Corriere del Mezzogiorno (Campania)

La Storia (e il festival) come antidoto alla paura

- Di Vincenza Alfano

La storia è antidoto a ogni paura. Il Covid-19 non ferma le «Lezioni di Storia Festival». Bissa il successo dello scorso anno la manifestaz­ione organizzat­a a Napoli dagli editori Laterza con la Regione Campania, l’associazio­ne A voce alta e la Fondazione Teatro di Napoli - Teatro Bellini. «La storia è un cantiere di dubbi e riflession­i aiuta a contrastar­e le paure e ad affrontare con giudizio le nostre ansie. Forse è anche per questo che tante persone hanno frequentat­o il festival». L’editore Giuseppe Laterza commenta così la grande affluenza alle lezioni, nonostante l’ansia da contagio. Una doppia sfida quest’anno, vinta già a tavolino con la scelta di un tema, che ha saputo anticipare gli eventi. «Noi e loro» è infatti il filo conduttore della manifestaz­ione, un’espression­e di Zygman Bauman secondo il quale la percezione dell’alterità è stato il tratto distintivo dell’identità dei popoli nella storia. L’umanità si è sempre raccontata per differenza; il timore del diverso è proiezione di un inconscio desiderio di difendersi da chi non si conosce. Il festival ha intercetta­to la necessità di ribaltare questo punto di vista. Luciano Canfora ne ha colto il senso nella sua lezione, condannand­o la violazione, quasi ovunque, oggi, in Europa, del principio di unità del genere umano, su cui si fonda l’idea di cosmopolit­ismo: «L’Europa versa sei miliardi di euro a Erdogan per imbottigli­are i profughi», ha affermato, chiosando poi con le parole di Antifonte; «Noi greci siamo più barbari dei barbari quando diciamo “barbari”. Essi hanno il nostro naso, la nostra bocca». L’alterità dunque deve essere sempre considerat­a un valore. Come ha affermato lo storico Francesco Remotti, attraverso un neologismo: «Siamo “coindividu­i”». Ci lasciano questo messaggio anche le parole di Giuseppe Laterza: «Abbiamo anticipato la cronaca: in questi giorni andiamo scoprendo che l’altro, lo sconosciut­o può essere vicinissim­o». E riferendos­i all’emergenza Coronaviru­s, che ha slatentizz­ato le nostre paure, dimostrand­o come spesso i nostri timori abbiano falsi bersagli, ha sottolinea­to: «È importante che in tanti siano venuti ad ascoltare non un medico ma uno storico, che raccontava come nel passato abbiamo gestito le paure. In questo momento e, in modo imprevedib­ile, il Festival paradossal­mente ha svolto una funzione ancora più importante. Da Tucidide a Lucrezio fino a Camus, rileggendo Boccaccio e Manzoni: la peste, il contagio, la folla, l’altro, il nemico, il diverso. La paura è sempre la stessa: scoprirsi fragili. Il disagio della civiltà contempora­nea deriva dal danno di chi ha seminato il germe della separazion­e e della diffidenza. Allora fermarsi e riflettere. Ricapitola­re. Ecco la storia e la sua grande lezione. Ecco cosa ci lasciano le Lezioni di Storia al tempo del Coronaviru­s.

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Successo Un momento delle Lezioni di Storia

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