Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Quando al Lirico Sarah Bernhardt recitò con gatto lucertola (veri)

- Di Natascia Festa

Nel 1893 Sarah Bernhardt arriva a Napoli con i suoi bauli esalanti mistero e che, secondo i cronisti, contenevan­o anche un serpente. La tournée è raccontata come in un luminescen­te romanzo a puntate da Roberto Bracco, primo critico teatrale de «Il Mattino». Al San Carlo, la divina porta in scena

Cleopatra ( foto). Per Bracco il testo di Vittoriano Sardou è indigeribi­le: «Ricordavo vagamente l’annunzio del serpente vero. Ne avevo un brivido, e trepidante aspettavo. E, quando, all’ultimo, al raggio di una luce giallognol­o proiettato dalle quinte, scorsi Sarah – stupenda – cacciarsi nel seno una piccola e graziosa lucertola, e quando ascoltai il suo melodiosis­simo canto finale, il suo canto molle e dolce come il suo viso, mi rassicurai. La lucertolin­a, che sostituiva il serpente vero – non intervenut­o chissà perché – non aveva dovuto farle troppo male». L’attrice francese infine interpreta

La dame de Challant di Giuseppe Giacosa. E Bracco annota: «Il tesoro della sua voce, dei suoi occhi, della sua sapienza, dei suoi atteggiame­nti, dei suoi fascini hanno dato un po’ di vita effimera a quel personaggi­o fittizio, e di tutto lo spettacolo – rimpicciol­ito, vago, confuso – non si può veramente ricordare… che la comparsa del gatto. Così l’attrice celebre prese commiato dal pubblico napoletano. Ma questo pubblico non trovò in se stesso il calore necessario ai saluti affettuosi e agli omaggi di cui ella era degna. Il malcontent­o era generale. Anco l’impresario Marino Villani era impensieri­to dell’intervento del gatto. “Che mi dirà la diva? Mi porterà il broncio? Mi manderà al diavolo?...”. Ebbene, no. Sarah, amica dei leoni, dei cani e dei serpenti, era allietata dall’incidente. E, congratula­ndosi con Villani, gli diceva: “Oh que c’était joli ce petit chat. Je vous remercie, je vous remercie…”».

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