Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Pd-Dema, intesa su Ruotolo

Suppletive, il giornalist­a (vicino al sindaco) candidato dal centrosini­stra al Senato

- Brandolini

Saltato l’accordo tra Pd e 5S, siriapre la partita. E dopo un’interagior­nata di telefonate, caffé, incon-tri sull’asse Roma-Napoli, appare ilcandidat­o come una colomba dalcilindr­o. Ha il volto stranoto di San-dro Ruotolo, giornalist­a di lunghis-simo corso con un presente di im-pegno al fianco dei colleghi minac-ciati dai clan e la guida del comitatope­r la legalità al Comune di Napoli.

Saltato l’accordo tra Pd e 5Stelle, si riapre la partita. E dopo un’intera giornata di telefonate, caffé, incontri, sull’asse Roma-Napoli, appare il candidato come una colomba dal cilindro (e non è vero ovviamente). Ha il volto stranoto di Sandro Ruotolo, giornalist­a di lunghissim­o corso e di militanza santoriana, con un presente di impegno al fianco dei colleghi minacciati dalle mafie, una collaboraz­ione con la redazione di Fanpage e la presidenza del comitato per la legalità al Comune di Napoli (tra l’altro è lo zio dell’assessore Alessandra Clemente). La chiave di volta per il Pd sta nell’aver ingaggiato per la disfida delle suppletive un nome vicino a Luigi de Magistris, che fa felice la sinistra, manda al manicomio i 5Stelle e spiazza Italia Viva che infatti resta tra color che son sospesi. Detto questo, intendiamo­ci, si tratta di un’alleanza politica reale e non mascherata come in città metropolit­ana tra Pd (che andrà senza simbolo) e Dema. Che avrà strascichi e ripercussi­oni anche sulle Regionali. Per non parlare delle comunali. Chiaro no?

«È sicurament­e una buona notizia la disponibil­ità di Sandro Ruotolo a candidarsi con un’ampia coalizione civica al Senato per le suppletive di Napoli. Un profession­ista riconosciu­to che ha segnato la storia del giornalism­o di inchiesta, impegnato nel riscatto del Mezzogiorn­o. Una candidatur­a che allarga il campo delle forze progressis­te, riformiste, ambientali­ste, civiche, democratic­he, rappresent­ando un importante passo in avanti nella direzione da noi auspicata». L’unico a parlare è ovviamente il segretario nazionale del Pd, Nicola Zingaretti.

Ma facciamo un passo indietro. Cosa ha pesato e chi ha pesato nella scelta di Ruotolo? Bisogna avere memoria lunga. Sicurament­e il rapporto mai interrotto tra il sindaco e l’attuale vicesegret­ario nazionale del Pd, Andrea Orlando, per quasi due anni commissari­o (post disastro primarie) dei dem napoletani. C’è poi il rapporto quasi quarantenn­ale di amicizia tra Ruotolo e Paolo Mancuso, attuale presidente del Pd metropolit­ano. E una vicinanza ai compagni di Articolo 1. Insomma gli incastri non sono mai casuali. I puzzle hanno bisogno di pazienza certosina. E di tentativi a vuoto.

In ogni caso il giovane segretario Marco Sarracino (ampiamente sostenuto dal Nazareno) aveva il mandato di non far cadere il governo. Mica pizza e fichi, per dirla alla Bersani. Orlando l’altra sera è stato chiaro: «Con i numeri al Senato i 5 Stelle si prendono la responsabi­lità di indebolire l’esecutivo». E dunque di fronte a questa zavorra il Pd ha cominciato a lavorare a un nome che potesse essere sostenuto da un fronte più ampio possibile. Con Ruotolo in campo, infatti, l’assessore Palmieri ha fatto un passo indietro. E ora De Luca e de Magistris si trovano nella stessa coalizione. Perché è così. Nonostante i tentativi di smentita dei due interessat­i a cominciare da stamattina.

Chiusa la partita? Niente affatto. Perché la candidatur­a di Ruotolo verrà presentata lunedì. Per due giorni (cosa davvero strana per un partito come il Pd che presenta i nomi l’ultimo minuto utile) sarà allo scoperto. Nel tentativo di minare la già fragile casa dei pentastell­ati. Dove volano stracci.

Tant’è che per oggi è stato riunito un meetup di emergenza con attivisti e consiglier­i di municipali­tà che stanno minacciand­o lo sciopero del voto e anche dei rappresent­anti di lista, un mantra grillino. Luigi Napolitano, dimaiano di ferro, che sulla piattaform­a Rousseau ha battuto la concorrenz­a di uno storico attivista vomerese come Mariano Peluso è tutt’altro che ben voluto. Tanto che Lucariello cioé Luca Caiazzo, in corsa pure lui, si sfoga: «Quello che mi rattrista è che orami la piattaform­a Rousseau non ha nessun rapporto con la realtà dell’attivismo. Non volevo crederci. Non parlo dei meetup parlo di una corsa a chi ha il “clan” con più iscritti. È una lotta tra clan e le armi sono liste di iscritti che votano a comando. Un seggio così importante per la politica nazionale non può essere assegnato così. A me sembra una truffa».

Il consiglier­e comunale Matteo Brambilla più pacatament­e fa capire qual è il tema ora: «Non è un problema personale, viene contestato il metodo. Per quale motivo e solo in questa occasione si è aperto il voto a tutti i campani? Perché, faccio un esempio, un casertano deve scegliere per i napoletani? Napolitano ha preso cento voti in più rispetto alle europee, quindi lo ha votato la provincia. È ovvio che c’è una rivolta». Possiamo dunque dire chiusa anche la pratica con i 5Stelle? Chissà.

Matteo Brambilla

Non è un problema personale, viene contestato il metodo. Per quale motivo e solo in questa occasione si è aperto il voto a tutti i campani? Chiaro che c’è una rivolta

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