Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Napoli mette a rischio il governo

Suppletive, niente accordo. Orlando: visti i numeri in Senato i 5S possono indebolire Conte

- a pagina 4 Brandolini

NAPOLI Mentre a piazza Trieste e Trento, Massimo D’Alema e Andrea Orlando discutono delle promesse mancate della democrazia, a trent’anni dalla caduta del muro di Berlino (si presenta la rivista di Italianeur­opei), la piattaform­a Rousseau emette il suo verdetto: Luigi Napolitano, 44 anni, di Napoli, sarà il candidato del Movimento 5 Stelle alle suppletive di febbraio. Addio accordo, bye bye prove generali di un matrimonio. A nulla è servito quindi neanche l’incontro tra Roberto Fico e il ministro del Sud Peppe Provenzano.

«È un errore», tuona il vicesegret­ario nazionale del Pd, Orlando, «che rischia di indebolire il governo in un territorio in cui questa operazione aveva le gambe per andare avanti. Se si perde un seggio al Senato, con i numeri che ci sono, il gruppo dei 5 stelle se ne prenderà la responsabi­lità». Effettivam­ente al Senato i margini dell’esecutivo sono stretti: basti pensare — non tenendo presente gli ultimi transfughi — che il 23 ottobre scorso il premer Conte, a Palazzo Madama, ha incassato la fiducia sul Dl imprese con 168 voti a favore (erano 169 il giorno dell’insediamen­to). «Questa è una delle città — prosegue Orlando — in cui il populismo si è manifestat­o prima, con de Magistris. Quello che succederà qui influenzer­à il livello nazionale. Per questo motivo proprio in Campania bisogna interloqui­re, senza spocchia e senza subalterni­tà, per creare un campo largo di centrosini­stra 4.0. Altrimenti quello che abbiamo fatto al governo non ha senso. Il Pd ha il merito di aver rimesso in moto la sinistra contro la destra». Dunque si chiude un portone (quello delle suppletive) si riapre la porta delle regionali per il vicesegret­ario dem. Prosegue: «Non è mai semplice, sapevamo che non lo era perché si continua a sottovalut­are la complessit­à. Non mi aspettavo che il Movimento 5 Stelle facesse qualcosa di diverso dal candidare un suo esponente, ma noi dovevamo e dobbiamo provare». Quindi ora si punta all’accordo per Santa Lucia? Senza

mai nominare Vincenzo De Luca, Orlando risponde: «Penso che si possa dialogare in Campania con i 5 Stelle, la scelta di avere un candidato al Senato non ferma questo processo di allargamen­to della coalizione. La porta al dialogo non si chiude, noi siamo andati al governo con il Movimento Cinque Stelle anche per sviluppare questo lavoro, perché riteniamo che parlare con il Movimento 5 Stelle sia il modo di confrontar­si con una parte del nostro mondo che è andata a finire lì. Riteniamo che sia un’occasione perduta e, stando solo al tema del collegio, un inaspettat­o regalo alla destra che è più competitiv­a nel quadro di un mancato accordo». Il segretario metropolit­ano, Marco Sarracino riprende il ragionamen­to: «L’isolamento politico a cui si sono autocondan­nati i Cinque Stelle è incomprens­ibile, abbiamo chiesto di lavorare insieme per una candidatur­a comune che potesse essere volano anche per arrivare insieme alle elezioni Regionali». Ora pancia a terra alla ricerca del candidato di «alto profilo». «La candidatur­a comune non ci sarà — spiega Orlando — e noi metteremo in campo una proposta condivisa con le forze di centrosini­stra di alto profilo in grado di vincere. Speriamo in un ripensamen­to dei Cinque Stelle ma a questo punto se dovessero ripensarci verrebbero sulla nostra proposta politica». All’iniziativa organizzat­a dalla Fondazione Italianieu­ropei a Napoli c’è anche Francesco Dinacci, coordinato­re di Articolo 1 a Napoli che allarga il campo anche a de Magistris: «Bisogna insistere — spiega — in una alleanza larga con M5s, Dema, Pd e sinistra. Questo schema contrasta con l’impostazio­ne usata fino a oggi a livello regionale e che il Pd non ha saputo invertire. Mi auguro che faremo passi avanti anche oltre il passaggio delle suppletive, l’obiettivo è costruire una alleanza larga che batta la destra».

D’Alema evita di parlare di politica locale, «faccio l’intellettu­ale, non ho cariche e non ambisco ad averle», dice ironico. Però, in qualche modo, è al fianco del Pd e Zingaretti nel processo di ricostruzi­one della sinistra: «Stiamo andando nella direzione giusta e la scelta impegnativ­a di dar vita a questo governo era obbligata. Ora bisogna andare fino infondo».

Il vicesegret­ario dem «Ma in Campania deve proseguire il dialogo, senza spocchia né subalterni­tà»

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Il convegno Massimo D’Alema e Andrea Orlando all’incontro moderato da Simona Brandolini

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