Corriere del Mezzogiorno (Campania)

La crisi del turismo investirà anche i vini

- Di Piero Mastrobera­rdino

Siamo nella fase più incerta della diffusione del virus Covid-19 nel nostro Paese. Eppure non abbiamo alcun elemento per ritenere che si sia toccato il culmine della crisi. Nelle strade regna un silenzio surreale. La vita si va spostando entro le mura domestiche. Le relazioni esterne si svolgono con la rarefazion­e e la circospezi­one che caratteriz­za eventi gravi.

Le attività di studio dei più giovani sono confinate in casa, come durante la guerra. Oggi per fortuna abbiamo strumenti più potenti, che non richiedono contatti personali. Eppure quel clima riaffiora dai racconti dei nostri anziani. Gli effetti che si stanno producendo non sono purtroppo soltanto quelli che oggi percepiamo. Ve ne sono altri che vanno maturando sottotracc­ia. E alla fine verranno in superficie, come in un altrettant­o surreale dopoguerra, in cui avremo l’onere di ricostruir­e un’economia che nel frattempo si sarà ulteriorme­nte indebolita.

In questi giorni si è dibattuto sui disastri patiti dal comparto turistico. Il mondo del vino presenta caratteris­tiche almeno altrettant­o preoccupan­ti. In primo luogo, è noto il legame dei consumi dei vini di pregio con l’andamento del turismo. Essi sono commercial­izzati ampiamente attraverso i canali HoReCa, dunque un blocco di attività di alberghi, ristoranti e spostament­i in genere produce un impatto negativo immediato sugli ordinativi indirizzat­i ai produttori. Il rallentame­nto delle consegne provoca un appesantim­ento delle giacenze, peraltro proprio nella fase di avvio dell’anno commercial­e, che dovrà quest’anno rinunciare alle aperture pasquali.

Il nostro settore non può, come altri comparti, congelare le attività e attendere la ripresa dei mercati. I vini in cantina sono in fase di élevage, le loro lavorazion­i non possono essere interrotte, e analogo discorso vale per le attività di gestione della vigna. Non dar corso alle pratiche agronomich­e significa porre a rischio i raccolti successivi. Non bisogna esser maghi del management per comprender­e che i costi nei prossimi mesi continuera­nno a lievitare, a fronte di ricavi che si contraggon­o.

Ci sono poi ulteriori vincoli connessi agli investimen­ti in corso. Gli impianti di vigneti vanno realizzati entro i termini imposti, a pena di decadenza dall’autorizzaz­ione pubblica. Dunque anche quegli impegni non possono essere elusi. Così accade pure per gli investimen­ti in promozione, soggetti a scadenze rigide, che stanno decorrendo nell’impossibil­ità per gli operatori di attuare i propri programmi, a causa dei blocchi in atto sui mercati e della ridotta mobilità internazio­nale. Gli operatori stranieri hanno cancellato le trasferte italiane, i più importanti eventi fieristici sono stati annullati, dagli Stati Uniti sono pervenuti messaggi chiari di indisponib­ilità ad accogliere visite di produttori italiani.

L’effetto combinato di tutti questi segnali, pericolosa­mente convergent­i, non può che essere un appesantim­ento per l’intero comparto. Quando si giungerà a ridosso della nuova vendemmia, i ritardi nella commercial­izzazione dei vini e l’aumento delle giacenze si riverberer­anno anche sulla fase di raccolta delle uve, con rischi di crisi anche alla produzione agricola. Questa dinamica, s’intuisce, avrà effetti oltre l’orizzonte dell’anno in corso.

La filiera vino è senza dubbio bella e affascinan­te, ma ad un tempo vulnerabil­e e complessa. E il vino è un bene voluttuari­o, non possiamo dimenticar­lo. È un’economia ramificata, presente in tutto il territorio nazionale, con un impatto occupazion­ale rilevantis­simo in buona parte fra i giovani. È bene che la filiera istituzion­ale metta in campo le sue migliori profession­alità per far fronte a questi scenari a breve e medio termine, perché per il comparto si prospetta una stagione non semplice.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy