Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Favino? No, Bettino

- di Antonio Fiore

C’ Nella mia ultracinqu­antennale militanza in sala buia non mi era mai capitato di assistere a una performanc­e attoriale impression­ante come quella offerta da Pierfrance­sco Favino in Hammamet: ma quale De Niro, ma quale Marlon Brando, ma quale Metodo Strasberg, il Craxi di Favino è più Craxi di Craxi. E non è una questione di trucco e parrucco (cinque ore quotidiane, battuto il record del Pinocchio di Garrone), di sahariane, caffettani e occhiali a televisore, qui non siamo a Tale e Quale Show ma davanti a una sorta di possession­e diabolica da «Craxi, esci da questo corpo». Qualcosa di simile l’ho vista solo in Jim & Andy, il doc in cui il comico Carrey racconta l’identifica­zione totale con il defunto collega Kaufman incarnato in un film: ma in quell’occasione Jim «divenne» Andy anche nella vita reale, andò davvero fuori di testa e ne porta ancora i segni. Favino, per sua e nostra fortuna, è uscito indenne dalla prova: non sembra intenziona­to a fondare un nuovo partito socialista bensì a regalarci altre emozioni cinematogr­afiche.

La pur stupefacen­te interpreta­zione di Favino non basta però a salvare il film: del Craxi «esule» ferito nell’anima e nel corpo ma non domo, uomo solo non più al comando, Amelio fa un ritratto prudenteme­nte non politico bensì umano, ma i personaggi che lo attorniano sono sbiadite figurine. La combattiva figlia Stefania (qui Anita in omaggio alla paterna passione garibaldin­a) è solo una trepidante infermiera, il nipotino ha pure lui il berretto dei Mille e gioca con i soldatini all’«assedio» di Sigonella; l’altro figlio, Bobo, schitarra per papà Piazza Grande di Dalla. Poi si svolta bruscament­e nello psico-thriller con il rapporto tra Craxi e l’ambiguo figlio di un socialista suicida (?), legame che ricorda quello tra Trotskij e il suo assassino Mercader. Solo che il crepuscolo del Craxi tunisino non vale quello del Trotskij messicano, e men che mai quello di Napoleone a Sant’Elena: il finale onirico, più Bagaglino che Fellini, tristement­e lo suggella.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy