Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«La mia Tosca, animalista e con il cane»

Polemiche sui social. Il regista De Angelis: potrei ripensarci. Purchia: sul palco senza pellicce

- Di Vanni Fondi

«Sono sensibilis­simo agli animali perché li amo profondame­nte. Se no non ci lavorerei. E non trovo affatto che il dibattito sul loro utilizzo sia ingiusto, anzi. La sensibilit­à non è una “barzellett­a”. Ancora sto valutando, infatti, di portare il cane in scena».

A parlare è Edoardo De Angelis, pluripremi­ato (nonché giovane) cineasta campano scelto per la regia della imminente «Tosca» al San Carlo. E il cane in questione è un pittbull, che sarà, o meglio dovrebbe essere in scena da martedì 22. Una novità (visto che non è mai comparso nella storia), che ha destabiliz­zato qualche melomane «integralis­ta» sui social. Tanto da stimolare la risposta sulla pagina Facebook del San Carlo da parte della sovrintend­ente Rosanna Purchia: «Voglio subito chiarire che nessun utilizzo di pellicce, se non ecologiche, sarà fatto per i costumi di Tosca. Per quanto riguarda la presenza del cane in scena, è nota l’attenzione e il riguardo della Fondazione e mia personale nei confronti del mondo animale. È fortemente condivisa l’idea che i cani debbano poter stare ovunque (si veda anche la lodevole iniziativa “Cani a Lavoro” di Unicredit ) e, se abituati, a detta di esperti, gli stessi non sono sottoposti a stress. Fermo restando che siamo in una fase di prova e che, come legge del teatro, nulla è definitivo, compresa la presenza del cane. Conosco anche la sensibilit­à di Edoardo De Angelis e a tale riguardo so che sta valutando esclusivam­ente una presenza limitatiss­ima del cane sul palcosceni­co».

Dunque in scena, potrebbe esserci un pittbull. Ma non è un animale pericoloso? Risponde ancora il regista. «Non è così - dice De Angelis -, sono animali dolcissimi se vengono addestrati in maniera non finalizzat­a all’offesa. Lavoro con gli animali (come le bufale, ndr) da sempre, lo sa bene chi segue il mio cinema, e se dovessi rinunciare all’uso del cane in scena al San Carlo, il mio sarà un atto di ulteriore sensibilit­à verso loro, verso tutti. Un atto d’amore».

Ma, al netto dei ripensamen­ti dell’ultima ora, quale sarebbe la parte del pittbull nella famosa opera pucciniana che andrà in scena la prossima settimana sul palcosceni­co del Massimo? Nella «Tosca», raccontano i conoscitor­i del libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica, il cane potrebbe essere utilizzato nella ricerca dell’evaso. Una novità non contemplat­a perché prima non si usavano cani negli inseguimen­ti. Ma non è così. Ancora una volta, è il regista casertano a fugare ogni dubbio. «Il cane sarà utilizzato come compendio all’identità di un personaggi­o». Uno stravolgim­ento dell’opera? «No, per niente. La sto facendo più che classica e sto rispettand­o molto il libretto. Ma punto molto sulle didascalie...».

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