Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Tosca Il regista: «Un pitbull per Scarpia? Deciderò se portare il cane in scena»
Edoardo De Angelis al suo debutto operistico con scenografie di Mimmo Paladino Da mercoledì 22 gennaio sul podio Donato Renzetti, soprano Carmen Giannattasio
«Se ci sarà o meno il cane sulla scena non è ancora deciso; è una scelta tutta in itinere. Quello che è certo è che l’animale, un pitbull, riceverà il massimo rispetto, come d’altra parte con grande attenzione ho sempre trattato i cani quando sono stati sui miei set cinematografici». Non tranquillizza del tutto gli animalisti Edoardo De Angelis, regista al suo esordio operistico con Tosca al San Carlo, da mercoledì 22 gennaio alle 20, ma qualche rassicurazione la dà. La polemica animalista intorno a questa nuova produzione del capolavoro di Puccini ha trovato sui social terreno fertile e — come raccontato in esclusiva dall’artista ieri al Corriere del Mezzogiorno — chiama in causa anche la sua sensibilità «che non è una barzelletta». Anche la sovrintendente Rosanna Purchia aveva placato gli animi: «Voglio subito chiarire che nessun utilizzo di pellicce, se non ecologiche, sarà fatto per i costumi di Tosca. Per quanto riguarda la presenza del cane in scena, è nota l’attenzione e il riguardo della Fondazione e mia personale nei confronti del mondo animale».
Detto ciò, grande è la ricchezza di spunti che promettono le scene di Mimmo Paladino, alla conduzione di un maestro dello spessore di Donato Renzetti e a un cast dominato dal soprano Carmen Giannattasio nel ruolo del titolo accanto ad un tenore di rango come Fabio Sartori in Cavaradossi e a uno Scarpia che si annuncia vigoroso nella voce di Enkhbat Amartuvshin, per restare nei tre ruoli principali.
Il melodramma è il paradiso delle convenzioni e non di rado queste degradano in luoghi comuni, ma a De Angelis l’affermazione che Puccini sia un compositore cinematografico proprio non va giù, al contrario il regista suggerisce che il cinema abbia tratto ispirazione dai capolavori del compositore lucchese. «Questa è una storia di tanti anni fa, di un luogo lontano e capitale come Roma. Questa storia accade oggi in una periferia che è al centro della Terra. Un luogo che è terreno bagnato e bruciato, letto di fiume, ventre malato e medicamentoso. Il tempo in cui è ambientata l’azione è il sempre: passato, presente e futuro sono tutti presenti e persino coesistono in una postura, in un gesto, in una ruga sul viso….» afferma il regista. E Giannattasio: «Tosca è una donna che si è costruita da sola, per questo si lascia prendere dalla gelosia: per quanto bella e affermata è insicura. Ravvisa nella sua presunta rivale Attavanti la nobiltà che le manca. Naturalmente a lei non mancherebbe nulla per tenere avvinto a sé il pittore Cavaradossi, così come in realtà avviene. Ma la storia, quella con la S maiuscola, nella narrazione scenica può entrarci o no, perché quello che muove la trama sono i sentimenti». C’è regia, c’è il canto di Carmen Giannattasio, ma non c’è dubbio che motivo di interesse rappresentino le scene di un artista come Mimmo Paladino: «In Tosca, rispetto ad altre opere liriche — dice — c’è qualcosa in più che mi affascina: una sorta di inganno continuo, nulla è come sembra. Tutto è altro. L’unico che sa tutto è Puccini: la sua musica fa da testimone e commenta, grida il dolore. La musica dice tutto».
Alla produzione contribuiscono per i costumi, Massimo Cantini Parrini sotto le luci di Cesare Accetta e negli altri ruoli Renzo Ran (Angelotti), Matteo Peirone (Il Sagrestano) e Francesco Pittari (Spoletta). Il Coro è diretto da Gea Garatti Ansini e le voci bianche da Stefania Rinaldi.
Il direttore artistico Paolo Pinamonti: «A Puccini la precisione storica, a differenza di quanto fa Sardou nella sua Tosca, non interessa particolarmente e Paladino e De Angelis hanno trovato e propongono una dimensione che non è storica, è dei sentimenti». I tre «capitani», direttore, regista e scenografo appaiono uniti da grande complicità, quella che essi concordano nel chiamare «sintonia misteriosa», il mistero resta, ma la sintonia fa procedere i lavori.
Il triunvirato, però, riconosce l’autorità massima nella persona del direttore Renzetti che racconta: «È stato detto tutto in questi centoventi anni su Tosca, io ne ho dirette tante, anche nella versione originale di Puccini, poi dallo stesso emendata. Mi piace ricordare che Puccini era un grande ammiratore di Stravinskij e se Turandot contiene una citazione della Sagra della Primavera, è in Tosca che si determina una svolta nel linguaggio musicale». Tosca è un’icona femminile, talvolta difficilmente riducibile a una sola dimensione e De Angelis conclude: «Sono cresciuto con tre donne e mi è congeniale raccontare il femminile, che non vuol dire, naturalmente, che io lo comprenda del tutto…».