Corriere del Mezzogiorno (Campania)
E il papà difende i carabinieri con un flash mob
Fuori dai cancelli della Pastrengo anche il genitore del 15enne ucciso Domani i funerali del ragazzo nella chiesa dei Quartieri Spagnoli
«Solidarietà e sostegno ai carabinieri». Vincenzo Russo, il papà di Ugo, il quindicenne ucciso da un carabiniere libero dal servizio durante un tentativo di rapina a Santa Lucia la scorsa settimana, stringe forte tra le mani un foglio di carta con un messaggio di vicinanza all’Arma.
C’è anche lui al flash mob organizzato all’esterno della caserma Pastrengo da un gruppo di cittadini. La sua presenza spiazza i manifestanti nonostante l’uomo avesse annunciato la sua presenza. E’ lì in piazza per condannare il raid avvenuto la notte successiva alla morte di Ugo, quando all’esterno del Comando provinciale dei Carabinieri di Napoli furono esplosi diversi colpi di pistola in segno di sfida verso l’Arma. «Io condanno il gesto, è assolutamente non lo giustifico — ha spiegato Vincenzo Russo — questa cosa qua però non deve penalizzare ulteriormente mio figlio. Se non ci fossero polizia, carabinieri, Guardia di finanza e non ci fosse lo Stato noi scenderemmo in piazza e ci uccideremmo l’uno con l’altro, saremmo tutti prede e predatori. Sono stato invitato a questo flash mob e sono venuto; la mia non è una provocazione».
La donazione
Russo sembra realmente dispiaciuto per i colpi di pistola esplosi all’esterno della Pastrengo, così come per quanto accaduto al pronto soccorso dei Pellegrini, devastato la mattina della morte di Ugo; l’uomo ha chiesto, a quanti volessero, di effettuare una donazione all’ospedale Pellegrini anziché comprare fiori per il funerale del figlio. «E’ stata una cosa che non si doveva fare, la condanno e non la giustifico — ha spiegato il padre del quindicenne — è stato un gesto determinato dalla rabbia di quel momento. Una cosa come quella che è capitata a mio figlio non potrei augurarla neanche al mio peggior nemico. E’ un dolore troppo forte quello che ho provato e che tutti noi abbiamo provato. Ora penso ai ragazzi che potrebbero sbagliare come mio figlio, non deve più succedere». La famiglia del giovane ci tiene a precisare che chiede solo giustizia «lui ha sbagliato e l’ha pagata cara, ma vogliamo la verità».
La t-shirt con Ugo
Al presidio erano presenti anche alcuni amici di Ugo che indossano una t-shirt con sopra impressa la fotografia del 15enne e la scritta «Ovunque andrai sarai sempre nel mio cuore». « Una mattinata di solidarietà a quelle donne e quegli uomini — ha detto il consigliere regionale Francesco Emilio Borrelli, presente al sitin — che ogni giorno lavorano per tutelare la nostra sicurezza. E’ un segnale molto forte, ed è quello che si può cambiare e che si deve prendere le distanze e condannare chiunque spari verso una caserma dei carabinieri simbolo dello Stato. Noi staremo sempre dalla parte dell’Arma dei carabinieri. Siamo contro chiunque — ha aggiunto Borrelli — cerchi di denigrare o peggio spara contro chi ci protegge ogni giorno. Così come per gli operatori sanitari del pronto soccorso devastato. Chi ci salva la vita va tutelato in ogni modo. Per questo chiediamo pene esemplari per tutti i protagonisti di queste azioni vandaliche e criminali».
Tutti uniti
Diverse decine i cittadini presenti all’esterno del Comando provinciale dell’Arma. «Abbiamo organizzato questo flash mob come gruppo di cittadini — ha detto Marco Limoncelli, promotore dell’iniziativa — perché hanno sparato su un “pezzo” di Stato e questa cosa ci ha addolorato». Intanto in merito alla morte del ragazzo, ieri i due consulenti nominati dalla Procura hanno compiuto l’autopsia sulla salma di Ugo Russo; nelle prossime settimane depositeranno ai pm la loro relazione.
Le esequie
I funerali di Ugo saranno celebrati molto probabilmente domani nel primo pomeriggio, nella chiesa nella chiesa di Santa Maria ad Ogni Bene dei Sette Dolori ai Quartieri Spagnoli. In occasione delle esequie i familiari del quindicenne hanno chiesto di devolvere i soldi per l’eventuale acquisto di fiori alla raccolta fondi da donare all’ospedale dei Pellegrini come gesto simbolico dopo la devastazione del pronto soccorso a seguito della morte del giovane. Prosegue incessante il lavoro degli uomini dell’Arma: numerose perquisizioni fatte su iniziativa allo scopo di acquisire elementi utili alle indagini, circostanza che ha fatto diffondere voci, poi smentite, su una svolta nell’inchiesta.
Il dolore di un uomo
«Sono stato invitato e sono venuto, la mia non è una provocazione Penso ai ragazzi come mio figlio, potrebbero sbagliare, che non accada»