Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Arcuri, da Invitalia (e Bagnoli) all’emergenza Coronavirus
Giuseppe Conte ha nominato Domenico Arcuri commissario per l’emergenza sanitaria. Il premieri ha voluto un uomo del Sud per gestire la fase più delicata del nuovo Millennio.
Calabrese di Melito di Porto Salvo in provincia di Reggio Calabria, Arcuri (foto) è molto conosciuto anche a Napoli per il suo ruolo di amministratore delegato di Invitalia, società statale che a Bagnoli è il «soggetto attuatore» della bonifica industriale dell’ara dell’ex Italsider, la più grande di questo genere che si sta facendo in Italia.
Classe 1963, tre figli, Arcuri è tra i più esperti manager di Stato. E non importa il vento politico che spira in quel momento, perché Arcuri c’è sempre: non a caso, ha resistito al vertice di Invitalia — l’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa, struttura di proprietà del ministero dell’Economia impegnata nel rilancio delle aree di crisi, soprattutto quelle del Mezzogiorno — dal 2007 ad oggi. Ma sopratutto, lavorando con otto governi diversi, di centrodestra e centrosinistra, passando da Romano Prodi a Silvio Berlusconi, eppoi Mario Monti, Enrico Letta, Matteo Renzi, Paolo Gentiloni fino a Conte, che non più tardi di quattro mesi fa gli aveva rinnovato la fiducia confermandolo al vertice di Invitalia. E oggi lo ha voluto fortemente nel ruolochiave di commissario straordinario di governo. Un ruolo assolutamente nevralgico, dal 20 febbraio scorso il più delicato di tutti per via dell’emergenza Coronavirus.
Spetterà quindi a lui, ad Arcuri, coordinare l’intero capitolo della gestione sanitaria durante l’emergenza, decidere sugli appalti per organizzare e ampliare gli ospedali, e coordinarsi con tutte le Regioni. Nessuno, quindi, vista la situazione, sarà più ascoltato dal premier che lui, Arcuri.
Il suo nome si è imposto su altri nomi tutti molto importanti per questo ruolo, come quello di Guido Bertolaso, ex espertissimo capo della Protezione civile, e di Gianni De Gennaro, ex capo della Polizia. Ma pare che Conte non abbia mai avuto dubbi nel puntare su cui quotidianamente convive con materie come la gestione degli uomini e degli appalti. Sempre a proposito del Mezzogiorno, sono diversi i dossier «meridionali» che stanno transitando. Alcuni decisamente nevralgici non solo per il Sud ma per tutto il Paese, come quello del salvataggio dell’Ilva di Taranto, atteso che proprio Invitalia è il braccio operativo dello Stato nella possibile compagine azionaria a sostegno degli indiani di Arcelor Mittal.
Ex allievo della scuola militare della Nunziatella, laurea in economia alla Luiss di Roma, Arcuri ha iniziato a lavorare all’Iri che dal 1933 al 2002 è stato il simbolo dell’interventismo statale nel nostro Paese. Nel 1992 è andato in Pars, joint venture Arthur Andersen e GEC, di cui è stato amministratore delegato e nel 2001 è stato partner responsabile italiano «Telco, Media e Technology» di Arthur Andersen.
Nel 2004 ha poi ricoperto lo stesso ruolo in Deloitte Consulting e in seguito è passato appunto in Invitalia. Il neocommissario, che non lascia il suo ruolo in Invitalia, società anzi coinvolta anche nell’approvvigionamento del materiale sanitario indispensabile per allestire i posti nelle terapie intensive, collabora anche con vari atenei tra i quali la la Federico II, la Bocconi e la Luiss.
In un articolo del Corriere del Mezzogiorno dello scorso 17 novembre, Paolo Grassi lo definiva l’higlander dei manager di Stato proprio per avere tenuto botta a tutti i presidenti del Consiglio che via via si sono avvicendati negli ultimi 13 anni. Ora servirà un commissario-higlander vista l’emergenza Corinaviris che da ieri l’Organizzazione mondiale della Sanità ha bollato come Pandemia.