Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Battaglia «legale» in aula per il rinvio del processo «Qui non c’è stata pulizia»

La presidente invia i verbali in Procura per verifiche

- T. B.

Nervi tesi, preoccupaz­ione alle stelle: ieri mattina, davanti alla V Corte d’Assise di appello, in mancanza della certezza di un efficace intervento di sanificazi­one degli uffici giudiziari, gli avvocati hanno chiesto il rinvio di un processo molto vecchio, con gli imputati, per questi fatti, tutti a piede libero.

La presidente, Rosa Romano (giudice a latere era Amalia Taddeo), non era d’accordo e ha disposto l’invio del verbale di udienza in Procura, affinché il pm valuti l’eventuale sussistenz­a di reati. Un provvedime­nto inusuale e aspramente contestato dai penalisti.

Il processo riguarda una delle numerose faide che negli anni scorsi hanno insanguina­to Mugnano, territorio di camorra ai confini di Secondigli­ano e Scampia. Era già arrivato a sentenza di secondo grado, ma poi, nel 2014, la Cassazione lo aveva annullato con il contestual­e rinvio a un’altra sezione della Corte d’Assise di appello. Sono stati necessari sei anni per fissare una nuova data e probabilme­nte proprio per questo la presidente intendeva celebrare l’udienza fissata ieri. Di parere opposto gli avvocati del collegio difensivo, che non si sentono tutelati (il Consiglio dell’ordine sta facendo da giorni un braccio di ferro con la Procura generale e la Presidenza della Corte d’Appello).

I penalisti hanno fatto notare che non risulta attuata la profonda pulizia degli uffici giudiziari, dunque non ci sono le condizioni per la celebrazio­ne sicura dei processi. Del resto gli imputati, tra i quali figurano boss come Raffaele Amato, Raffaele, Antonio e Guido Abbinante, per queste vicende (tra cui l’omicidio di una donna, Angela Ronga, madre dei fratelli Ruocco, all’epoca egemoni a Mugnano) sono a piede libero, anche se per altri reati sono detenuti in regime di carcere duro.

La faida di Mugnano, violentiss­ima, agli inizi degli anni Novanta è stata la prima a insanguina­re l’hinterland a nord di Napoli. Una ventina i morti ammazzati, inclusa, appunto, Angela Ronga: quando i killer la sorpresero, era nella sua bottegucci­a di generi alimentari grazie alla quale sbarcava il lunario. I personaggi che presero parte a quel primo violentiss­imo scontro nell’area nord sarebbero poi diventati tristement­e famosi negli anni successivi: era il 2004, infatti, quando iniziò lo scontro tra la cosca capeggiata da Paolo Di Lauro, «Ciruzzo ‘o milionario», e i cosiddetti scissionis­ti legati alle famiglie Amato e Pagano. In quel caso gli omicidi furono molti di più, spesso caratteriz­zati da una ferocia brutale che sconvolse l’Italia.

Denuncia Chiesto al pm di valutare l’eventuale sussistenz­a di reati

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Presidente Antonio Tafuri, Ordine degli avvocati

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