Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Via Duomo, il ritiro delle «paparelle»
La religiosa nobildonna Luisa Paparo, dopo il 1579, lasciò il Ritiro della Scorziata per venire in una casa della sua famiglia nell’attuale via Duomo nella quale fondò un Ritiro che prese il nome di «Paparelle», esteso poi all’antico vico dei Gramatici, il quale era a sua volta così detto da una antica famiglia.
Come si può vedere nella Carta Carafa, il palazzo aveva il vestibolo sul vicolo, poco più a nord della piazzetta della chiesa di S. Maria della Stella.
È possibile che, per un certo tempo, le religiose usassero per le funzioni e le preghiere la chiesetta di S. Maria della Stella, ma nelle carte successive, accanto al vestibolo del ritiro, si vede una più ampia cappella intitolata, come quella della Scorziata, Presentazione di Maria, oppure San Pacifico. Francesco Divenuto riporta che «...Luisa Paparo si allontanerà (dalla Scorziata), nel 1588, per fondare l’altro ritiro».
E specifica: «con lo stesso nome di Presentazione, detto anche Tempio delle Vergini, ma più noto come Ritiro delle Paparelle... Oggi la chiesa esiste ancora benché sconsacrata e adibita anch’essa a deposito...». Non vi sono elementi per sostenere che la chiesa già esistesse: l’unica compatibile è segnalata dal Capasso, a Santa Maria de Domino Reclauso, ma in un tempo assai lontano, l’anno 980, nel vico Danielis, antico nome del vico Paparelle al Pendino(che si trova sul retro del Museo Filangieri, quasi all’incrocio fra via San Biagio dei Librai e via Duomo; un omonimo vico è sito poco distante nella zona di via Egiziaca a Forcella).
È perciò probabile che essa sia stata fondata appositamente per il ritiro, in locali del palazzo di famiglia.
Il Galante riporta che, espulse le religiose nel decennio francese, il Ritiro fu destinato dapprima ad uso militare, poi trasformato in abitazioni.
Nella Carta Schiavoni la chiesa ancora esiste, accanto al palazzo che però doveva già essere stato trasformato, come oggi lo vediamo, nel progetto di allargamento di via Duomo dell’architetto Antonio Francesconi (bisnonno della nota gastronoma Jeanne Carola Francesconi) che assieme al nipote Gennaro realizzò quella notevole operazione di spostamento del palazzo Filangieri per allinearlo sulla appena tracciata via Duomo nel 1868.
Chiuso il vestibolo del vico, ne fu aperto uno nuovo dalla via Duomo, sul fronte arretrato: l’impianto del cortile sembra non dissimile da quello originale ed il nuovo vestibolo sembra innestato su un portico, tompagnato per la parte eccedente, che si vede nella Schiavoni. Fu realizzata una ampia scala aperta e porticata, forse rinnovando quella esistente; l’ambiente della chiesa è ancora riconoscibile nel rilievo. Nel cortile è conservata una colonna che reca il fregio della famiglia; doveva trovarsi al centro del portico originario.