Corriere del Mezzogiorno (Campania)
L’ultimo atto di Fioramonti: «Il Miur rivaluti i poeti del Sud»
L’ex ministro dell’Istruzione ha chiesto la correzione delle indicazioni per le scuole superiori
Èstato in pratica l’ultimo atto da ministro dell’Istruzione prima di dimettersi. Lorenzo Fioramonti ha fatto pubblicare il 23 dicembre scorso un documento ministeriale nel quale raccomandava ai direttori scolastici regionali di inserire anche i letterati del Mezzogiorno nelle indicazioni ministeriali per i licei. Una svolta dopo nove anni di battaglie da parte di intellettuali meridionalisti che denunciavano l’«assurdo atto di discriminazione territoriale» risalente al 2010 con Gelmini ministro.
È stato uno degli ultimi
NAPOLI atti da ministro dell’Istruzione prima di rassegnare le dimissioni. Pochi giorni fa, Lorenzo Fioramonti, ha dato incarico al direttore generale del Miur, Maria Assunta Palermo, di diramare una circolare di «correzione» delle indicazioni nazionali per i licei» risalenti al 2010 e da cui venivano esclusi molti autori e autrici meridionali. A partire proprio dal poeta di Tricarico Rocco Scotellaro che, insieme ad altre decine di poeti e letterati meridionali non venivano ritenuti più fondamentali per l’insegnamento nei licei (dal premio Nobel Salvatore Quasimodo a Leonardo Sciascia, dal salernitano Alfonso Gatto. E ancora Elio Vittorini, Eduardo de Filippo, Grazia Deledda, Alda Merini, Maria Luisa Spaziani, Matilde Serao, Anna Maria Ortese, solo per limitarsi a due esempi). Della vicenda ne diede conto per primo, ben nove anni fa, il «Corriere del Mezzogiorno».
Una discriminazione cultural-territoriale contro la quale si batte il Centro di documentazione sulla Poesia del Sud, guidato dal normalista Paolo Saggese e da Peppino Iuliano e da altri professori meridionalisti. Ma che vede in prima fila anche molti intellettuali del paese di Scotellaro che proprio a Fioramonti avevano inviato un appello (Angela Marchisella, Paolo Paradiso, Teresa Ditella, Pancrazio Tedesco, Francesco Martinelli, Tiziano Orsellini, Filomena Laurenzana).
In effetti al ministro era stata conferita la cittadinanza onoraria di Tricarico (sua madre è originaria di lì) e proprio in quell’occasione gli era stata sottoposta l’assurda «discriminazione culturale portata avanti dal Miur all’epoca di Gelmini ministro. Nella lettera veniva citata la mobilitazione generale in favore dei letterati del Sud «dimenticati» dagli elenchi del Miur. Per citare solo alcuni nomi gli appelli per il loro reinserimento nelle indicazioni ministeriali sono stati firmati da Dacia Maraini, Alberto Angela, Pino Aprile e tanti altri.
Negli anni furono presentate decine di interrogazioni parlamentari e una raccolta di firme all’allora Capo dello Stato Giorgio Napolitano. Qualche passo, lentamente, venne compiuto. Ma decisiva è stata la volontà di Fioramonti il quale ha ritenuto di imprimere una svolta all’annosa vicenda. Così il 23 dicembre scorso, sul registro ufficiale del Miur, è stata pubblicata una nota, indirizzata ai direttori generali degli uffici scolastici regionali, nella quale si invitano «le istituzioni scolastiche di tutti i percorsi di scuola secondaria di secondo grado, a creare situazioni di studio, di ricerca e di confronto didattico, sia per i docenti che per gli studenti, che abbiano come riferimento anche autori e autrici meridionali». Nella stessa nota si chiarisce che «le Giornate della lingua italiana potranno avere ad oggetto testi trattati da opere di autori e autrici meridionali».
Per Saggese e Iuliano e per gli altri intellettuali impegnati nella battaglia per la valorizzazione della letteratura regionale «si tratta di un passo molto importante e concreto verso una completa equiparazione didattica delle varie sensibilità della letteratura locale».
Saggese, Iuliano e gli altri sottolineano che la loro battaglia «non ha alcun contenuto di “orgoglio terronistico” né viene attuata per spirito polemico nei confronti dei letterati settentrionali. Anzi — chiarisce Saggese — riteniamo che proprio la multiformità del panorama regionalistico in prosa e poesia consista in un arricchimento della cultura dei nostri studenti e quindi vada preso nel suo complesso».
Per le nuove indicazioni gli intellettuali autori delle petizioni auspicano l’abolizione dei nomi dei singoli letterati in modo da non creare «anche involontarie» discriminazioni territoriali o di genere.