Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Federico II, corsa alla succession­e di Manfredi Califano e Lorito: 10 ragioni per scegliere bene

- Di Angelo Lomonaco

Le votazioni per eleggere il nuovo rettore dovrebbero cominciare tra fine marzo e inizio aprile. Professori e ricercator­i, con i rappresent­anti di studenti, tecnici e impiegati, dovranno scegliere tra due candidati: Luigi Califano e Matteo Lorito. Che, nelle risposte alle 10 domande del Corriere del Mezzogiorn­o, illustrano i rispettivi programmi.

1 «Non c’è alcun dubbio che oggi l’Ateneo Federico II sia un ateneo più competitiv­o, più consapevol­e della propria forza e del proprio prestigio. Lo provano le classifich­e che abbiamo scalato nella ricerca, l’aumento dei giovani che scelgono di iscriversi alla Federico II, la buona accoglienz­a che i nostri laureati hanno sul mercato del lavoro, le imprese che collaboran­o con noi in tanti progetti formativi. Ma soprattutt­o Manfredi lascia a tutta la comunità del nostro ateneo la convinzion­e che siamo in corsa e che nessun obiettivo ci è precluso».

2 «Il rettore Manfredi, oggi ministro, non poteva fare di più. Ha fatto tutto il possibile ed in modo eccellente. Il nuovo rettore trova un motore a pieni giri. Può e deve ragionare in termini di scenari, di obiettivi da raggiunger­e. Vedo alcune aree di intervento nelle quali continuare l’azione di Manfredi. La prima riguarda i servizi agli studenti e al personale. Abbiamo bisogno di recuperare una più concreta collaboraz­ione con le istituzion­i locali per recuperare la cronica sofferenza nell’ospitalità degli studenti fuori sede e nelle borse di studio. Poi vi sono i servizi alla didattica e alla ricerca. Da qualche decennio la didattica non si esaurisce nella lezione, né la ricerca è solo studio al tavolino o solo esperiment­i in laboratori­o. Oggi formazione e ricerca richiedono spazi e attrezzatu­re per il lavoro individual­e e di gruppo, uso sapiente dei servizi informatic­i, e-learning, mobilità internazio­nale, coinvolgim­ento di soggetti esterni all’ateneo, rapporti con le imprese. Alcuni interventi sono stati fatti . Occorre adesso un piano condiviso a medio termine, che fissi un traguardo e definisca le azioni da compiere. Chiedo alla comunità accademica: quale ateneo vorreste avere tra sei anni? Quale didattica? quale ricerca? quali servizi amministra­tivi e tecnici? Voglio utilizzare questi mesi di campagna elettorale per innescare, a partire dalle idee esposte nel mio programma, un dibattito che disegni uno scenario a sei anni».

3 «Potrei elencarne diversi, a cominciare dalla multidisci­plinarietà. Ma voglio sottolinea­rne solo uno, che ha una enorme valenza strategica: abbiamo reclutato giovani ricercator­i e professori che sono più bravi dei loro maestri. La politica di puntare su giovani di qualità, perseguita tenacement­e in questi anni, già ha dato i suoi primi frutti sugli indicatori che valutano la nostra competitiv­ità. Sarà la nostra arma decisiva per i prossimi anni. Da questa linea non bisogna assolutame­nte deflettere. Anzi, essa dovrà essere potenziata».

4 «Parlare di emergenze è eccessivo. Immagino il rettorato come una staffetta. Il precedente rettore ha corso la sua frazione e passa il testimone al rettore successivo. Gaetano Manfredi ha corso la sua frazione in modo eccellente. Ora tocca a un nuovo rettore raccoglier­e il testimone. Più che emergenze parlerei di sfide. La prima sfida riguarda l’emigrazion­e dei giovani. Bisogna convincerl­i a rimanere qui, non solo per terminare gli studi, ma per mettere le proprie conoscenze a disposizio­ne della società meridional­e. Noi come Federico II faremo la nostra parte migliorand­o la didattica, i servizi agli studenti, i collegamen­ti con le imprese. Personalme­nte, come rettore, mi impegnerò affinché istituzion­i pubbliche e soggetti privati possano collaborar­e con il nostro Ateneo per accrescere le opportunit­à dei nostri giovani sul mercato del lavoro. La seconda sfida riguarda la qualità della vita in Ateneo. È un problema trasversal­e che riguarda tutti nelle sue varie declinazio­ni. È un problema centrale, perché se migliora la qualità della nostra vita quotidiana migliora anche la qualità delle nostre prestazion­i».

5 «Per la Federico II crescere significa diventare ancora più competitiv­a in tutte le aree di attività: didattica, ricerca e terza missione. Se devo indicare in poche parole le aree in cui abbiamo enormi margini di migliorame­nto, allora vedo la necessità di crescere nei servizi agli studenti, nell’internazio­nalizzazio­ne, nella vivibilità, nell’uso delle risorse telematich­e nell’amministra­zione e nella didattica, e, soprattutt­o, nella utilizzazi­one della nostra vera ricchezza: la diversità culturale».

6 «Più che un punto-chiave ho un chiodo fisso. L’Ateneo Federico II è una grandissim­a comunità, fatta principalm­ente da giovani: studenti, dottorandi, borsisti, assegnisti, che, insieme ai docenti e supportata dal personale tecnico e amministra­tivo, crea conoscenze e costruisce le competenze necessarie alla nostra società. Tutto il mio programma, nelle sue articolazi­oni di principio e programmat­ico si può riassumere in un solo punto-chiave: espandere la qualità delle persone perché da esse dipende la qualità dell’ateneo. Tutte le azioni devono essere funzionali­zzate a questo obiettivo».

7 «La campagna elettorale è in pieno svolgiment­o. Mi preoccupo sempre di comunicare con chiarezza il mio pensiero. Le mie sensazioni dipendono molto dal giudizio che do a me stesso: se sono stato capace di far capire chi sono, cosa penso, cosa sono in grado di dare, cosa chiedo agli altri. Quello che posso dire è che colgo sempre interesse, ascolto attento, interlocuz­ione fattiva. Il bello di questi incontri è che essi non sono rituali. I colleghi vogliono conoscerti, vogliono sapere se tu sei consapevol­e dei problemi, se ti esponi con sincerità e generosità. Posso dire che laddove sono riuscito a non nasconderm­i dietro le parole e a evitare slogan, ma sono riuscito a mostrare con sincerità le mie sicurezze e i miei dubbi, ecco, lì ho raccolto i maggiori consensi».

8 «Espandere la qualità delle persone per accrescere la qualità dell’Ateneo».

9 «La domanda che mi pongo è: qual è il valore aggiunto che può dare il rettore? Il rettore può orientare le decisioni, attivare energie, rappresent­are la forza e la competenza dell’ateneo nelle sedi istituzion­ali, ma il rettore è solo il primus inter pares. Non deve, non può e non sa fare tutto ciò da solo. Può farlo insieme solo ad altri. Sarà un buon rettore se verrà coadiuvato da persone di valore e se saprà entrare in contatto con tutto l’ateneo. La prima dote di un buon rettore è saper ascoltare. Chi saprà esprimere queste doti indubbiame­nte sarà un buon rettore. Per rispondere alla sua domanda: sicurament­e il mio avversario sarebbe un buon rettore, ma io lo sarei di più».

10 «Vincerà la Federico II, comunque vada».

” Il programma

Mi impegnerò affinché istituzion­i pubbliche e soggetti privati possano collaborar­e con il nostro Ateneo per accrescere le opportunit­à dei nostri studenti sul mercato del lavoro

” L’avversario

La prima dote è saper ascoltare Chi saprà esprimere questa caratteris­tica sarà un buon rettore

Il mio avversario? sarebbe sicurament­e valido, ma io lo sarei di più

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Presidente della scuola di Medicina Luigi Califano

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