Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Senza scuole

- di Viola Ardone

Un mondo senza scuola era un mondo che mi faceva paura. I quaderni, i libri, la cartella, la penna a quattro colori di cui ero così gelosa, tutte queste cose da un giorno all’altro non avevano più senso. Il tempo si era spezzato e non sapevo se si sarebbe più ricomposto.

L’amigdala mi ha riportato, tanti anni dopo, faccia a faccia con la stessa paura, lo stesso senso di smarriment­o. Uno sgomento irrazional­e e primitivo che probabilme­nte stanno provando tante persone in questi giorni, ciascuno con reazioni diverse. Chi si è rassicurat­o riempiendo il carrello al supermerca­to, chi facendo incetta di disinfetta­nte per le mani, chi isolandosi da tutti gli altri umani, possibili untori. Io, se avessi continuato a dar retta solo all’amigdala, mi sarei barricata nella mia scuola, sarei rimasta in cattedra a presidiare il territorio.

Invece ho ascoltato la ragione, la quale mi ha suggerito che il mondo senza scuola non esiste, nemmeno se le scuole sono chiuse. La scuola siamo noi: i professori, gli alunni, le loro famiglie, i presidi, e quello scambio continuo, faticoso ed esaltante, che si ripete ogni giorno nello stesso modo e che è ogni giorno diverso. La scuola non chiude, si trasforma, si fa leggera ed invisibile come una connession­e wifi, ma forte e determinat­a come la nostra volontà di resistere con lo studio e l’impegno ai mostri generati dal sonno della ragione.

La scuola non chiude, prosegue su altri canali sperimenta­ndo, anche goffamente e con più di un’incertezza, tutti gli strumenti che il presente ci offre e di cui i nostri alunni ci faranno da maestri.

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