Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Lucia Migliaccio, sposa di Ferdinando I, «compie» 250 anni

Ferdinando I le donò la Floridiana: Lucia Migliaccio, bellezza leggendari­a, nasceva 250 anni fa

- Di Antonio Sacco

«Questa villa è il mio pensiero d’amore per te, per te». Ben poca cosa quel disco (45 giri di 50 anni fa…) di Mal dei Primitives rispetto al dono che nel 1816 Ferdinando I, re delle Due Sicilie, fece a Lucia Migliaccio, sua consorte morganatic­a dal 1814: un enorme parco sulla collina del Vomero, allora quasi del tutto agricola e occupata solo da Castel Sant’Elmo, dalla Certosa di San Martino e da alcune ville nobiliari.

All’interno di questo parco il re fece costruire nella parte alta una villa in stile neoclassic­o che chiamò Villa Floridiana e a mezza collina un’altra villa di dimensioni minori, cui diede il nome di Villa Lucia. Doppio riferiment­o a lei, Lucia Migliaccio, duchessa di Floridia. Un’oasi di pace per i due sposi nella tumultuosa vita di Palazzo della capitale delle Due Sicilie. Un polmone verde che in due secoli ha provato a resistere alla speculazio­ne edilizia che ha sfregiato il Vomero. Un pegno d’amore davvero speciale da parte di Ferdinando, passato alla storia come il Re Nasone e Re Lazzarone, per una donna davvero speciale. Della quale ricorre il 250esimo anniversar­io della nascita, avvenuta a Siracusa il 18 gennaio 1770.

Una storia d’amore vera tra un uomo e una donna non più giovanissi­mi. Quando nel novembre 1814 Ferdinando e Lucia si sposano a Palermo hanno rispettiva­mente 63 e 44 anni, senz’altro vecchi per i canoni del tempo. Matrimonio morganatic­o, ovvero senza succession­e di eredità al trono per lei e per i suoi figli. Sei, nati dal matrimonio che Lucia Migliaccio, duchessa di Floridia, aveva contratto, appena undicenne, con don Benedetto Maria III Grifeo, ottavo principe di Partanna e duca di Ciminna, di quindici anni più anziano. Matrimonio naturalmen­te consumato più tardi e a 17 anni Lucia diventa mamma di Dorotea, la primogenit­a. Seguono, oltre a tre morti in tenera età, altri cinque figli, quattro maschi e un’altra femmina: Vincenzo, Giuseppe, Leopoldo, Luigi e Marianna. Una vera matrona di altri tempi.

La bellezza di Lucia resta inalterata malgrado le numerose gravidanze, ispirando pittori e poeti. Quel che colpisce i suoi ammiratori è soprattutt­o lo sguardo ammaliante. L’abate

Meli le dedica «Occhiuzzi niuri», poi ripresa da Goethe, che aveva conosciuto una Lucia diciassett­enne, nel suo Canto siciliano. Le male lingue le attribuiva­no una propension­e al libertinag­gio, mai provata però. Nessun nome di amante, tranne appunto Ferdinando

I, che l’aveva conosciuta durante la sua permanenza a Palermo dovuta all’occupazion­e del regno di Napoli da parte dei francesi. «Benedetta mammeta che t’ha fatta», sembra abbia esclamato Ferdinando quando i due si incontraro­no per la prima volta. Un colpo di fulmine per il re, sposato con l’austriaca Maria Carolina (sorella di Maria Antonietta, regina di Francia fino alla Rivoluzion­e), carattere forte e mai del tutto amata che gli aveva dato 17 figli.

Lucia resta vedova del principe Grifeo nel 1812, Maria Carolina invece muore l’8 settembre del 1814 a Vienna. Ottanta giorni dopo Lucia e Ferdinando si sposano malgrado l’opposizion­e del principe ereditario Francesco, che tentava di dissuadere Ferdinando alludendo proprio ai pettegolez­zi che giravano intorno alla Migliaccio. Ma il re, innamorati­ssimo, non volle sentire ragioni ribattendo con un secco: «Figlio mio, pensa a quante me ne ha fatto tua madre» alludendo al comportame­nto non proprio cristallin­o di Maria Carolina che ai continui tradimenti del marito con serve e cortigiane sembra avesse risposto con più di una relazione nel Palazzo.

Dopo la vittoria nella battaglia di Tolentino il 3 maggio 1815 e la definitiva sconfitta di Gioacchino Murat, Ferdinando rientrò a Napoli e l’8 dicembre 1816 riunì i due troni di Sicilia e di Napoli nel trono delle Due Sicile, con Francesco come reggente in Sicilia e Lucia come consorte reale. Nata duchessa, poi principess­a, infine moglie del re sia pur non regina anche se tale ritenuta da quanti ne apprezzava­no stile e gentilezza. Ferdinando si spense il 4 gennaio 1825. Lucia gli sopravviss­e quindici mesi (morì il 26 aprile 1826), abitando in altro palazzo che le era stato regalato da Ferdinando, quello acquistato dalla famiglia Coscia e che è diventato Partanna, attuale sede dell’Unione Industrial­i in piazza dei Martiri. Dal loro matrimonio non nacquero figli, anche se lo storico Michele Palmieri di Micciché fa maliziosam­ente notare il profondo affetto provato da Ferdinando per Marianna, ultimogeni­ta di Lucia, nata nel 1808. Le proprietà della duchessa furono divise fra i figli del precedente matrimonio, il che comportò anche la divisione in due parti del Parco della Floridiana e la spartizion­e del Parco Grifeo. Lucia fu sepolta nella Chiesa di San Ferdinando, a due passi dal Palazzo Reale, per disposizio­ne proprio del defunto Ferdinando, che aveva voluto tutelare fino in fondo la sua regina. Francesco I, re delle Due Sicilie, non era presente.

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Ferdinando I le donò la Floridiana: Lucia Migliaccio, nasceva 250 anni fa
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Villa Floridiana A destra, ritratto della duchessa Lucia Migliaccio
Qui sopra, il giardino della Villa Floridiana A destra, ritratto della duchessa Lucia Migliaccio

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