Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Allarme veleni nell’aria di Napoli Banchine non elettrificate, il porto resta sotto osservazione
Monitoraggio dell’Arpac. Spirito (Authority): progetto bloccato
L’aria che da una decina di giorni respirano i napoletani, gli abitanti dell’hinterland e più in generale i campani è un aerosol di veleni. Scarsa ventilazione e mancanza di piogge favoriscono il ristagno degli inquinanti prodotti dal traffico automobilistico e dai riscaldamenti.
A Napoli contribuiscono non poco, poi, il porto e lo scalo aeroportuale. Il primo tuttora in attesa della elettrificazione delle banchine che permetterebbe alle navi che sostano di spegnere i motori (oggi accesi 24 ore su 24). Il secondo sempre più congestionato dai voli in arrivo ed in partenza. Si aspetta la pioggia prevista nel fine settimana per respirare. Intanto, però, i dati che registrano le centraline di monitoraggio dell’Arpac sono allarmanti.
A Napoli il 15 gennaio cinque delle sette apparecchiature hanno oltrepassato la soglia di 50 microgrammi di polveri sottili per metro cubo di aria, limite da non superare per legge. Il record – 98 microgrammi - in via Argine. Sforamenti anche negli altri capoluoghi di provincia e nei comuni della provincia partenopea. Se poi si guarda all’andamento dal primo gennaio ad oggi, la preoccupazione cresce. La centralina napoletana di via Argine ha già inanellato 12 sforamenti. Quella nei pressi dell’ospedale Nuovo Pellegrini 9. Alla Ferrovia sono 6. Cinque al Museo Nazionale. Rimedi? Lasciare l’auto in garage quando ci sono alternative ed impiegare i riscaldamenti solo se necessario ed a temperature moderate è un imperativo per tutti.
A Napoli, però, ci si interroga anche sulle ragioni per le quali l’elettrificazione delle banchine del porto sia ancora al palo. «C’è un protocollo d’intesa tra Caremar, Enel ed Autorità Portuale – spiega il presidente di quest’ultima, Pietro Spirito – e prevede la costruzione con 80.000 euro di una cabina elettrica sul molo di Porta di Massa per alimentare i traghetti. Quelli che restano in porto la notte. Noi daremmo un eco bonus a Caremar sotto forma di riduzione del canone per l’attracco. Purtroppo il progetto è bloccato perché il concessionario del molo, Terminal Traghetti Napoli, non ha permesso il subentro in sub concessione alla Caremar, che è il soggetto che dovrebbe realizzare l’investimento. Hanno posto la condizione che fossero loro a vendere l’energia, il che non è possibile in un mercato regolato. Ho provato ad esercitare la mia persuasione, ma evidentemente finora non sono stato incisivo. Il progetto prevede anche l’elettrificazione dei moli di sosta dei traghetti a Capri ed Ischia».
Restano fuori le navi da crociera – città galleggianti - e quelle che coprono le rotte tra Napoli e la Sicilia e la Sardegna. «Il motivo – argomenta Spirito – è che l’impiego di energia elettrica sulle navi non è sostenibile con la tariffa diurna. Servirebbe un incentivo da parte del soggetto che vende l’elettricità».
Nel frattempo va avanti la campagna di monitoraggio della qualità dell’aria nello scalo marittimo avviata dall’Arpac e che prevede venti giorni di rilevazioni ogni tre mesi. I primi risultati statisticamente attendibili si avranno a settembre. Dal primo gennaio, infine, è entrata in vigore la norma europea che impone a tutte le navi di impiegare un carburante a basso tenore di zolfo, il cosiddetto 05. Costa di più o richiede l’adozione di specifici filtri sulle navi, ma inquina meno. Purché, naturalmente, i controlli sulle navi si effettuino per davvero e con assiduità. Spettano alla Capitaneria di Porto.
Navi e traghetti attraccati con i motori accesi 24 ore su 24 Inquinamento continuo
La nuova legge
È entrata in vigore la norma europea che impone un carburante con meno zolfo