Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Il palazzo nato dai «telefoni bianchi»
Occupa una parte consistente dell’isolato, tra via dei Griffi, calata San Giacomo degli Italiani e via Depretis.
Ha la facciata principale su via Depretis ed una pianta costruita sulla corrispondenza dei due ingressi (quello secondario su via dei Griffi) ambedue ortogonali alle facciate. Le due scale, dopo i vestiboli, poggiano sulle pareti del cortile, molto aperte mediante vetrate; la scala principale, cui si giunge da un grande vestibolo, sollevato dalla via con una gradinata esterna, nella forma avvolta, nei particolari delle lampade, nei legni neri delle porte e dei passamani, nei marmi dei rivestimenti, fa ricorso ad un vocabolario novecentista, degli anni ‘30 del secolo scorso, dei «telefoni bianchi».
Questo edificio fu realizzato, su progetto di Camillo Guerra, tra il 1944 e il 1946; sostituiva un altro edificio, progettato e realizzato dallo stesso autore, circa venti anni prima, tra il 1923 e il 1925, e gravemente danneggiato dalle bombe nel 1943.
La facciata è costruita sullo stesso impianto compositivo adottato dall’autore per la Casa del Mutilato (Piazza Matteotti): basamento in pietra serena e, al di sopra, nel rivestimento in pietra chiara, grandi e strette aperture molto ravvicinate, sottolineate da cornici scure, solo laterali per accentuare la verticalità: la parte conclusiva, sotto robusti cornicioni di coronamento, è concepita come un pieno, interrotta da bucature misurate in modo da non far prevalere il vuoto, senza cornici, come tagli in una lastra.
Questo sistema compositivo è del tutto analogo nei due edifici ma con correzioni che giungono ad esiti difformi. Nella Casa del Mutilato l’edificio risponde al tema urbano dell’angolo, a causa dell’importante ampia via Guantai Nuovi, dove colloca scale e ingresso e, in sostanza, il nucleo della composizione: ne risulta un forte legame urbano, la scala è, di fatto, tra architettura e città, anche se è dentro l’edificio.
Nonostante anche l’edificio di via Depretis si trovi in angolo con via Loggia dei Pisani, l’autore, a ragione, non ha giudicato questa via altrettanto importante, e ne è derivata la scelta di una facciata con composizione centrale: il grande portale è usato alla maniera settecentesca, sovrapposto ad una facciata dalla quale è indipendente e qui, ciò è molto evidenziato come intento progettuale, dalla sovrapposizione del frontone anche alle finestre del coronamento, tagliate diagonalmente, come se davvero fosse aggiunto ad una facciata già esistente.
Vi è una concessione di continuità con i vicini edifici ottocenteschi, nel cornicione in stile neorinascimentale.