Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Ora una gestione unica Holding con le Ferrovie
Troppi soggetti in campo tra liti e disorganizzazione
Saranno mesi difficili per la Linea 1 della metropolitana, più di quanto non lo siano già stati quelli trascorsi fino all’incidente ferroviario di Piscinola, proprio per le conseguenze che ha già determinato e che si aggiungono allo stress, un altro modo per dire disastro, della rete. Un disastro annunciato, e che richiama un particolare disarmante: di quanto è successo a Piscinola si accerteranno le responsabilità perché ci penserà la magistratura, ma di tutto quello che ha portato il sistema alle attuali condizioni risponderà qualcuno? E questo vale non solo per la metropolitana, il cui funzionamento risulta coerente con il precario contesto cittadino. Ci sono tre ordini di problemi da considerare se si vuole lanciare lo sguardo oltre la situazione attuale, partendo da una considerazione lapalissiana.
Cioè qualcosa e di profondo deve cambiare in maniera combinata sul piano amministrativo, su quello delle responsabilità e su quello gestionale.
L’amministrazione Paradossalmente in questo campo le soluzioni sono più facili perché dettate da una tabella di marcia dalla quale non si può derogare. C’è un sindaco, Luigi de Magistris, in scadenza, poco più di un anno e se ne torna a casa. Ci si augura che si possa trovare un successore che imprima all’amministrazione comunale quella svolta di cui la città ha bisogno. Finora, ed è un tempo lunghissimo considerato che i mandati sono stati due, ci siamo nutriti, tra monete da coniare e flotte da varare, di molta politica e siamo stati a dieta, se non abbiamo addirittura digiunato, di governo della città.
Fatta la tara per le ristrettezze finanziarie, si resta sconcertati di fronte alle carenze o all’assenza di quella cura della città, la manutenzione ordinaria, senza la quale non si capisce a che serva un’amministrazione comunale. Inutile ricordare lo stato generale di Napoli, l’abbandono dei parchi, la caduta degli alberi, l’immondizia straripante, il non buono (siamo generosi) funzionamento dei servizi, l’anarchia della sosta, l’inaffidabilità dei trasporti.
E prima ancora delle buche che tormentano le strade, mette conto ricordare che non si è fatto neanche quello che non costerebbe nulla: per sottoservizi o pose di bande più o meno larghe si autorizzano scavi che non risparmiano neanche i vicoli ma poi non si pretende, come sarebbe d’uopo, a chi ha scassato di ripristinare perfettamente lo stato dei luoghi e non trasformare in eterno le nostre vie in quadri astratti quasi fossero musei.
Diabolicamente, ma fino a un certo punto, la mancata e fondamentale gestione dell’ordinario si è sposata con l’assenza di un’idea, di un progetto per il futuro. A questo riguardo va però detto che da decenni, potremmo dire da quando Maurizio Valenzi e Luigi Buccico fecero un buco a piazza Medaglie d’Oro vedendo la metropolitana che altri nemmeno sognavano, Napoli progetta ben poco e non guarda al futuro. Non sarebbe male discutere di questo nel tempo che manca dalle prossime elezioni amministrative affinché la ricerca dei nomi si fondi su programmi concreti e convincenti, utili per la città.
La responsabilità
Programmazione, gestione e efficienza dei servizi. Per far funzionare le cose servono tutt’e tre. Da sempre e dappertutto. Anche a casa nostra se non programmiamo gli approvvigionamenti in base al bilancio familiare, se non gestiamo oculatamente i beni di cui ci siamo forniti, dalla carta igienica al sale, e se non teniamo in ordine tutto garantendo l’efficienza generale, finiremo nel caos e andrà tutto a rotoli. La vicenda dei trasporti, ma non solo quella, è esattamente la fotografia di come non si sia programmato, si sia mal gestito e si sia prodotta inefficienza ai limiti del tracollo. Ma, inchiesta sull’incidente di Piscinola a parte, qualcuno è stato chiamato a rispondere delle proprie responsabilità?
Sia chiaro, questo non è un problema solo nostro, solo napoletano, altrimenti non si spiegherebbe che più che la buona prassi sia sempre più quella cattiva a provocare emulazione come si vede dallo stato non certo invidiabile del Paese. Ma noi siamo qui e qui dobbiamo fare i conti con le nostre necessità, utilizzando al meglio e al massimo le opportunità che le leggi, non sempre favorevoli, consentono.
La gestione
Quanti soggetti governano il sistema dei trasporti nell’area napoletana? Troppi. Ci sono le Ferrovie dello Stato, c’è l’Eav, c’è l’Anm, che gestisce anche la metropolitana Linea 1. Perfino per il completamento di questa linea si opera ormai a mezzadria tra Eav e Metropolitana di Napoli, con ricadute future non ancora chiare. Questa folla di gestori (società di costruzione a parte) potrebbe anche essere sopportabile se ci fosse parità di esperienza, di know how, di tecnici, di mezzi, ma possiamo davvero mettere sullo stesso piano le Ferrovie dello Stato con un’azienda come l’Anm che ha le pezze al sedere e che è così palesemente inadeguata a far funzionare una metropolitana e neanche un decente servizio di trasporto su gomma, o un’altra come l’Eav del cui disastro non serve neanche più menzionare qualche chicca? Non c’è partita perché anche, come mi ricorda un sindacalista di lungo corso quale Michele Gravano, le difficoltà che ha qualche volta la linea Salerno-Napoli-Roma dell’Alta Velocità derivano da sovraffollamento e non da corse che saltano o convogli che si guastano. Discorso che richiama gli stessi scenari degli aeroporti, in primis il nostro di Capodichino, che soffrono di successo e non di inefficienza o pressapochismo gestionale.
Ho letto che anche il governatore De Luca si è posto questo problema. È tempo che si facciano i conti con la necessità inderogabile di una gestione forte, razionale, sicura della nostra rete dei trasporti su ferro, garantendo l’intermodalità con altri sistemi (soprattutto gomma) nei modi più opportuni. Sarà una holding con FS sulla poltrona più importante? Saranno altre formule gestionali? Di certo è necessario affidarsi a chi fa questo mestiere da sempre.
Come un ritornello, spesso si sostiene che la mano pubblica non sa gestire come fa quella privata. Può darsi. Ma qui c’è una mano pubblica che fa male e una mano pubblica che fa bene si può dire da sempre. Dunque, non serve neanche lanciare un sos al privato che dovrebbe fare miracoli, la soluzione è in casa.
Il bilancio
Eav e Anm hanno realizzato soltanto disastri sia su gomma che su rotaia