Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Alcuni consigli di lettura al tempo dell’epidemia
Tra teatri chiusi, concerti annullati e cinema vuoti, come trascorrere la giornata e vincere l’ansia da Coronavirus? Senza voler apparire inguaribilmente ottimisti, l’imminente pandemia può offrire un’occasione per riappropriarsi del proprio tempo.
Riappropriarsi cioè di un’intimità emotiva che tutti siamo abituati ogni giorno a seppellire sotto giornate di lavoro forsennato, di consultazione compulsiva degli smartphone, di ricerca frenetica di merci da acquistare in rete e così via.
Quando eravamo piccoli, ci arrendevamo all’influenza stagionale abbandonandoci alla lettura di qualche classico, che in tempi «normali» poteva apparirci smisurato. E visto che ormai sui social network si fa a gara a rintracciare il saggio o il romanzo più angosciante sulle epidemie, il mio suggerimento è di dedicarci a tutt’altro tipo di letture. Niente Manzoni, Camus o Stephen King, ma libri da lettura intensiva, adatti a un restyling spirituale, anzi, a rimetterci con i piedi per terra. Riscoprendo autori italiani, naturalmente, con quel pizzico d’orgoglio che in questi casi non guasta. E, dato che siamo innanzitutto meridionali, non possiamo non partire da qualcosa che ci ricordi chi siamo, quante pestilenze abbiamo già superato, in che modo abbiamo saputo risorgere dai momenti drammatici: la fluviale Storia di Napoli di Vittorio Gleijeses, per esempio, che si legge come un romanzo ed è ad oggi la più dettagliata.
Dalla fondazione della città fino ai tempi odierni, passando per guerre, dominazioni, strategie politiche e movimenti artistici. Ce n’è per tutti i gusti nelle quasi mille pagine del volume. L’unico inconveniente è la difficile reperibilità: non farà, al proposito, male una passeggiata tra le librerie dell’usato di Port’Alba, Mergellina o del Vomero. La primavera e il caldo in arrivo, che forse contribuiranno anche a indebolire il Covid-19, in qualcuno potranno invece risvegliare il desiderio di mare e viaggi. E allora sarà proprio il caso di affrontare finalmente la lettura integrale del Moby Dick italiano, una straordinaria epopea pubblicata nel 1975 ma ambientata trent’anni prima, il cui linguaggio richiede tempo per venire assaporato e assimilato a fondo: si tratta di Horcynus Orca di Stefano D’Arrigo, che nelle sue millecento pagine racconta del ritorno a casa di un marinaio in uno stretto di Messina infestato dalle «fere», quando il fascismo sta per morire e la vita appare senza tempo.
Il romanzo di una vita, lo sciabordio dell’acqua che impregna le pagine, una narrazione a spina di pesce, con infinite deviazioni… Se invece abbiamo voglia di lasciarci trascinare e di non pensare troppo, il rimedio migliore resta Baldus di Teofilo Folengo: non fa niente che l’autore sia del Rinascimento. Si ride a crepapelle per oltre novecento pagine, leggendo delle vicende del popolano divenuto eroe e circondatosi della peggior specie di furfanti, alla permanente ricerca di cibo, vino e sesso. Un elogio all’esistenza terrena, un carosello pieno di oscenità divertentissime.
Se, al contrario, il nostro stato d’animo necessita di raccoglimento, toccherà allora prendere in mano la trilogia di Riccardo Bacchelli Il mulino del Po, lunghissima saga che ritrae un secolo di storia vista dalla parte dei contadini, che attraversa in milleduecento pagine le campagne napoleoniche, la restaurazione, il Risorgimento e arriva fino al primo conflitto mondiale. Una visione d’altri tempi, commovente, mite, decisamente italiana. Se, infine, ognuno vorrà farsi da sé la propria lista di letture, potrà utilizzare il migliore «manuale» oggi a disposizione. E l’autore è tutto nostrano: Giuseppe Montesano che, con i suoi Lettori selvaggi, in poco meno di duemila pagine compie l’assurda impresa di raccontare l’intera storia della letteratura universale. Contemporanei inclusi.