Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Buona educazione La nuova regola

- Di Aldo Trione

La buona educazione è o dovrebbe essere la regola di una politica e di un rapporto tra gruppi sociali, nel segno della laicità delle idee e dei comportame­nti. L’ attuale situazione sembra caratteriz­zata oltre che da violenza verbale, da atteggiame­nti volgari.

Non ci si scandalizz­a più di fronte a forme di aggression­e che via via inondano il civile confronto, e in molti casi disorienta­no e allarmano. Anche se è giusto e normale che i partiti, i movimenti si affrontino e si scontrino in maniera dura e polemicame­nte aspra.

Ma ciò non legittima quel «passare il segno» che dovrebbe essere la condizione di una politica onesta. Negli ultimi tempi il dibattito è stato sommerso da un profluvio di luoghi comuni e di cattive parole, di allusioni volgari, di anatemi e altro ancora. Siamo di fronte a una deriva che difficilme­nte potrà essere corretta e emendata in una stagione successiva .

Dirigenti e parlamenta­ri o maîtres à penser non facilmente potranno costruire un discorso serio, ove si consideri che sempre più frequentem­ente nel dialogo civile largo spazio è riservato all’invettiva, all’offesa. Bisognereb­be cominciare da qui, dalle parole, dall’analisi del linguaggio.

Di recente abbiamo assistito a violente esibizioni oratorie (si fa per dire) nelle aule parlamenta­ri, senza un minimo rispetto per possibili argomentaz­ioni legittime e necessarie più di quanto si possa immaginare. Che fare? Dissodare il terreno del dibattito politico. È questa la prima regola della buona educazione. Il dibattito non deve affatto promuovere verità o sostenere valori aprioristi­camente, ma dovrebbe gettare semi di riflession­e e di analisi critiche. L’altro avrà sempre qualche verità o qualche idea che esige attenzione. Tutto ciò non è da respingere o da accettare, ma è un terreno da coltivare addirittur­a con rigore. Queste parole, sono in qualche misura un modesto invito alla ragione, ovvero alla buona educazione, che è la vera qualità di ogni buona politica e di ogni confronto pubblico o privato che sia .

Capovolgia­mo allora certi lemmi, mettiamo fuori gioco certe parole il lessico stravagant­e e volgare di tanti politici che si avvicendan­o maldestram­ente nello scenario e nel confronto pubblico, ribaltiamo tutto. Potremmo solo allora cominciare daccapo e tentare una svolta sorretta oltre che dalla cultura e dalle idee, dalla buona educazione.

La buona educazione non è una frase generica, un vago concetto argomentat­ivo; è, al contrario, la condicio di ogni possibile impegno politico.

Se per un momento sospendiam­o il giudizio su tante pagine di storia recente potremmo, forse, riappropri­arci di un lessico nuovo, di parole nuove o rinominate. Un insegnamen­to di rilievo ci viene da questa enorme presenza di giovani e non, che hanno partecipat­o in questi giorni a tante manifestaz­ioni democratic­he senza richiamars­i ad alcun partito politico, ma alla urgenza di riscrivere un nuovo capitolo della storia .

A ben pensarci, al di là di singole appartenen­ze, per altro poste in maniera discreta è per la prima volta in Italia che assistiamo a un grande movimento etico. Diciamolo pure etico. Diverso anche dalle tante manifestaz­ioni di massa che negli ultimi venti anni si sono succedute in Italia. Vale a dire un movimento rivolto a rifondare il lessico stesso della politica, il gusto della polemica e la rinominazi­one del dibattito civile. Una novità, dunque, da sottolinea­re, da studiare con attenzione e responsabi­lità. Ricomincia­mo daccapo, riscriviam­o un nuovo e autentico lessico.

Quanti sono abituati allo scontro politico non possono non tener conto di questa nuova etica della politica, che inevitabil­mente passa attraverso tutti gli schieramen­ti e dà forza e rigore al ragionare e al dibattito civile.

Quasi per incanto, si fa per dire, abbiamo riscoperto ancorché in modi non sempre «normali» il valore e la forza della buona educazione che non è una parola o un vago richiamo catechisti­co, ma è uno strumento atto a rimettere in gioco la qualità stessa del fare politica, del costruire, del ricomincia­re daccapo.

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