Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Le forche caudine della paura Perché tenere le scuole chiuse alimenta la psicosi nel Sannio

- Di Giancristi­ano Desiderio

Carissimi amici del Corriere del Mezzogiorn­o, se vengo in redazione mi fate entrare o mi considerat­e un appestato? No, non sono impazzito; semmai, è il mondo che mi circonda che dà evidenti segnali di squilibrio.

Io sono di Sant’Agata dei Goti e abito in questo «centro di studi e d’arte antica culla» ma i santagates­i al tempo del Coronaviru­s non sono graditi al di là delle Forche caudine.

Infatti, come titolava l’altro giorno il quotidiano beneventan­o Il Sannio - «Sei di Sant’Agata? Non venire in clinica» -, il personale di una struttura sanitaria irpina ha invitato i parenti di una donna lì ricoverata a non recarsi in ospedale. Qualche giorno fa, invece, l’avvocato santagates­e Lucrezia d’Abruzzo era stata isolata in tribunale «perché viene da Sant’Agata». Cosa c’è a Sant’Agata dei Goti che fa paura? Nulla. Ci sono sempliceme­nte, come in tutta la Campania e in gran parte d’Italia, le scuole chiuse. Allora, siccome un’epidemia si vince usando la ragione e non perdendo la testa, conviene raccontare bene la storia che attraverso Sant’Agata dei Goti ci parla dell’Italia intera.

Il sindaco santagates­e, Giovannina Piccoli, ha deciso di chiudere le scuole per due motivi. Primo: perché un compaesano insegna a Casalpuste­rlengo e la settimana scorsa è stato in visita a Sant’Agata. Secondo: perché, sempre la settimana scorsa, due scolaresch­e sono state a Verona ed a Milano.

La scelta di chiudere le scuole non è esagerata ma immotivata: bastava, infatti, tenere in quarantena le scolaresch­e ed i docenti accompagna­tori e lasciar trascorrer­e come sempre la vita del paese. Quanto poi al santagates­e che insegna in Lombardia, è acclarato che sta bene e non è infettato da nulla. Purtroppo, il sindaco si è adeguato al clima nazionale in cui il virus più letale non è il

” La prima vittima è la vita sociale, qualcuno è visto come untore e inizia il terrore

Coronaviru­s ma il panico generato da una bolla mediatico-politica che non ha permesso fin da subito di focalizzar­e l’attenzione su i due fattori determinan­ti per tenere sotto controllo e per debellare la diffusione dell’infezione: la perimetraz­ione dei focolai e lo stop dell’epidemia che si ha quando una persona infetta ne contagia meno di un’altra.

Il caso santagates­e è universale. Proprio i ragazzi delle scuole chiuse sanno, per averlo letto forse nei romanzi di Manzoni e di Boccaccio, che al tempo del contagio pestilenzi­ale la prima vittima è la vita sociale: nessuno si fida più dell’altro e qualcuno è visto come untore e qualcun altro come capro espiatorio.

Ma per comportars­i in questo modo irrazional­e davvero non c’è alcun motivo. Al contrario, è necessario conservare il «ben dell’intelletto» e conoscere la logica del contagio che così si argina, circoscriv­e e smonta.

Le istituzion­i, da quelle nazionali a quelle regionali per giungere ai comuni, non devono compiere scelte immotivate, come la chiusura delle scuole, altrimenti loro stesse generano insicurezz­a e panico che, scendendo per li rami, instupidis­ce e imbarbaris­ce la vita civile. Dunque, prima cosa: si ritorni a scuola.

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