Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Preistoria e protostoria, «nuova» sezione al Mann Era chiusa da venti anni
Visibili 3000 reperti. Giulierini: al passo con i musei più importanti
NAPOLI «Nel marzo del 2021 avremo un supermuseo, con l’apertura di tutti i suoi spazi e con la creazione di altre sezioni, Cuma e Neapolis, e con l’ampliamento di quella dedicata a Pompei, legate all’ala occidentale». Paolo Giulierini, dinamico direttore del Museo archeologico nazionale di Napoli lancia la grande sfida per il futuro, partendo dal passato remoto, grazie all’apertura ieri della corposa sezione dedicata alla Preistoria e alla Protostoria.
E viaggiando sugli sbalzi temporali a lui così cari, ha presentato con Claudio Curcio, patron del Comicon, anche la mostra «Alla ricerca del tempo» di Moebius, al secolo Jean Giraud, lo straordinario fumettista francese, scomparso nel 2012, legatissimo a Napoli per frequentazione e per ispirazione al proprio lavoro. Come dimostrano le serie Vedere Napoli e Muori e poi vedi Napoli. Un evento che sarà inaugurato il 29 aprile in concomitanza con il lancio dell’edizione 2020 della fiera del fumetto. «Con questo nuovo assetto — continua Giulierini — il Mann non sarà più considerato come l’estensione espositiva dei reperti pompeiani ed ercolanesi o come sede delle grandi collezioni scultoree greco-romane, a partire da quella Farnese. Saremo invece al passo con i migliori musei archeologici del mondo con un repertorio che va dalla preistoria fino alla fine dell’evo antico, ma includendo anche presenze italiche, egizie e medio-orientali». «Credo — gli fa eco il console francese Laurent Burin des Roziers — che il Mann sia già il museo archeologico più bello del mondo, con cui da parte nostra c’è una forte collaborazione, come dimostra l’allestimento della ricostruzione delle grotte di Lascaux e i prestiti ricevuti per la mostra su Pompei al Grand Palais di Parigi dal 25 marzo».
Un fitto programma espositivo a cui occorre aggiungere anche il ciclo sugli Etruschi (dal 16 marzo) e quello sui Gladiatori (dall’8 aprile) in cui ammirare anche il mosaico di Augusta Raurica, proveniente dalla Svizzera. Tornando alla riapertura della sezione Preistoria e Protostoria, inaugurata per la prima volta nel 1908, poi allargata nel 1934, negli anni ’50 e infine riallestita nel 1995, rivede la luce, dopo 20 anni di chiusura, in uno spazio molto più ampio, con 8 sale dislocate su tre piani per un totale di 1.000 metri quadrati cui si accede dal salone della Meridiana. Si tratta di 3.000 reperti dal Paleolitico Inferiore all’Età del Ferro, un racconto illustrato con un chiaro intento didattico che inizia ben 450.000 anni fa toccando Paleolitico inferiore, Eneolitico, Età del bronzo e infine Età del ferro. Con nuovi manufatti che testimoniano la ricchezza delle terre campane e meridionali, con vaste stratificazioni umane e culturali che precedono l’arrivo dei Greci, come testimoniano per esempio le bellissime terracotte dipinte di Suessola, o gli oggetti da contesti come la Grotta delle felci a Capri, isola su cui vivevano anche iene, orsi, rinoceronti ed elefanti, la Grotta di Pertosa e la necropoli del Gaudo. E ancora i ritrovamenti di Capua, Calatia (Maddaloni), Vivara (Procida) e Palma Campania, come il boccale caprese del quarto millennio a.C. o gli Skyphos, Kotyle e Coppa del Signore dei cavalli, risalenti all’ottavo secolo a. C., al tempo di fondazione di Pithecusae, il sito ischitano che segna la prima presenza ellenica in Italia e a cui è dedicato un nucleo in cui compare la ricostruzione della casa di punta Chiarito.
Una rete di siti che — come confermato da Giulierini, ma anche dalla sovrintendente per l’Archeologia del territorio napoletano, Teresa Cinquantaquattro — rilancerà il rapporto fra Museo e territorio circostante. Infine l’assessore comunale Eleonora De Majo ha ricordato che nel Maggio dei Monumenti dedicato a Giordano Bruno, sarà coinvolto anche il Mann.