazioni culturali e le superiori valenze, ha inteso in qualche modo dar voce proprio agli Ulissidi nel sostenere la nascita di un’Area Marina pari alle altre sei già presenti nel Napoletano, perché Capri — che tale situazione rende dal punto di vista naturalistico la Cenerentola del Golfo — non soffochi se stessa e non riduca a una piccola bega provinciale un problema di portata così vasta e condivisa. Questo è un pericolo che sussiste e bisogna contrastarlo.